[NuovoLab] *SPAM* Contro la crisi, occorre bloccare gli effe…

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Autore: Mgow
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To: forumgenova@inventati.org
Oggetto: [NuovoLab] *SPAM* Contro la crisi, occorre bloccare gli effetti della Bossi-Fini
Stop agli ingressi per due anni? Contro la crisi, occorre bloccare gli
effetti della Bossi-Fini
La Lega Nord propone lo stop dei "flussi". I migranti vogliono il blocco
della Bossi-Fini
di Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa
http://www.meltingpot.org/articolo13614.html

Il prezzo della crisi sulle spalle dei migranti
<http://www.meltingpot.org/articolo13610.html> scrivevamo pochi giorni
fa sulle pagine di Melting Pot Europa. E proprio poche ore dopo, nel
corso della discussione per l'approvazione del Ddl 733
<http://www.meltingpot.org/articolo13609.html>, la Lega Nord propone,
per affrontare la crisi economica che imperversa anche nel nostro paese,
il blocco dei flussi per due anni. Altri emendamenti prevedono l'obbligo
di segnalazione, da parte dei medici, di chi non è in regola con il
titolo di soggiorno, il pagamento delle cure mediche anche per gli
indigenti, se stranieri e l'esclusione dall'assegnazione degli alloggi
popolari per chi non ha la residenza da almeno dieci anni. Già i decreto
flussi per l'anno in corso, di prossima emanazione, prevede la presa in
considerazione delle sole domande presentate lo scorso anno.

Ammesso che di procedure di ingresso si possa parlare (il decreto flussi
è un momento di regolarizzazione mascherato e le lentezze burocratiche
dilazionano ormai di due anni i tempi che intercorrono tra la domanda
d'assunzione e la consegna del permesso di soggiorno), emerge con
lampante chiarezze come oggi, il nodo della crisi globale sia
assolutamente centrale anche nella discussione intorno ai temi
dell'immigrazione.

Il blocco degli ingressi autorizzati poggia i suoi presupposti sulla
fase di recessione e la conseguente chiusura di moltissime aziende che
il nostro paese si appresta ad affrontare e che per certi aspetti già ha
cominciato a produrre i suoi effetti.
Moltissime imprese dismetteranno, moltissimi lavoratori perderanno il
lavoro e non ci sarà quindi bisogno di assumerne altri, tantomeno
dall'estero. Ma se da un lato questa previsione economica pare
azzeccata, un vizio di fondo ne contorce le conclusioni.
Sarà mai pensabile che il blocco delle procedure autorizzate d'ingresso
per lavoro (oltre che le pesanti restrizioni introdotte nel diritto
d'asilo, nei ricongiungimenti ed in generale nei diritti spettanti ai
migranti) possa in qualche modo arginare i movimenti migratori che
sempre hanno forzato i confini ben oltre le loro formalità?
I processi della libera circolazione sono inarrestabili. Con questa
sfida dovrà fare i conti la crisi.

Ma proprio la parola flussi, rubata al linguaggio idraulico, è qui a
ricordarci come l'idea che ha sempre mosso la previsione
dell'autorizzazione all'ingresso, sia legata ad una temporaneità dei
fenomeni migratori. Si parla di flussi come a dire che i migranti
vengono, scorrono veloci e poi scivoleranno via, a seconda delle
condizioni del mercato del lavoro e delle esigenze della produzione.
Un pensiero debole che, anche quando l'ha accettata o apprezzata, ha
sempre immaginato l'immigrazione come risposta speculare alle esigenze
di braccia, di corpi da mettere al lavoro, accettati in quanto utili a
coprire le mancanze del welfare state, pensiamo al tempo produttivo
liberato dalle badanti alle famiglie con il lavoro di cura degli
anziani, o più semplicemente ai tanti lavori di cui via via si sono
fatti carico i migranti.

Oggi invece, proprio la crisi, permette di mettere in rilievo come,
lungi dall'essere mosse dai richiami del mercato del lavoro, o comunque
non specularmente compatibili con questi, le migrazioni sono fenomeni
che trasformano profondamente i territori che viviamo, almeno quanto la
globalizzazione ne ha plasmato i tempi e e gli spazi. Progetti di vita
speranze e radicamento nel territorio dei nuovi cittadini sono nodi con
i quali tutti dovranno confrontarsi.

E se la crisi economico globale certo, non mancherà di modificare anche
le rotte e le spinte dei dei movimenti migratori, a prescindere dal
blocco degli ingressi autorizzati, diventerà centrale un'altra grande
questione.
Come affrontare la crisi? I licenziamenti, la perdita della possibilità
di rinnovare il permesso di soggiorno ed i conseguenti provvedimenti di
espulsione?

Occorre bloccare immediatamente la legge Bossi-Fini, il legame tra
lavoro e diritto di soggiorno, da sempre precario, da sempre frutto di
ricatti e sfruttamento, ed oggi prepotentemente attuale dentro a questo
nuovo scenario.
Difficilmente saranno le sole esigenze del mercato a farsi valere (anche
se molte aziende saranno costrette in futuro ad assumere persone non
professionalmente qualificate visto che i lavoratori licenziati, già
ampiamente formati verranno sottoposti ad espulsione).
Dovranno essere gli stessi migranti, i nuovi cittadini, ad imporlo.
Si apre quindi la possibilità, per gli stessi soggetti su cui la crisi
rischia di scaricare tutta la sua violenza, di ribaltare questa
situazione, di fare della crisi un punto di forza, un momento nel quale
mettere in discussione ciò che da ormai molto tempo è parso essere
scontato. Questa legge ingiusta che regola le loro vite, la loro
posizione subordinata. La loro presa di parola potrebbe mettere tutti,
sindacati confederali ed industriali compresi, davanti alla necessità di
affrontare questo nodo, un pò come il mondo della formazione ha saputo
fare nell'opposizione alla riforma Gelmini ed alla legge 133.
Per farlo, lo sappiamo, sarà però necessario mettersi in movimento.

Vedi anche:
Pacchetto sicurezza - In discussione il ddl 733. Ecco cosa prevede
<http://www.meltingpot.org/articolo13609.html>
Pacchetto sicurezza - Il prezzo della crisi sulle spalle dei migranti
<http://www.meltingpot.org/articolo13610.html>