[NuovoLab] Bamako e Caracas: due social forum, due politiche

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Autore: brunoa01
Data:  
To: fori-sociali, forumgenova
CC: forumsociale-ponge
Oggetto: [NuovoLab] Bamako e Caracas: due social forum, due politiche
da www.carta.org

Bamako e Caracas
Pierluigi Sullo

I lettori più affezionati del sito e del settimanale avranno notato quanta energia abbiamo messo per raccontare il Forum sociale mondiale di Bamako, e che invece, su quello di Caracas, ci siamo impegnati molto di meno. In un certo senso, abbiamo spontaneamente seguito la strada verso cui ci porta il cuore, la stessa che hanno percorso i molti italiani che erano nel Mali e i molti di meno che sono andati in Venezuela. E da un certo punto di vista abbiamo sbagliato, perché le decine di migliaia che hanno animato il Forum latino-americano hanno, a sentire i racconti che fanno i nostri amici, fatto quel che in ogni Fsm dal 2001 in poi si fa: dibattuto temi, fatto incontri, stabilito alleanze, deciso azioni comuni. Di questo, appunto, cerchiamo di rendere conto attraverso la testimonianza e l'impegno dei compagni che ci sono stati.
Ma, guardando la cosa da un altro punto di vista, il riflesso di partire per l'Africa è stato immediato: era una prima volta, non conoscevamo quasi nulla del continente [se non, di nuovo, grazie ai molti nostri amici], speravamo che accadesse quel che poi è accaduto. E cioè che, nel continente che siamo abituati a immaginare povero e prostrato, preda di flagelli incontrollabili e incapace di prendere la parola, una società civile si facesse avanti, discutesse da pari a pari con gli europei - francesi, italiani e spagnoli soprattutto - e che insomma dall'incontro nascesse qualcosa di inedito. E questo, ci è parso, è in effetti accaduto. Sulle migrazioni, sul traffico di esseri umani [e di bambini], sull'acqua, sul ruolo delle donne, sulla diffusione dei Forum nel resto dell'Africa [si prepara il Forum del Maghreb e quello mondiale del 2007 a Nairobi], sull'agricoltura da difendere dall'Organizzazione mondiale del commercio, sulla cultura africana, su tutte queste cose e altre si sono fatti passi avanti, ci si è conosciuti, si sono scritti documenti e appelli, si sono strette alleanze, si è aperta la strada ad azioni comuni.
La verità che noi ci innervosiamo, quando sentiamo gente di sinistra dall'antica esperienza, come Samir Amin o Ignacio Ramonet, dire con sufficienza che i Forum sociali sono inconcludenti, che non "fanno politica". Ci pare, per dirla bruscamente, la traduzione nel movimento della frase di Marx sul "morto che mangia il vivo". In cinque anni, dal 2001, il movimento globale contro il liberismo ha, nelle sue innumerevoli forme [tra cui i Forum sociali], cambiato il clima culturale mondiale, ostacolato efficacemente la guerra di Bush, ottenuto grandi vittorie su questioni capitali [come l'acqua]… Insomma, nel suo modo reticolare di procedere, dal basso e in modo diffuso, è stato molto più efficace di qualunque governo o formazione politica vecchio stile: benché la sua efficacia non si misuri solo nella competizione con i poteri del liberismo, ma in sé, nella capacità di diffondere temi e risvegliare società civile. Quel che ad esempio le famose "sinistre radicali" non hanno ancora capito appieno, e cioè che la critica dello "sviluppo" è la polpa della democrazia partecipativa, e che queste due cose insieme non sono sangue fresco per la vecchia politica ma una democrazia del tutto nuova, viene interpretato praticamente in Italia da movimenti e comunità locali sempre più numerosi, dalla Val di Susa allo Stretto di Messina. E questo è anche un effetto del cambiamento di clima culturale provocato da Porto Alegre e da Genova.
E invece la vecchia sinistra non molla la presa sul vivo. A Bamako, Samir Amin e altri avevano avuto la bella pensata di scrivere un "Manifesto di Bamako" prima del Forum sociale, e a prescindere, perché, si sa, le "avanguardie" dirigono, non hanno bisogno di imparare nulla. Ignacio Ramonet ha scritto su Le Monde diplomatique che i Forum mondiali hanno perso la loro spinta, prima di sedere a fianco di un Hugo Chavez che, di fronte a una platea plaudente, ha detto di temere una "folclorizzazione" dei Forum.
Bene, il problema è: i nuovi governi latinoamericani sono causa o effetto dei movimenti sociali? Per meglio dire: sono il traguardo cui i movimenti sociali devono tendere? A guardare all'esperienza di Lula in Brasile non si direbbe. Ma le "avanguardie" non si soffermano su quel che accade: sono certi che Chavez e Evo Morales rappresentino, come Napoleone agli occhi di Hegel, lo "spirito della storia", ossia che alla globalizzazione liberista si metta un argine conquistando i governi nazionali. Va bene, è un punto di vista tra altri. Un po' datato, ma non importa. Il punto è che i sottoscrittori, un anno fa, del "Manifesto di Porto Alegre", presentato con clamore ai margini del Forum e scomparso subito in un buco nell'acqua, sono persone che hanno accesso ai media, sono autorevoli, anche perché tra loro vi sono alcuni tra i fondatori del Fsm [non tutti, per la verità, anzi], e dunque possono fornire, supportati da un governo come quello di Chavez, un'immagine del tutto falsa di quel che sta avvenendo nella società civile mondiale.
Ecco, questo è lo stato, secondo noi, dell'avventura dei Forum sociali mondiali, che Bamako e Caracas fisicamente hanno rappresentato. Ed è un problema molto complicato anche per noi, qui in Italia, dove si voterà tra un paio di mesi sperando di sconfiggere Berlusconi e di sostituirlo con un governo pericolosamente "amico", di cui farà parte anche un partito, Rifondazione, che da qualche anno dice di sé: "Siamo parte del movimento". Quale relazione si creerà tra una società civile diffusamente influenzata dal discorso "altermondialista" e un nuovo governo che pretenderà, forse, di "rappresentare" tutto quel che si muove nella società?


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