Genova 2001, cancellate giustizia e verità
La malapolitica che disillude i cittadini
Ma Bagnasco "dimentica" la pena di morte
Bolzaneto,
un pessimo
finale
Caro direttore, non è vero che la memoria fa sempre brutti scherzi, a volte anzi fa riaffiorare i ricordi con un tempismo eccezionale. Mi è capitato così che, all'improvviso, mi tornasse in mente un film del 1986 del regista argentino Héctor Olivera, intitolato "La notte delle matite spezzate". La pellicola ricostruisce la vicenda realmente accaduta nel 1976, nei primi mesi della dittatura in Argentina, di un gruppo di ragazze e di ragazzi rapiti, brutalizzati, torturati ed infine dichiarati "desaparecidos" da un regime che non ammetteva neanche voci minime di dissenso e di ribellione. Un film di denuncia, dove le immagini attraversano lo schermo per restare impresse nella mente dello spettatore: a futura testimonianza di quanto aberrante possa essere la prevaricazione dell'uomo sull'uomo, specie quando le violazioni dei diritti sono esercitate da chi detiene una qualsiasi forma di potere. Queste immagini di violenza e sopraffazione, accantonate nella mia mente con tutto il loro carico di rabbia e di impotenza che le accompagnano, sono saltate fuori alla notizia della sentenza del tribunale di Genova. Forse perché i fotogrammi della pellicola di Olivera e le sequenze dei fatti di Bolzaneto altro non sono che sequenze di uno stesso film. Peccato che il secondo sia stato proiettato nel nostro Paese con un finale che non poteva essere scritto in maniera peggiore.
Giovanni Renella Napoli
Siamo
in pieno regime
fascista?
Cara "Liberazione", a Genova non andò la fantasia al potere. Chi andò a Seattle prima e poi a Napoli e poi in quel gran porto in stato d'assedio di guerra, non voleva andare al potere, lo voleva contestare. Chi rappresentò e oggi rappresenta l'Autorità del G8, complici tutti i governi e di qualunque coloritura dell'arcobaleno, non ha mai mangiato pane amore e fantasia ma si è messo alla tavola della ragione di Stato, pianificando pasti di sicurezza e repressione, a suon di cancellazione di qualunque giustizia e verità. In quei giorni andarono in migliaia a Genova, masse di giovani come non se ne vedevano da anni e tanti senza età e volto, contro la globalizzazione, tanto che li chiamarono noglobal. Ognuno aveva un suo buon motivo per essere in quelle piazze, per ritrovare se stesso e l'altro. C'ero anch'io con una figlia di sedici anni, accompagnavo lei, che aveva uno sguardo già molto più ampio del mio, per istinto animale, lo stesso che mi portò là, a difendere lei e i suoi amici: ma erano, mi resi subito conto, migliaia... Ci venne consigliato di praticare il cammino della non violenza, noi che di violenze ce ne intendevamo avendo porto non una guancia ma tutto il corpo, senza nessuna arma a difesa. Si parlò di pace e di guerra, ci dicemmo che eravamo milioni e la guerra la potevamo fermare: fermarono noi. Ci siamo trascinati per anni, dapprima sempre di più, poi sempre di meno, per strade e piazze d'Italia e d'Europa , sapevamo che non era che l'inizio e la lotta doveva continuare... Oggi è cronaca giudiziaria, trascinamenti di carte e documenti seppelliti e poi emersi, testimonianze a faldoni, foto e registrazioni di quando i media eravamo noi. Siamo in pieno regime fascista, con i soliti noti e quelli che mai avremmo pensato essere noti nella collusione, in dittatura di mafia globale, prima fra tutte quella della comunicazione. Torna il senso di colpa, magari a quelli nati nella prima metà del secolo scorso, come a Levi, che scrisse "Sommersi e salvati", dove la storia degli oppressi era quella a cui nessuno avrebbe creduto, le cui testimonianze delle violenze subite sarebbero andate distrutte. Non abbiamo ancora mai ragionato davvero sulla "banalità del male", sulla sua affermazione nei secoli cambiando giacche spille e regimi, sul perché ci siamo "salvati": non sanno in troppi che fu un inizio, Genova, e per questo dobbiamo cominciare davvero a lottare, fosse pure una resistenza infinita.
Doriana Goracci via e-mail
Alla faccia
della certezza
della pena!
Cara redazione, giustizia parzialmente fatta: solo 15 persone sono state condannate per il macello di Bolzaneto e delle strade di Genova... Dovevano essere dei superman del male per riuscire in quindici a commettere i crimini terribili ampiamente testimoniati e accertati dal Tribunale! Nonostante ciò un sindacato di polizia ricorda «i facinorosi che saccheggiarono Genova» come causa di tutto, dimenticando che la polizia irruppe in una scuola dove dormivano centinaia di giovani. Dormivano! Furono massacrati, arrestati e trascinati nell'inferno di Bolzaneto,colpevoli o innocenti di eventuali "saccheggi"! E le signore 50enni, volontarie della Caritas? Pericolose terroriste? E ciò che avvenne nelle carceri dove i giovani erano del tutto inermi? Decine di giovani, poi, colpevoli o meno hanno già fatto lunghi periodi carcere per quei fatti, mentre nessun poliziotto, nonostante la condanna, ha fatto o farà un solo giorno di carcere(prescrizione): alla faccia della "certezza della pena" tanto sbandierata in altri casi e non valida per i criminali di Genova, per chi ha ucciso Federico Aldovrandi, Carlo Giuliani, Giorgiana Masi, Gabriele il tifoso laziale e le tante altre vittime delle "forze dell'ordine"!
Guido Lucente via e-mail