Ciao Agnese,
Il 24 Febbraio 2024 10:44:52 CET, Agnese <agnese@???> ha scritto:
>
> Anche a me questo parallelo con le sostanze che danno dipendenza disturba perché
> non credo che stiamo parlando proprio della stessa cosa
potresti condividere le differenze che hai osservato finora?
Io finora ho notato queste differenze
- le dipendenze "digitali" non producono (ancora?) lo stigma sociale delle tossicodipendenze
- quando i danni individuali diventano visibili vengono spesso ricondotti ad altre cause
- i danni collettivi sono tabù
- il numero di spacciatori è nettamente inferiore e non si nascondono
- la catena di distribuzione è cortissima: dal produttore al consumatore in un click (km0)
Tutto questo rende queste dipendenze difficili da dibattere pubblicamente e da affrontare
individualmente.
Se la distribuzione dei danni è diversa, l'entità complessiva di questi danni è paragonabile.
> Sono d'accordo a ragionare di tecnologie appropriate, secondo me quello di cui parli
> tu sono i social network, che prima che digitali sono relazionali e fisici, e dove la tecnologia
> si intereseca per mantenerli vivi e magari farli crescere.
Questa promessa è però anche il cavallo di Troia con cui i sistemi più tossici (facebook,
whatsapp, tiktok etc...) si diffondono.
Dunque non possiamo usarla come discriminante analitico o anche solo narrativo.
> Sono d'accordissimo con te che bisogna partire dalle persone e dalle loro relazioni
> e costruire social network appropriati :D Per fortuna ci sono tante cose che vanno
> in questa direzione: il fediverso per dirne una.
Un'idea interessante cui sono stato recentemente esposto è quella del permacomputing
https://permacomputing.net/Principles/
Manca (forse) di una attitudine a "combattere"/"reagire" che temo essere
necessaria in questa epoca: non basta creare alternative, bisogna anche trovare modi
di contrastare gli agenti cibernetici più pericolosi e potenti della storia umana.
Ai principi del permacomputing si ispira ad esempio l'autore di Seppo
https://seppo.social/en/about/
> Abbiamo così tante possibilità che il limite è la nostra stessa immaginazione, quindi
> perché schiacciarla sul modello dei social media commerciali?
Beh, ci si concentra sui social media commerciali perché sono progettati per
causare dipendenza, manipolare opinioni e comportamenti etc...
E i sistemi che potremmo realizzare noi, difficilmente diventeranno mai tanto problematici.
Giacomo