INTERVISTA
«Noi della Croce rossa pronti al censimento. In nome dello Stato»
Il presidente della Cri Massimo Barra: «Faremo ciò che il governo ci
chiede. La nostra azione? Nell'interesse dei nomadi»
Eleonora Martini
ROMA
«Omnia munda mundis». Massimo Barra ripete spesso il motto latino:
«Tutto è puro per i puri». Come a dire: chi vede il male ce l'ha
dentro. Lo brandisce soprattutto quando si insiste con una domanda
che, dice, «è pregiudiziale» e a cui proprio non vuole rispondere: la
Croce rossa italiana da lui presieduta, coinvolta nel censimento dei
rom a Roma (dal 10 luglio al 15 ottobre), si presterà anche a prendere
le impronte ai minori rom? «Faremo ciò che il governo ci chiede di
fare nel rispetto delle leggi vigenti», risponde seccato. E sembra
passato un secolo da quando, nel giugno 2006, attaccava la legge
Fini-Giovanardi sulle droghe.
Anche stavolta, come quando accettaste di entrare a gestire
direttamente alcuni Cpt, in molti si chiedono perché la Croce Rossa
presta la sua opera per schedare i rom nei campi nomadi.
Lo facciamo nell'interesse delle persone vulnerabili. La Cri è
ausiliaria dei pubblici poteri e non si può sottrarre. Ma se
riconosciamo che c'è un conflitto oggettivo tra i rom che abitano nei
campi e il resto della popolazione, la Cri può contribuire a creare
ponti contro ogni deriva xenofoba e di emarginazione. Saremo accolti a
braccia aperte dalle popolazioni rom, come è sempre avvenuto in Italia
e all'estero, perché sanno che agiamo nel loro interesse. Per persone
a cui la legge impone una permanenza in determinati ambienti, la Cri è
il male minore: meglio noi che l'apparato repressivo dello stato.
Ma voi accompagnate l'apparato repressivo dello stato.
Sarà minimalista, ma noi non facciamo leggi e non le giudichiamo, non
facciamo politica. Ci occupiamo solo delle vittime, cerchiamo di
ridurre il danno.
In questo caso vi sembra che il metodo sia accettabile?
Il censimento deve ancora cominciare, è una esperienza nuova e in
progress, quindi al momento chi parla lo fa solo per pregiudizi.
Bisogna avere fiducia nella competenza e nei principi fondamentali
della Cri. Noi non andiamo per discriminare, per alzare muri ma solo
per avvicinare, per creare ponti. La Cri non parla, non prende
posizione politica, agisce. Ci è stato chiesto di avvicinare i rom nel
loro interesse e noi lo faremo. Se poi il governo ci chiederà altre
cose, faremo altre cose. Per il momento non ci vedo niente di male.
Qual è esattamente il vostro compito? Avrete un finanziamento per questo lavoro?
Una cinquantina di nostri operatori lavoreranno per avvicinare le
persone, chiedere il loro nome, le generalità, la composizione
familiare, ecc. Così come abbiamo fatto decine di volte dopo un
terremoto, un'alluvione, un conflitto. Certo, ci sarà un
finanziamento, ma piccolo. Solo un rimborso spese.
Quindi, anche nel caso di dubbi sull'identità dichiarata da una
persona, voi non scatterete foto segnaletiche e non prenderete le
impronte ai minori?
Non conosco ancora i dettagli operativi, sono allo studio di un gruppo
di lavoro coordinato dal prefetto Mosca. Ritengo invece che potrà
essere l'inizio di una presenza fissa della Cri nei campi rom. Io
posso garantire che non faremo cose contrarie ai diritti dell'uomo. Ma
rispetteremo le leggi italiane.
Anche se le leggi dello stato sono contrarie alla convenzione
internazionale sui diritti del fanciullo?
Mi sembra di aver sempre dimostrato, da 40 anni, che se c'è un garante
dei diritti dell'uomo in Italia, quello sono io. Se voi volete
strumentalizzare la Cri con questa vicenda, io non ci sto.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Luglio-2008/art18.html
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"Non vedo nessun Dio quassù"
(Yuri Gagarin)
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"Be sure your sin will find you out"
(Numbers 32:23)
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