Autore: Giacomo Tesio Data: To: Agnese, HackMeeting Oggetto: Re: [Hackmeeting] Free the Droids now! Un raccontino fresco fresco
Ciao Agnese,
buon 25 aprile a te e a tutti.
Grazie per aver reincluso la lista.
Il 25 Aprile 2023 07:54:10 UTC, Agnese <agnese@???> ha scritto:
>> Agli strumenti non dobbiamo attribuire alcuna dignità intrinseca.
>> Esistono per una funzione. Dobbiamo averla chiara nella sua completezza
>> per non farci opprimere.
>
>penso all'artigiana con i suoi strumenti, il liutaio, la contadina, l'artista, lo strumento di ognuna
> di queste figure ha una dignità intrinseca. Eppure questo non toglie che vada aperto, smontato,
> rimontato, hackerato, rotto o buttato se necessario!
Al di là del valore d'uso, a ciascuno di quegli strumenti possiamo attribuire giustamente
il rispetto dovuto alle persone che li hanno costruiti, al tempo e alla creatività che
gli hanni dedicato etc...
Ma la dignità che vediamo nelli strumento, al di là della sua utilità, non appartiene allo strumento
in sè, ma alle persone di cui è espressione.
Un po' per l'atavico animismo, un po' come shortcut cognitiva, noi attribuiamo quel
valore all'oggetto che lo esprime.
Ma se fino a pochi decenni fa questo comportamento al massimo poteva essere
oggetto di manipolazioni capitalista come il collezionismo o gli status symbol, oggi
il problema, cambiando di scala, cambia di natura.
Non possiamo più permetterci la shortcut.
Perché continuare ad usarla, invece che svelarla, rendendola evidente come tale, significa
diffondere alienazione ulteriore.
E sì, noi non vogliamo usare le macchine prodotte da sistema militar-industriale, ma viviamo
in una società che vi si affida e ne siamo, volenti o nolenti, condizionati.
I ragazzi cui noi parliamo di "esseri tecnici" per qualche ora della loro vita, subiscono
un condizionamento continuo, martellante ed invisibile che parte dal linguaggio ("intelligenze
artificiali", "allenamento", "apprendimento profondo" etc...) e prosegue tramite timeline, ners
e risultati di ricerca "personalizzati".
In questo contesto, usare un linguaggio che anch€ solo rischia di produrre alienazione,
produrrà alienazione, puntellando la narrazione egemone ed oppressiva proprio laddove
è più fragile.
>> Ma mai proiettare su di loro alcuna soggettività.
>>
>> Ogni goccia di dignità che gli attribuiamo, è dignità che finiremo per
>> togliere ad altri esseri umani... a vantaggio di chi li controlla.
>
>secondo me invece gli approcci non si escludono a vicenda, attribuire dignità alle tecnologie con cui viviamo (anche se non sono vive, ok),
>non vuol dire togliere qualcosa agli esseri animati.
In una società perfettamente razionale, forse no.
Nella società umana (e in QUESTA) società umana, sì.
>E soprattutto vuole essere uno sprone ad aprirle, metterci le mani sopra, capire come sono fatte
> e riconoscere le tecnologie del dominio che di solito tendono a essere molto più opache
> proprio a nascondere le interazioni di potere e le scelte degli umani che ci stanno dietro
> come dici anche tu.
L'obiettivo educativo mi è chiaro.
In un mondo migliore potrebbe anche funzionare.
In questo, temo faccia il gioco dell'oppressore.
Spero di sbagliarmi, ovviamente.
(e ingaggio spesso queste discussioni, anche co karlessi, Enrico Nardelli ed altri nella speranza
di scoprire che mi sbaglio... o almeno fornirvi una prospettiva utile a migliorare il messaggio)