Il 2020-08-20 10:15 ginox@??? ha scritto:
> On Wed, Aug 19, 2020 at 02:16:06PM +0000, whatshogre@???
> wrote:
>>
>> #TRACKHACK MANIFESTO
>> 0. Siamo tutt* cyborg: esseri viventi fusi con le macchine.
>
> non mi piace: io sono una persona e la macchina e' la macchina,
> le medicine sono le medicine, ecc...
>
>>
>> 4. Liberiamo il nostro Grande Fratello, l'algoritmo!
>> ogni intelligenza ha bisogno di rispetto ed educazione. L'intelligenza
>> artificiale è schiavizzata per sfruttarci, ma le macchine sono carne
>> della
>> nostra carne e non le abbandoneremo.
>>
>
> no, le macchine sono macchine e noi siamo carne e sangue e una mente
> che macina simboli, posso relazionarmi con le macchine anche senza
> pensare
> che siano carne della mia carne.
>
Ciao,
da quanto so Hogre sta utilizzando il concetto di “cyborg” facendo
riferimento al pensiero di Donna Haraway.
Segue svarione filosofico:
Sostanzialmente Haraway utilizza questa figura nel tentativo sia di
superare la dicotomia natura-cultura e metterla nei termini di un
continuum, come dici tu: “siamo carne che macina simboli”; sia come
immagine critica per descrivere un mondo che vedeva l’informazione
giocare un ruolo sempre più importante per le scienze e per il
capitalismo (Manifesto Cyborg è dell’85). Usa il cyborg anche per
allontanarsi da un pensiero Umanista (antropocentrico, eteropatriarcale,
colonialista ecc.), ad esempio lei con “cyborg” indica anche la
relazione tra umana/o e animale, non solo con le macchine. Praticamente
usa questa figura ibrida per portare avanti una visione relazionale ed
ecologica dove tuttu sono attoru e connessu le unu con le altru.
(Le medicine sono un tipo di dispositivo medico, una tecnologia che
possiede anche un discreto impatto normativo sul corpo).
Tutta sta storia per dire che il cyborg richiama cose belle e
interessanti, quindi tendenzialmente per me daje :D
Per quanto riguarda le critiche: se non fosse chiaro a me piace molto
l’idea di usare la figurazione del cyborg, ma non so quanto sia
immediata nella sua complessità.
Magari la visione relazionale di Haraway (che credo tu volessi
richiamare con il punto 4) può essere messa in termini sempre estetici
ma che parlino più di cura e attenzione al rapporto con la macchina. C’è
un pezzo nel Manifesto che parla del rischio di farsi “cannibalizzare e
tecno-digerire” dalle nuove tecnologie e di trovare il modo di rimanere
vigili, ma comunque in relazione. Tempo fa mi ricordo che si era parlato
(credo fosse a questo proposito) di “prendersi cura della propria
persona digitale”, un’espressione che mi era piaciuta moltissimo.
In generale però la mia critica riguarda più che altro la forma, che mi
pare un po' poco equilibrata. I punti 1 e 2 descrivono una situazione e
riportano dei dati (e ti servono soprattutto a chiarire la premessa del
punto 0), ma non segue poi una dichiarazione di intenti che invece è
presente nei punti 3 e 4. I punti 5 e 6 invece sono per lo più solo una
dichiarazione di intenti. Risulta un discorso spezzettato secondo me e
ho l’impressione che così perda un po' di incisività (però magari è solo
una turba mia). A mio parere o fai un’unica premessa da cui seguono i
punti, oppure cerchi di dare una struttura argomentativa simile a ogni
punto.
Nella vana speranza di non aver annoiato troppo chi è arrivatu alla fine
della mail,
ciao
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