R: [Cm-roma] RE: 1° Strada Ciclabile Urbana?

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Author: Marco Pierfranceschi
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Subject: R: [Cm-roma] RE: 1° Strada Ciclabile Urbana?
Alle 10:01, martedì 22 giugno 2004, brake ha scritto:
> Le piste ciclabili, ed i panegirici servono a poco
> perché tali sono, se non peggiori, corsie riservate ad un centimetro da
> chi ha licenza di uccidere solo perché paga più di un euro un litro di
> benzina, o marciapiedi abusivamente occupati da chi non con il piede
> marcia, insomma le piste ciclabili sono il luogo dove il ciclista medio
> s'inviperisce perchè lì è a casa sua e non sopporta lì dentro le
> diversità, si incazza se ci sono i cani, le vecchie a passeggio in
> schiera, i ciclisti più lenti per cui deve frenare, non parlo dello Giax
> specifico ma del comune, son d'accordo con Ozioso sono delle riserve, e
> continueranno ad esserlo perché sono una riproduzione in miniatura di un
> modello che è quello dell'autostrada, ovvero di un luogo specificamente
> riservato a qualcosa.


Uhm. Hai messo in crisi la mia malsana abitudine di "quotare" il testo del
messaggio ed inserire i commenti all'interno... hai delle idiosincrasie nei
confronti dei punti? :-)

Comunque le piste ciclabili sui marciapiedi sono uno spazio da condividere con
i pedoni: finché si mantiene una velocità adeguata non sorge nessun problema.
Chi vuole correre infischiandosene di chi gli sta intorno è meglio che se ne
vada sulla carreggiata con le automobili, il suo posto, anche culturalmente,
è là.
Molti anni fa la Fiab lanciò una campagna: "Vado Piano", il cui simbolo era
una tartaruga all'interno di un triangolo di pericolo. L'adesivo poteva
essere posto su biciclette o veicoli a motore, ed era un invito alla calma.
Io penso che se chi va in bicicletta vuole proporre una rivoluzione culturale
questa non potrà non tener conto della rimessa in discussione del modello
velocità=successo che ogni anno produce stragi sulle nostre strade.

> Il problema non è nell'avere attorno una fascia di protezione( perché
> questa poi al suo interno è un nuovo universo con le sue violenze) il
> problema è a monte il problema è di educazione alla condivisione, di
> educazione alla diversità.


Il problema è che l'automobilista potrà essere educato fin che vuoi, ma resta
alla guida di un veicolo potenzialmente letale, e a me di farmeli sfrecciare
a pochi centimetri di distanza non piace proprio.
Salvo casi eccezionali (e in tal caso sono io, in genere, che gli sfreccio
accanto sorpassandoli) preferisco metterci anche mezz'ora di più ed arrivare
tranquillo percorrendo strade secondarie, sentieri, sgarrupi, ecc...

Ciao

-- 
Marco Pierfranceschi
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