11/03 - ACCORDO FARC-GOVERNO PER LA BONIFICA DI CAMPI MINATI E RESTI
ESPLOSIVI
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Lo scorso 7 marzo è stato pubblicato l' “Accordo sulla bonifica e
la decontaminazione del territorio dalla presenza di mine antiuomo
(MA), artefatti esplosivi improvvisati (AEI) e munizioni inesplose
(MI) o resti esplosivi di guerra in generale (REG)”, attraverso il
comunicato congiunto n.52 fra i delegati dell'insorgenza
rivoluzionaria delle FARC e i negoziatori del governo colombiano.
“Nel contesto della riduzione dell'intensità del
conflitto”, si legge nel comunicato, “per avanzare nella
costruzione della fiducia e allo scopo di contribuire a generare
condizioni di sicurezza per gli abitanti che si trovano nelle zone a
rischio”, le FARC ed il Governo hanno accordato di richiedere alla
organizzazione Aiuto Popolare Norvegese di dirigere e coordinare lo
sviluppo di un progetto di bonifica e decontaminazione da MA, AEI, MI
e REG.
Tale progetto prevede una prima fase di individuazione dei siti,
privilegiando quelli in cui la popolazione sia maggiormente a
rischio, sulla base di informazioni delle controparti e delle
comunità locali.
APN predisporrà successivamente squadre multitasking con l'obiettivo
di liberare aree pericolose.
Questo accordo rappresenta un importante passo avanti nella direzione
della sicurezza della popolazione colombiana, vessata da decenni di
guerra; sempre che il governo, alle promesse e alle stipule degli
accordi, faccia seguire dei fatti concreti.
Ma, è il caso di dirlo, al pessimismo della ragione occorre si
accompagni un sano, gramsciano ottimismo della volontà.
08/03 - PRESENTATA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE STORICA DEL
CONFLITTO SOCIALE E ARMATO COLOMBIANO
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Recentemente è stato pubblicato il documento finale redatto dalla
Commissione Storica del Conflitto e delle sue Vittime (CHCV),
costituita per accordo tra FARC e governo nell'agosto del 2014 come
contributo “alla comprensione della complessità del contesto
storico del conflitto interno”.
Dalla corposa relazione di oltre 800 pagine, costituita da 12
contributi, emerge, fra le altre cose, la costante partecipazione al
conflitto degli Stati Uniti, che
lo hanno alimentato con denaro, equipaggiamenti, personale ed armi.
Secondo il professor Víctor Moncayo, ex rettore dell'Università
Nazionale Colombiana, Relatore della Commissione, nel documento viene
dettagliata “la partecipazione statunitense alle tattiche
controinsorgenti, ingrediente tutt'altro che circostanziale e
minore”. Altre cause preponderanti nelle analisi intorno alle cause
che hanno originato il conflitto sociale e armato risultano essere la
crescente concentrazione del possesso della terra, accompagnata dalla
violenta esclusione politica delle istanze di opposizione.
Il lavoro della Commissione rappresenta davvero un passo storico per
la chiarificazione delle cause e dello sviluppo del conflitto che
insanguina da decenni il paese. Secondo Alfredo Molano, integrante
della Commissione, il menzionato documento presenta una relazione
“plurale che manda in frantumi il racconto unilaterale”.
La storia ufficiale della Colombia, anche se è stata ripetuta
milioni di volte, propagandata dagli organi di (dis)informazione
dell'oligarchia e ritrasmessa dai media internazionali, è a tutti
gli effetti una gigantesca menzogna volta a favorire gli interessi
della classe dominante a scapito del popolo. Ma la verità, a
differenza di quello che dice il fanatico e opusdeista procuratore
Ordoñez, ormai in preda a deliri da Torquemada (“la Verità non
può essere negoziata, poiché è incarnata in Dio”), è
rivoluzionaria; e un primo, ma importante tassello per la
ricostruzione della verità storica è stato, finalmente, fatto.
05/03 - ASSASSINATI 55 DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI IN COLOMBIA NEL
2014
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Nel corso dell’anno passato le aggressioni contro i difensori dei
diritti umani in Colombia sono ulteriormente aumentate. Nel 2014 si
sono registrati infatti oltre 626 attacchi ad attivisti, fra cui si
possono contare ben 55 omicidi. Lo rivela il rapporto annuale
dell’ong “Somos Defensores”, realizzato con il contributo delle
ambasciate di Canada e Norvegia e dell’ong Diakonia Svezia. Il
rapporto evidenzia che la maggior parte delle vittime erano lider di
collettivi di difesa del
territorio o di organizzazioni di base in zone di sfruttamento
petrolifero o minerario,principalmente nei dipartimenti di Arauca,
Meta e Nord di Santander. Il maggior numero di omicidi si registra
nelle zone dove storicamente il conflitto fra l’insorgenza e
l’esercito dell’oligarchia è più forte, e di conseguenza le
lotte sociali e le forme di autogestione contadina sono più solide.
Emblematico è il caso del Cauca, dove sono stati assassinati 10
attivisti.
Evidentemente, nonostante tutti gli altisonanti quanto inconsistenti
proclami di Santos, lo stato colombiano non ha rinunciato alla
tradizionale maniera di gestire il conflitto sociale: l’assassinio
politico come mezzo per mettere a tacere e disarticolare le legittime
istanze del popolo.
Ai paramilitari, che paradossalmente secondo lo stato colombiano
hanno cessato di esistere da 10 anni, sono stati attribuiti con
certezza 4 omicidi.
Sono questi i presupposti della pace di Santos e dell’oligarchia
criminale che lo sostiene? Quanto dovremo ancora aspettare per vedere
garantito al popolo il sacrosanto diritto di organizzarsi senza
incorrere nella repressione dello Stato e delle sue emanazioni
paramilitari?
01/03 - PRESENTATO REPORT SULLA TREGUA UNILATERALE DECRETATA DALLE
FARC
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Il Fronte Ampio per la Pace ha presentato, lo scorso 27 febbraio, i
risultati della tregua unilaterale decretata dall'insorgenza
rivoluzionaria delle FARC a partire dallo scorso 20 dicembre.
Dal report si evince che, mentre la guerriglia ha effettivamente
rispettato il cessate il fuoco, le azioni paramilitari e quelle delle
forze repressive del regime sono incrementate in tutto il paese.
Secondo Ruby Castaño, vittima del conflitto,
“Continuano, sistematicamente, la repressione, i bombardamenti
indiscriminati, i mitragliamenti, nonché le detenzioni arbitrarie”
contro leader contadini e popolari.
Tale denuncia è corroborata dal Centro Indagini e Risorse per
l'Analisi del Conflitto (CERAC), che ha dato notizia di 6 atti
violenti compiuti dalla forza pubblica durante la tregua. Cifra
comunque ben al di sotto della reale quantità di operativi militari.
Lo Stato colombiano deve dimostrare reciprocità con i fatti, e non
solo a parole. Ha promesso di voler raggiungere la pace, e per
conseguire questo risultato è indispensabile che il cessate il fuoco
diventi, finalmente, bilaterale; è inoltre necessario che, al più
presto, si avviino dialoghi con la guerriglia dell'ELN, che si è
già pronunciata chiaramente in proposito.
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