Genova 2001, sentenza
figlia del senso di impunità
del nostro paese
Graziella Mascia
La sentenza del tribunale di Genova sui pestaggi compiuti dalla polizia nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 del 2001, ha visto 45 imputati di cui solo quindici condannati e 30 assolti, mentre su 80 anni di carcere chiesti ne sono stati comminati 24.
Questa sentenza è sicuramente figlia del senso di impunità che regna nel paese, rappresentato al meglio dalla recente bocciatura della commissione d'inchiesta sui fatti di Genova in Parlamento. Tale epilogo, che nega di fatto la gravità dei fatti accaduti, indigna non solo per la decurtazione degli anni di condanna comminati e la prescrizione dei reati accertati, ma anche per altri aspetti inquietanti che emergono ad una più approfondita analisi:
- su 21 episodi di reato contestati c'è stata assoluzione perché non è stato possibile identificare l'autore;
- su 22 episodi di reato contestati c'è stata assoluzione perché è stato ritenuto che il reato non esistesse;
- su 23 episodi di reato contestati c'è stata assoluzione per prova non completa o insufficiente;
- solo per 13 episodi di reato c'è stata un'assoluzione piena.
Ne consegue che non c'è stata la possibilità di identificare i responsabili a causa del muro di omertà ed alla copertura reciproca tra funzionari di vertice sia di polizia penitenziaria che carabinieri, fatto che non dovrebbe regnare tra le forze dell'ordine.
Di fatto a Bolzaneto ci fu una sospensione dei diritti civili e costituzionali e a questo proposito non si può tacere del comportamento dell'allora Procuratore capo del Tribunale di Genova che proprio qualche giorno prima del G8 emanò un provvedimento per il differimento collettivo degli imputati che non consentiva agli arrestati di poter contattare i propri familiari e i propri avvocati, creando di fatto un contesto ambientale sfavorevole.