vi trasmetto il contributo di Elena alla discussione avviata dalla mia
lettera
del 18 maggio.
Il Presidente
Ivan Gottlieb
lunedì 25 maggio 2020, 13:02 +0200 da labarbieri@??? <
labarbieri@???>:
Lunedi 25 Maggio 2020
Buongiorno a tutti
non è stato facile raccogliere l’ invito del Presidente della Cdp di
Settignano che domanda i fondamentali perché, nei limiti di ognuno,
rispondere alla domanda dove stiamo andando, come poter ripartire, cosa
vogliamo per noi, cosa per la nostra struttura non è roba facile per
diversi motivi; per me perché la richiesta ha provocato un corto circuito
tra il teorico ed il pratico, tra desiderio e realtà, insomma Sig. Ivan su
che piano mi dovrei mettere per rispondere?
Il buon senso mi obbliga al realismo e ad attenermi a quello che conosco
meglio, soprattutto dopo aver letto il comunicato ARCI inviato il 2 maggio
“Non c’è ripresa senza associazionismo” dove si sottolinea l’importanza
della SOCIALITÀ e CULTURA dove si dice che sono parte fondante della vita
delle persone, della loro salute e della loro dignità.
Ecco: l’associazionismo è un antidoto contro l’atomizzazione, l’isolamento
che ti fa preda indifesa dei media, contro la disuguaglianza perché in
questo periodo le differenze sociali sono esplose.
Quindi è indispensabile ripartire, appena sarà possibile, con
l’implementazione, per me più importante di tutte, che dovrebbe riguardare
il contributo e il coinvolgimento
dei RAGAZZI
delle FORZE SOCIALI
CULTURALI
in un patto di responsabilità reciproca per PROGETTI di
INCLUSIONE
CONTROINFORMAZIONE
e SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE.
Se l’isolamento ci ha permesso di riflettere e capire quali sono le
priorità non solo individuali ma pure collettive, sicuramente ci saranno
venuti in mente i vizi, le storture della cosiddetta “normalità” di prima
che l’emergenza ha evidenziato e che adesso vorremmo aggiustare perché,
come scrive Starnone su un recente numero di Internazionale, “il nostro
sguardo si è educato, è cresciuta la pietà, stiamo più attenti a dove
mettiamo i piedi” ma anche, aggiungo io, ci siamo resi conto dei nostri
“scoperti” , dei nostri limitati strumenti conoscitivi, cognizioni
specifiche, insomma della nostra “ignoranza” in senso lato.
Dunque ho pensato soprattutto ai grandi assenti, dei quali abbiamo sempre
lamentato la lontananza, il poco impegno: i giovani, anche se recentemente
col Middle, c’erano, per l’intrattenimento.
Loro, forse per la lunga frequentazione imposta dal mio lavoro, li conosco
e so che oggi sono le vittime, inconsapevoli purtroppo, del naufragio
delle grandi narrazioni post-ideologiche dell’ultima fase storica: Il
progetto di una Europa unita, i benefici della globalizzazione e di
internet come dispensatori di benessere, conoscenza e democrazia per tutti
in tutto il pianeta.
Questi, ormai lo sappiamo, sono sogni andati in pezzi che hanno lasciato il
posto ad una nuova “antropologia dell’insicurezza”, come scrive il Valerii
(Direttore del CENSIS) nel suo libro La notte di un’epoca, per cui ogni
sfida viene percepita come un pericolo, mai come opportunità e questo
riguarda tutti non solo i ragazzi.
E le sfide oggi sono davvero numerose soprattutto quelle ambientali e
conseguentemente sociali (migrazioni) e quella legata alla crisi
dell’insieme dei valori, dei simboli e miti che ieri davano forma alle
aspirazioni e ai percorsi collettivi e a cui la politica dava voce come
interessi sociali definiti.
Oggi, specialmente i ragazzi, soggetti digitali solitari dai desideri e
aspettative frammentati, sono orfani anche di un discorso pubblico più
alto, vasto e importante che serva a superare la crisi epocale in cui
siamo sprofondati.
Disgraziati, sono anche pochi, si stima forse 11 milioni, cifra che
continua ad abbassarsi, quindi anche come elettori valgono niente, noi
eravamo quasi 30, la maggioranza della popolazione all’epoca, adesso da
“adulti” 50, eravamo quindi il motore del conflitto sociale che coi vari
movimenti di contestazione ha cambiato la società stratificata in classi,
c’era lavoro e mobilità sociale.
Finito boom economico degli anni 60, finita piccola impresa dei 70, grandi
consumi degli 80, la globalizzazione dei 90, oggi resta solo la paura del
declassamento, di tornare indietro nella scala sociale perdendo i privilegi
e le conquiste acquisiti nel tempo. Prevale la risacca ed il rancore e loro
sono i figli di questo clima mutato.
Però tutto ciò contiene un paradosso: teniamo alla porta una generazione di
giovani che, rispetto alle precedenti, è la più istruita e ha più
competenze specifiche, più aperta alla globalità perché studia all’estero e
conosce le lingue. Tutti fattori altamente spendibi in termini
occupazionali e non solo, eppure...
Questa si chiama dissipazione del capitale umano che non si trasforma in
energia “lavorativa”, “disoccupazione” in senso ampio che impedisce ai
giovani di giocare un ruolo significativo nella società.
Ebbene concludo e arrivo finalmente alla risposta che il Presidente si
aspetta: mi piacerebbe, vorrei in buona sostanza che alla Cdp del “dopo”
venisse riservata particolare attenzione nel fornire una strada
percorribile per il “riscatto dei giovani” per incentivare la loro presenza
ed il loro contributo per recuperare il loro potenziale migliore .
Credo che abbiamo da offrire di più e di meglio che uno spazio dove bere e
far baldoria, abbiamo biblioteca, centri di documentazione, cinema, spazi
per fare teatro, per fare musica di tutti i generi e tipi, per fare
attività fisica ecc... E credo che anche loro possano fare di più e di
meglio che sbronzarsi e conseguente, quindi chiedo che siano SOPRATUTTO
questi gli spazi da potenziare/valorizzare/ampliare/curare/migliorare,
che siano resi disponibili e fruibili con proposte adeguate, da
presentare magari alle varie scuole ed istituti del territorio in modo che
risultino nei loro progetti educativi di formazione e di studio con
crediti spendibili a vari livelli.
Si può...fare, si deve fare!
Saluti
Elena Barbieri
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