http://www.paginedidifesa.it/2007/pdd_070144.html
In Libano ricompare lo spettro della guerra civile
Lo sciopero generale del 23 gennaio, indetto da Hezbollah contro il governo del
primo ministro Fuad Sinora, ha riportato il Libano ai tempi della guerra
civile. Le manifestazioni di protesta che hanno interessato gran parte del
Paese, si sono trasformate in sanguinose rivolte e, da quanto riportata
dallagenzia Reuters, al termine della giornata si sono contati tre morti e più
di cento feriti.
Sin dalla mattinata, migliaia di manifestanti musulmani sciiti, hanno bloccato
le strade delle principali città, bruciando pneumatici e lanciando pietre
contro i militanti delle Forze libanesi, movimento politico che sostiene il
governo in carica. A fianco degli Hezbollah si sono schierati i cristiani della
Corrente patriottica libera e i filo-siriani del Partito nazionalista sociale.
In molti casi lintervento dellesercito è risultato inutile e gli scontri si
sono spesso trasformati in vere e proprie battaglie.
Un militante delle Forze libanesi è stato ucciso nella città di Batrun, a nord
di Beirut, mentre due persone sono morte nella città portuale di Tripoli,
prevalentemente abitata da sunniti. Sinora, che a causa degli incidenti ha
ritardato la sua partenza per Parigi dove è atteso per partecipare alla
conferenza internazionale dei Paesi donatori, ha dichiarato che lo sciopero ha
"superato ogni limite" e che la situazione ricorda "i tempi della guerra civile
in Libano" (1975-1990).
Mentre il premier filo-occidentale ha chiesto al presidente della Repubblica, il
filo-siriano Emile Lahoud, un immediato decreto per convocare una sessione
straordinaria del Parlamento, gli Hezbollah e le altre forze di opposizione,
come i cristiano-maroniti fedeli al generale Michel Aoun, hanno annunciato la
momentanea sospensione dello sciopero. (ERV)