[Cerchio] [M] : la Guerra ad al - Jazeera . Raccomandatissim…

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Autor: Maurizio / DJ M
Data:  
Asunto: [Cerchio] [M] : la Guerra ad al - Jazeera . Raccomandatissimo!
GirasoleStraordinario articolo per non dimenticare una delle tragedie
regalataci dagli Stati Uniti con la loro illegale occupazione Irachena, e
quindi un tocco pesante di umanità per completare il lavoro di questa
settimana.



Dedica un pò del tuo tempo a questo contributo perchè dissentire ha bisogno
di continua e motivata carne al fuoco!



M



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La Guerra ad al-Jazeera



Gli Stati Uniti sono intenzionati a sopprimere l'indipendente media Arabo



Di Dima Tareq Tahboub

Sabato 4 Ottobre, 2003

The Guardian



Tradotto da M - canadianm@??? - www.melektro.com



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Quando mio marito ha deciso di andare a Bagdad, sapeva che avrei protestato.
Mi disse che stavo esagerando i rischi; che non c'era niente di cui avere
paura perché lui era un reporter, un testimone obiettivo, che non stava nè
da questa nè da quell'altra parte, e perché era protetto dal protocollo
mondiale. Ci ha detto addio, chiedendoci scusa per essere stato così
occupato. Ha promesso di farsi perdonare da me e nostra figlia, Fatimah,
quando sarebbe ritornato.



Tareq è partito per l'ufficio di Al-Jazeera a Baghdad il 5 di Aprile. Mi
chiamò una volta arrivato - il viaggio era stato infernale, mi disse. Mi
sembrò esaurito, perché stava dormendo soltanto tre ore al giorno, fra gli
spostamenti. A casa in Giordania, la nostra vita non era affatto meglio;
riuscivamo a malapena a dormire e sedevamo mesmerizzate davanti alla
televisione aspettando di vedere apparire Tareq per un live report, in modo
da sapere che stava bene.

La mattina presto dell'8 Aprile, ero ancora sveglia alle 6 ed avevo visto il
suo ultimo report, nel quale descriveva la situazione a Baghdad per essere
molto calma e silenziosa. Mi sentii alleviata e mi addormentai, solo per
svegliarmi un'ora più tardi al suono di mia madre che piangeva e urlava.



Inizialmente, non sapevo che cosa era successo. Presi una sedia e mi sedetti
tremando davanti al televisore. La casa si era improvvisamente riempita di
gente. Non potevo vedere o sentire niente. Stavo solo aspettando che il film
finisse. Stavo aspettando di vedere apparire l'eroe e porre fine a tutta la
malvagità. Stavo aspettando di vedere la storia della mia vita concludersi
con un "e vissero per sempre felici e contenti". Non potevo piangere, stavo
semplicemente ad ascoltare le notizie, vedendo diverse volte per tutto il
giorno come gli Americani avevano bombardato l'ufficio di Al-Jazeera e
avevano ucciso mio marito.



Insegno traduzione in Inglese. Una volta, mentre stavo parlando sulla
traduzione della terminologia politica, riferendomi alla Carta delle Nazioni
Unite e alla dichiarazione dei diritti umani, uno degli allievi mi disse:
"come possono gli Stati Uniti dire che questa guerra ha una causa nobile e
un ordine del giorno umanitario? Tutte le definizioni del dizionario della
guerra coinvolgono il massacro e una opprimente distruzione". Un altro
allievo si unì dicendo: "Non ci venga a raccontare delle Carte e delle
cosiddette missioni nobili, cosa vediamo è quello a cui crediamo". L'intera
classe li applaudì; Non avevo niente da dire.



Avevo l'abitudine di dire ai miei allievi che il sogno americano è meglio
descritto come vita, libertà e perseguimento della felicità. Ora sono
convinta che i miei allievi avevano ragione ed io torto. Ho imparato una
dura lezione quando gli Americani hanno rovinato la mia vita, hanno
confiscato la mia libertà ed hanno posto fine alla mia felicità.



Gli Stati Uniti hanno bombardato Al-Jazeera perché erano infuriati dai
report che non confermavano la loro fotografia da un solo lato della guerra.
Durante gli scorsi cinque anni, Al-Jazeera ed altre stazioni Arabe hanno
guadagnato credibilità e fama non soltanto nei paesi Arabi ma anche
nell'Ovest, competendo con reti internazionali quali la BBC e la CNN.
Al-Jazeera in particolare è diventata molto popolare durante la guerra
Americana in Afghanistan. La stazione ha mandato in onda registrazioni
vocali dei leader di Al-Qaida e dei Talebani così come i discorsi del
presidente Bush e dei leader alleati. Questa decisione di trasmettere
entrambi i lati era in armonia con il suo motto - "l'opinione e la
contro-opinione" - ma gli Americani non potevano permettere che tale libertà
d'espressione prevalesse.



Gli Stati Uniti hanno trasmesso il loro primo avvertimento ad Al-Jazeera nel
mese di Novembre del 2001, bombardando il suo ufficio di Kabul, distruggendo
la sua apparecchiatura e obbligando alla fuga i suoi giornalisti. Un
cameraman di Al-Jazeera è stato mandato alla Baia di Guantanamo come
prigioniero di guerra. A Baghdad durante la guerra, la copertura
giornalistica di Al-Jazeera ha ancora una volta messo a fuoco principalmente
la sofferenza e le perdite quotidiane della gente comune; e gli Americani
hanno ancora una volta voluto che i loro crimini e atrocità passassero
inosservati. Le due bombe che hanno sganciato sull'ufficio di Bagdad di
Al-Jazeera's erano quelle che hanno ucciso mio marito. Subito dopo gli
Americani hanno aperto fuoco sulla televisione Abu Dhabi, la cui identità
era scritta a grandi lettere blu sul tetto. L'obiettivo seguente è stato
l'hotel Palestine, la sede dei rappresentanti dei media di tutto il mondo -
un carro armato Americano ha sparato un proiettile e due altri giornalisti
sono stati uccisi. A quel punto gli Stati Uniti hanno provato a celare la
prova dei propri crimini al mondo e ad uccidere i testimoni.



