[ssf] Fw: [fori-sociali] da sbancor su cofferati a firenze

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Author: Patrizio Beraldo
Date:  
Subject: [ssf] Fw: [fori-sociali] da sbancor su cofferati a firenze
[....]

> inoltro da indy e rekombinant.
> mi pare interessante
> deborah lucchetti
>
> -----Messaggio originale-----
> Da: Sbancor Parvus [mailto:sbancor@hotmail.com]
> Inviato: domenica 12 gennaio 2003 18.48
> A: [...]
>
> Vi mando un mio intervento su Indy e rekombinant. Come al solito è

copyleft.
> Chi vuole pubblicarlo citando indymendia e rekombinant può farlo. ciao a

tutti
>
>
> Questa volta Rossana Rossanda ha ragione da vendere..
> Dopo il Venerdì di Firenze, la situazione politica italiana è cambiata.

Se
> qualcuno non lo capisce può sempre occuparsi di calcio. Ora tutto mi si

può
> dire tranne che io sia un appasionato di "situazioni politiche". Mi

sembrano
> teatrini e balletti, disfide di potere con lessici di tipo baronale,

insomma
> una gran perdita di tempo. . Questo mio attegiamento proviene da una
> completa sfiduci sulla capacità delle politiche ufficiali, sindacali,
> istituzionali di cambiare, in meglio, i modi di vita della gente. Hanno
> invece il potere di cambiargli in peggio.
>
> Ma questa volta voglio essere ben chiaro, anche a costo di sacrificare la
> brillantezza dello scrivere e qualche battuta velenosa. La situazione lo
> richiede, come si diceva un tempo.
>
> Dunque penso, ed ho sempre pensato che i partiti di "sinistra" (tutti) e

i
> sindacati di "sinistra" (tutti) in una società capitalista non possono, e
> non devono essere rivoluzionari. E non solo perche il cambiamento

radicale,
> la rivoluzione sociale, la fine delle epoche sono cose troppo complesse

per
> farle gestire da questi apparati burocratici. Questo sarà anche vero, in
> molti casi, ma c'è poi un motivo di fondo che riguarda la "critica della
> politica e dell'economia politica". Partiti e Sindacati (tutti) sonom la
> forma di organizzazione della "merce forza lavoro" in quanto merce. Sono

un
> attore dello scambio sociale, non un impossibile sovvertitore. Quando

fanno
> bene il loro mestiere - cosa che negli ultimi anni è stata assai rara - il
> massimo a cui possono arrivare è la difesa delle categorie che
> rappresentano, nei limiti strutturali che queste categorie hanno nella
> società. Ciò non vuol dire che il loro ruolo, specie quando lavorano bene
> non sia importantissimo Difendendo la contrattazione, difendono anche la
> democrazia e la libertà delle calssi e delle categorie meno protette.

(Cosa
> che nell'Italia di oggi non è certo poco!) Quando pretendono invece di
> governare, o peggio di progettare il futuro delle societò, quasi fossero
> architetti di qualche nuovo ordine sociale, iniziano i guai. Guai veri: o

si
> finisce nel "partito autoritario" che impone la sua linea, (ormai oggetto
> degno delle attenzione del WWF) o più facilmente si finisce su quelle

"terze
> vie" alla Blair, D'Alema & soci.
>
> Questa lunga premessa per dire: i movimenti sono una cosa, i partiti e i
> sindacati un'altra.
>
> I movimenti sono orizzontali, praticano la democrazia diretta, si

inventano
> nuovi rapporti sociali e nuove forme di cooperazione. Quando sono
> particolarmente forti possono introdurre cambiamenti e innnovazioni
> permanenti nella società. Avenno negli anni '60. Non avvenne più fino a
> Seattle.
>
> I partiti e i sindacati al massimo possono "recuperare" qualche idea dei
> movimenti, sclerotizzarla, arruginirla e consegnarla al mercato dei
> "pensieri usati".
>
> Nella miglire delle ipotesi possono costituire spazi di libertà utili ai
> movimenti, aumentandone la capacità di incidere e di introdurre nuove idee

e
> nuove pratiche.
>
> Se la questione sta così, qual è l'oggetto del contendere fra Bertinotti,
> Bernocchi e Cofferati? A mio avviso nessuno di rilievo. Se non beghe di
> cortile, coltivazione di ortaggi, gestione di nicchie di sopravvivenza.

Ben
> Poco!
>
> Né Bertinotti, né Bernocchi possono pensare seriamente che le loro
> organizzazioni siano o possano diventare rivoluzionarie! Suvvia!
>
> E allora? Allora ha ragione Cofferati che almeno è uomo dall'argomentare
> cortese e dai lunghi silenzi (cosa che non dispiace nell'epoca della
> politica urlata e degli estremismi di centro).
>
> Cofferati è soprattutto un pragmatico, che conosce i limiti del suo agire

e
> meglio ancora conosce i limiti della struttura che lo appoggia. Ora sta
> facendo una operazione "politica" interessante.
>
> Cerca di coniugare la forza della CGIL con vari movimenti, dai

girotondini,
> ai no global, da emergency, ai cattolici. Il suo obiettivo politico sono

le
> prossime elezioni cui vuole arrivare come leader di una sinistra realmente
> unita e alleata con Romano Prodi, candidato Leader della coalizione . Nel
> campo delle ipotesi realistiche è una di quelle più dotate di senso.
> Ovviamente non è un uomo dei "movimenti", ne un rivoluzionario. E su

questo
> è più onesto di altri.
>
> E allora che senso ha "fargli le poulci" da parte di partiti e sindacati

"di
> sinistra"? Nessun senso comune, a meno che non si voglia resusitare

l'idea
> "gruppettara" dei partiti e dei sindacati "rivoluzionari".
>
> Nemmeno gli anarcosindacalisti riuscirono sempre ad essere organizzazione

di
> difesa degli interessi dei lavoratori e avanguardia rivoluzionaria,

insieme.
> E stiamo parlando di Durruti, di Sorel, del primo Di Vittorio, di Armando
> Borghi. E non vorrei fare paragoni con gli attuali..
>
> E allora?
>
> Allora ha ragione la Rossanda sul "Manifesto" di oggi: "La questione di

una
> sinistra forte sul piano sociale, capace di condizionare il capitale,
> condiziona una rivitalizzazione dellopposizione a Berlusconi che non è
> soltanto, né specialmente una anomalia... Dietro lo spettacolo penoso

della
> rissa fra le sinistre, questa è la vera posta in gioco, un modo arruffato
> per non guardarla in faccia. E' una posta in buona misura epocale. E anche
> chi vede con simpatia il cinese non può limitarsi né a tifare per la sua
> impresa né a gufarla prevedendone le difficoltà: non è impresa di uno

solo.
> Chi si sente da questa parte della barricata, ha da darsi da fare, noi
> compresi."
>
> E non dimentichiamoci che almeno in parte l'attuale politica del cinese è

un
> effeto dell'agire proprio dei "movimenti". Oggi di fronte alla crisi
> economica, alla guerra imminente, alla crisi strutturale dell'ambiente e
> così via, il fatto che alla guoida della sinistra unita ci sia uno che è
> contro la guerra senza tentennamenti, per la difesa dell'art.18, per la
> difesa degli spazi democatici, uno che con i "movimenti" ci parla, ai
> "movimenti" conviene. Per andare più avanti negli spazi aperti. O

preferiamo
> continuare a litigare con D'alema & partners per i prossimi cinque anni?
>
>
>
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