Re: [Hackmeeting] sul manifesto hackmeeting

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Author: xDxD.vs.xDxD
Date:  
To: HackMeeting
Subject: Re: [Hackmeeting] sul manifesto hackmeeting
grazie scarph per questo bel testo, anche perché in qualche modo risponde
anche a me.

> L’Hackmeeting non ha nulla di
> linguistico, non riguarda le forme di potere, di inquadramento, di
> irrigidimento, di cristallizzazione che il linguaggio porta con sé.


eppure guarda quante parole: scritte, parlate, immaginate, perse nel
processo di codifica tra pensiero e ciò che esce dalla bocca, sulla carta e
sulla tastiera.
e lo "stile" non è forse linguaggio?
e l'arte.

e

> la situazione


non è forse piena di linguaggio, di gesti, battute, modi di dire, lingue
segrete e iniziatiche, che impari man mano che "entri"?
e lo stesso partecipare, non è forse linguaggio?
se stai a sentire chomsky e moro e tutti quelli che studiano le parole, ti
diranno cose ancora più estese di quelle che ti posso riportare io in 4
righe, che sembra proprio che il linguaggio non si impari, ma si
"dimentichi", affinando

il linguaggio è forse la prima tecnologia

non merita forse il suo hacking?

d'altra parte i buddhisti dicono "se ne parli non è buddha", alludendo al
fatto che alcune cose non si possono esprimere in parole, ma, come dici tu,
facendo, partecipando e mettendosi in gioco. Come se "linguaggio" fosse
solo il parlare e lo scrivere.

in quello che ho detto al forte alludevo proprio al passaggio dalle
"parole" (che sono uno dei mezzi, come dici tu, più "militari" che abbiamo)
alla "sensualità", alla "presenza"

che, stiamo bene attenti, sono anch'esse il luogo dello scontro col capitale

faccio un esempio: quando nel 2012 ho trasformato il mio cancro al cervello
in una performance, "la cura" era una parola rivoluzionaria: la nostra
"basagliata" che scombina le carte sulla malattia, mettendo in dubbio "chi
sia il malato", dove sia e dove potrebbe stare, non sicuramente nella
"separazione" in cui lo relegano le istituzioni della salute

ebbene il capitale si è completamente appropriato di questa parola: ci sono
interi programmi europei, per le startup, app della cura, "la cura" è
dappertutto: la città della cura, l'azienda della cura, l'istituzione della
cura etc. Se scrivi X volte in un progetto "cura" hai Y% di probabilità in
più che passi. "la cura" completamente svuotata di senso: da parola
"magica", da "parola del conflitto", è diventata la parola vuota ad uso dei
progettifici che sfornano i progettucci serialmente, come compitini in
classe

questo per noi è stato uno shock (anche se potevamo aspettarcelo, che
questa è la "danza" tra avanguardie e capitale: la "gentrificazione delle
parole"), più che altro perché avveniva sul mio corpo, sulla relazione tra
me e Oriana, nel rapporto coi media e con le istituzioni.
Quando nel 2016 abbiamo scritto un libro sulla Cura è stato un tracollo per
noi: siamo finiti dallo psichiatra. L'unico modo in cui quel libro avrebbe,
ormai, potuto avere una qualche efficacia sarebbe stato il mio completo
autosfruttamento: io e Oriana ci saremmo dovuti trasformare in una sorta di
WWF, con tanto di banchetti e donazioni, e io mi sarei dovuto trasformare
nel Panda e, quindi, nel logo, completamente "oggettivato" e intento a
"celebrare la mia stessa estinzione".

Non è un caso che il libro seguente che abbiamo scritto si chiami "Incuria".

Questo conflitto tra parole (e stili etc, che sempre linguaggi sono), ha
qualcosa di magico. Le parole (e gli stili, l'abbigliamento, la moda, le
forme dei corpi, le posture, i gesti iniziatici, la breakdance alla fine
della riunione etc) sono a tutti gli effetti incantesimi, simboli magici,
che hanno effetti sulle psicologie e sui corpi delle persone.

Nella situazione (nel rituale, perché anche la situazione ha i suoi codici
e i suoi linguaggi, che naturalmente si evolvono nel tempo) questi effetti
sono particolarmente densi e presenti, e quindi hanno un grande impatto: ci
sono persone che sono cambiate all'Hackmeeting.

Ma anche la semplice quotidianità (che tu chiami "di merda") è piena di
incantesimi di questo genere, e di milioni di piccole ritualità. Che
funzionano proprio perché sono "piccole" (una parolina, un gesto, una
piccola cosa che diciamo o facciamo tutti i giorni senza quasi pensare, un
automatismo di parola, presenza o altro).

Perché, nel quotidiano, dovrei, per esempio, "hackerare" il mio cellulare
e non il mio linguaggio?
Alla fine non si tratta sempre di cambiare abitudini, stili, modi di fare?
da "habitus" deriva sia l'abbigliamento, sia l'abitudine, sia l'abitare,
sia l'abituare (sia addirittura il malato, che vuol deriva da "male
habitus" --> "che sta male", come se fosse abituato o se abitualmente
stesse male)
Anzi, a dirla tutta, per molte persone il "quotidiano" è una parte
importante della vita. E quindi riuscire a "creare il dubbio nell'habitus"
e quindi nelle parole, nei gesti, nei corpi etc, ha "successo".

"successo" che è un'altra parola magica. Ha "successo" qualcosa che è
"accaduto": è successo. Non se è andato al Grande Fratello VIP.
Il "successo" è molto legato all'"habitus": i loro incantesimi/hackeraggi
sono complementari.

mi pare molto semplicistico ridurre questa "magia" a un discorso sulla
supposta "autenticità" di una qualche cosa, e al non poterci "mettere le
mani/dita dentro": le "cose" che trasformano l'"habitus" in un "successo"
si conoscono. Anche tra di "noi" (e sarebbe bello anche capire e mettere in
dubbio questo "noi", una parola super-super-magica) ci sono persone che
studiano queste cose, ricercatori e professionisti.
Ha a che fare con la creazione di qualcosa di cui le persone si possano
appropriare.
E qui ritorniamo al discorso iniziale: si può progettare. Ma, invece che
fare "la guerra" (e "bombardare il target"), si fa praticamente l'opposto,
lavorando "sull'ascolto", sulla "presenza", sulla "sensualità", sulla
"seduzione" e anche sull'"incuria", che sta nel Terzo Paesaggio (o nel
Terzo Infoscape, quando di parla di dati e informazione), in cui le erbe
officinali non sono un prodotto incellofanato nel supermercato, ma crescono
spontaneamente, se lasci un po' di spazio, e puoi prenderle liberamente se
hai (o crei?) la "sensibilità" di riconoscerle e di raccoglierle. Questa
forma di "Nobiltà Punk Open Source", è una nobiltà della Fine del Mondo,
quella che stiamo vivendo adesso.

> Io trovo che tutto questo sia letteralmente indicibile, incomunicabile.
> Non ha letteralmente senso né significato. Non ha a che fare con
> qualcosa che deve avere per forza una sua applicazione, E’ una pratica
> collettiva alla quale non possiamo fare altro che invitare a partecipare.


detto questo, grazie scarph per questo bel messaggio e per quest'altra
occasione per la discussione

ciao!
s