Gli Stati Uniti non si sono assunti la responsabilità degli attacchi,
sostenendo che tutti e tre sono stati errori ed insistendo che non sapevano
dove risiedessero i giornalisti, a parte quelli "embedded" con le sue
truppe. Successivamente, il direttore di Al-Jazeera's ha confermato che era
stata fornita al Pentagono la posizione precisa dell'ufficio di Baghdad
della stazione televisiva, tre mesi prima della guerra. Mio marito e gli
altri sono stati uccisi in piena luce del giorno, alle posizioni conosciute
dal Pentagono per essere i luoghi dei media. Gli Stati Uniti non sono
rimasti soddisfatti con il messaggio che hanno trasmesso ad Al-Jazeera e
firmato con il sangue di mio marito; hanno quindi accusato Al-Jazeera ed
altre stazioni Arabe di polarizzare un pregiudizio anti-Americano nella loro
copertura giornalistica della guerra. Ma quanto pregiudiziale può essere
un'immagine di gente morta? L'immagine di una casa distrutta non ha bisogno
di un reporter per raccontare la sua storia, e le lacrime dei bambini e dei
rifugiati non hanno bisogno di interprete.



Ditemi, vi prego, che cosa dovrei fare io quando mia figlia, di appena 20
mesi, comincia a chiamare il nome del padre morto e a cercarlo per tutta la
casa? Che cosa dovrei fare quando l'orologio segna le cinque e continuo ad
aspettare Tareq aprire la porta con la sua faccia sorridente ma invece non
entra mai? Quando l'unica maniera per riposare un poco è di piangere fino a
dormire? Quando vedo la madre di Tareq vomitare quattro volte in meno di
mezz'ora? Quando mia figlia mi porta i suoi giocattoli per giocare con me,
come usava fare con suo padre e non posso neppure tenerla in braccio? Quando
le mie lacrime cadono sulla faccia di mia figlia quando gli do il latte,
ricordandomi di come suo padre usava farlo? Quando mi sento rovinata e
disperata, senza speranza nella vita?

Come dovrei crescere mia figlia? Permettetemi di rispondere all'ultima
domanda. La crescerò per non perdonare o dimenticare mai. Per non
dimenticare mai suo padre e per non perdonare mai quelli che lo hanno
ucciso.



Sei mesi sono trascorsi dall'uccisione di Tareq e quelli responsabili della
sua morte sono ancora in pieno controllo, ad esigere la supervisione etica
del mondo e a pavoneggiarsi dei propri successi militari. Gli attacchi ad
Al-Jazeera continuano - il Consiglio Governante Iracheno nominato dagli USA
ha appena avvertito la stazione che se continuano a "comportarsi in maniera
sbagliata", la loro licenza in Iraq verrà revocata. Nel frattempo, un
corrispondente di Al-Jazeera, Tayssir Alouni - l'unico giornalista
televisivo che ha avuto un collegamento live nella Kabul Talebana, e un
sopravvissuto sia ai bombardamenti di Baghdad che di Kabul - è stato
accusato di aiutare Al-Qaida e i Talebani. Quando è andato in Spagna per il
suo dottorato, è stato arrestato dalle autorità spagnole, e si ritiene
ampiamente su pressione degli Americani. Si trova ora in una prigione di
alta-sicurezza mentre attende il processo, nonostante non ci sia alcuna
prova concreta contro di lui.



Quanto a me, sei mesi sono passati dalla morte di mio marito e non posso
trovare alcuno che voglia aiutarmi a lanciare un azione legale contro coloro
che lo hanno ucciso. Quando ho pensato di avere trovato una via d'uscita
attraverso la legge Belga, le minacce e gli ultimatum degli Stati Uniti
hanno portato alla abrogazione della legge e posto fine alle mie speranze di
ottenere giustizia. Quando l'Associazione Musulmana dell'Inghilterra mi ha
invitato a parlare alla marcia contro la guerra a Londra dello scorso fine
settimana, ho esitato a causa della disperazione nella quale sono stata
immersa. Ma quando ho visto tutta quella gente marciare contro la guerra,
condannando i suoi responsabili, la mie speranza e il mio credo nella
solidarietà della razza umana, nella giustizia e nella verità si sono
riaccese.



My life and happiness came to an end on April 8, but I still have one last
dream; that my Fatimah will have a better future full of love and security,
that her heart and mind as well as mine will be relieved when those who
committed the cold-blooded murder of her father and my husband are brought
to justice.

· Dima Tareq Tahboub is a lecturer at the Arab Open University in Amman and
the widow of Tareq Ayyoub, a correspondent for al-Jazeera



La mia vita e la mia felicità sono finite l'8 di Aprile, ma ho ancora un
ultimo sogno; che la mia Fatimah avrà un futuro migliore, pieno di amore e
di sicurezza, che il suo cuore e la sua mente, come pure la mia, saranno
alleviate quando coloro che hanno commesso l'omicidio a sangue freddo di suo
padre e di mio marito, verranno portati di fronte alla giustizia.

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. Dima Tareq Tahboub è una docente all'Arab Open University ad Amman ed è la
vedova di Tareq Ayyoub, un corrispondente per Al-Jazeera