Facebook vs. Rojava, spiegata bene (e cosa possiamo fare noi)
Prosegue a spron battente la caccia grossa dei moderatori di Facebook
alle pagine e agli utenti che sostengono la Resistenza della Siria del
Nord attaccata da Erdogan. In due giorni a sparire dal social network
sono stati sia i profili di diversi siti di controinformazione di
movimento sia quelli di molteplici collettivi e centri sociali. Tutto
ciò è odioso e ribadiamo la nostra solidarietà alle realtà colpite, ma
crediamo che in senso stretto sia fuorviante parlare di censura, termine
che indica il controllo di poteri statali o religiosi nel confronto di
quanto si può scrivere, rappresentare, mettere in scena. Facebook non è
stato né chiesa, è una colossale multinazionale che possiede i contenuti
pubblicati sulla sua piattaforma, come scritto nei termini d'uso che si
accettano a ogni iscrizione.
Quali meccanismi portano alla sospensione di un profilo? L'insieme degli
algoritmi che monitorano le attività sul social network svolge la gran
parte del lavoro segnalando i contenuti da controllare ai moderatori,
precari alle dipendenze di società terze a cui Facebook esternalizza.
Una recente inchiesta giornalistica ha documentato le terribili
condizioni in cui lavorano queste persone. I criteri che guidano la
moderazione sono discrezionali e opachi, quel che è certo è che il fine
ultimo è la difesa degli interessi economici della casa madre. L'affare
è la produzione, analisi e vendita di dati sugli utenti attraverso la
profilazione delle loro attività sulla sua piattaforma e quelle a essa
collegate (Instagram, WhatsApp). La Turchia ha 80 milioni di abitanti:
se su un piatto della bilancia c'è il rischio di perdere presa su un
mercato simile, e dall'altro la libertà di espressione, è facile predire
da che parte penda l'ago in casa Zuckerberg.
A tutto ciò esiste un’alternativa concreta: riappropriarsi dei mezzi di
comunicazione e partire per l'esplorazione del Fediverso. È una galassia
di social network basati su nodi decentrati e federati tra loro,
popolati da milioni di persone: comunità in cui è possibile dotarsi di
proprie regole. Ce ne è per tutti i gusti, mirate alle foto, alla
musica, alla scrittura. Quella più famosa è Mastodon, una piattaforma di
microblogging rilasciata come software libero. Con oltre 5.200 utenti e
decine di nuovi iscritti ogni giorno, il nodo gestito dal collettivo
Bida, mastodon.bida.im, è l’istanza di lingua italiana più numerosa: una
comunità vivace ma consapevole le cui regole sono state decise da chi
partecipa e che sperimenta quotidianamente una comunicazione autonoma.
Il metodo è il contenuto: la comunicazione delle lotte, la libera
espressione del dissenso, sono più forti se diffuse con mezzi
autogestiti e federati rispetto all’utilizzo dei “megafoni” di una
società multinazionale for-profit. Non abbiamo intenzione di chiuderci
in un recinto di iniziati e siamo consci di essere davanti a una sfida
enorme, che richiederà un grande sforzo collettivo di organizzazione,
condivisione di saperi e diffusione di pratiche per essere portata a
termine. Ma la strada è tracciata e non ci fermeremo.
W la Rivoluzione del Rojava, W la Resistenza!
https://bida.im/press.html#Comunicato_18_10_2019
Collettivo Bida
https://bida.im
https://mastodon.bida.im
--
jops
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