Il giorno 10/gen/06, alle ore 11:56, Luigi Pirelli ha scritto:
> L'atto collettivo di volantinare e' stato sopraffatto dall'atto  
> dell'andare in bici... dal contenuto politico ci si e' concetrati  
> sul mezzo, come se il mezzo stesso fosse esauriente del fine, ma  
> come abbiamo visto cosi' non era...
Il che è un po' come dire che quando gli indichi la Luna, lo stolto  
guarda il dito...
Epperò era "in nuce", data la forte componente ludico/goliardica, la  
possibilità di questo slittamento.
Io mi considero, al confronto della maggior parte degli altri  
componenti della Massa, un vecchio riluttante e triste, poco incline  
al gioco e molto più alla riflessione/commiserazione/azione concreta.  
Per questo non mi sento di spender giudizi quanto di prendere atto  
che necessariamente, dopo la conquista di un "territorio" (che qui va  
inteso come uno spazio concreto/ideale, siano esse le Ciclofficine  
piuttosto che un'idea di bicicletta diffusa), il consolidamento della  
posizione necessariamente frena la corsa iniziale. Tutto sta a  
sfruttare il rallentamento per prendere meglio lo slancio, e  
soprattutto non credere che il molto che si è fatto sia "il più", e  
non smettere di sognare nuovi traguardi oltre l'orizzonte per  
concentrarsi sul "qui e ora". Molto si è fatto ed inventato, molto di  
più resta ancora da creare.
Che fine hanno fatto i nostri migliori inventori?
Perché tanti non scrivono più su questa lista?
Perché tengono i loro sogni per sé e non li donano più agli altri?
Ciao
--
Marco Pierfranceschi
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"Il (nostro) scopo è reinventare la vita
in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
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