Re: [Hackmeeting] Live dal Disruption Lab oggi alle 17 - 3D …

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Author: T_Bazz
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To: hackmeeting
Subject: Re: [Hackmeeting] Live dal Disruption Lab oggi alle 17 - 3D printing e laser cutting contro COVID-19
Cara Tibi (e tutt@),

grazie per queste considerazioni, che trovo molto vicine al mio modo di
pensare. Credo che le forze destrutturanti si debbano muovere su diversi
piani. E' un continuo dialogo fra "interno ed esterno". Non penso che
sia possibile essere completamente fuori, e forse neanche completamente
dentro, se si ha un pensiero critico. Quello che ho cercato di esprimere
con il tema della "disruption" e' infatti un feedback loop.
La disruption e' un'azione che tende a turbare il regolare stato o
svolgimento di qualcosa, e si basa su pratiche di disturbo,
perturbazione e sconvolgimento dello status quo che spesso lavorano su
un duplice piano contraddittorio.

Nel libro Networked Disruption parlavo di un feedback loop fra le
pratiche di rete e la loro cooptazione dopo l'emergere del business del
social networking. Proponevo una costellazione di progetti di social
networking (in senso ampio) orientati a mettere in discussione la
nozione di "conflitto" attraverso la perturbazione, come la mail art,
Neoismo, la Chiesa del SubGenius, Luther Blissett, Anonymous, Anna
Adamolo, Les Liens Invisibles, il collettivo Telekommunisten, The
Suicide Club (di San Francisco), La Società Cacofonica (The Cacophony
Society), e altri...molti di questi progetti hanno lavorato su una
comprensione dall'interno delle logiche sistemiche (che non significa
che ne facevano parte) per proporre una visione fluida della critica
politica - proprio come dici tu, lavorando sul collasso dei sistemi
attraverso l' "exploitation" dell'errore e delle loro regole interne.

La mia proposta era di analizzare varie pratiche attraverso la logica
della perturbazione invece che quella del conflitto, per superare lo
stallo dialettico che caratterizza il processo di critica vs. sussunzione.

A suo tempo il collettivo londinese di Furtherfield mi aveva fatto
un'intervista su questi temi:
https://www.furtherfield.org/we-need-to-talk-about-networked-disruption-and-business-an-interview-with-tatiana-bazzichelli/

Poi dopo tre anni, quando e' nato il Disruption Network Lab, molte di
queste considerazioni sono passate alla riflessione sulla pratica del
whistleblowing come destrutturazione dei sistemi dall'interno. Anche qui
posso suggerire un'intervista, se c'e' interesse ad approfondire.
https://www.furtherfield.org/disruption-network-lab-art-as-investigating-misconduct-wrongdoing/

Purtroppo sempre tutto in inglese ;)

Saluti,

T_Bazz

On 19.04.20 13:04, tibi@??? wrote:
> Ciao e grazie, sento finalmente qualcuno che da corpo alle mie idee :)
> Ho sempre pensato infatti che il modo più efficace di lottare contro il
> potere non fosse opporsi o fare la guerra. Perché quella sai già che la
> perdi, esattamente come gli indiani hanno perso contro gli inglesi
> perché non avevano i fucili. A me dunque non interessa distruggere il
> potere, ma destrutturarlo, il che credo coincida col concetto di
> disruption, ovvero farlo collassare a causa dei suoi stessi errori. Non
> è facile. E lo è ancora meno se tutti continuano ancora a pensare invece
> di combatterlo. E lo è perché quando lo proponi tutti ti guardano ancora
> come un troll, un"artista" (in senso negativo). Eppure esempi di
> destrutturazione efficace ce ne sono. E forse avrebbe senso metterli
> insieme e farli conoscere.
> Io però non penso a pratiche dall'interno, ma a pratiche dall'esterno,
> sottili e invisibili ma efficaci, che cambino la direzione dei processi.
> Per fare un esempio semplice, per evitare di essere attaccati in
> manifestazione, non ha senso andare con gli scudi, perché manganelli,
> idranti e pallottole prima o poi arrivano e ti bloccano. Basta invece
> essere dinamici (come in bici), o sfruttare tecniche di delocalizzazione
> e riaggregazione a sorpresa (cosa che nessuno ha mai la capacità di
> mettere in pratica), per vedere altri scenari.
> ciao
> tibi



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