Il 2025-07-29 16:28 dors venerabili via Hackmeeting ha scritto:
> ZeroRh- via Hackmeeting wrote:
>> 1. Lo Stato e il "gioco delle parti"
>> 2. Il ruolo della magistratura
>> 3. Condanne, reati e responsabilità
>> 4. La sentenza e il principio di realtà
>
>
> ecco una mail che ci mostra come si normalizza la violenza dell'impero
Scusami, ma che valida argomentazione! La mail in questione è ben
articolata e presenta un punto di vista che, piaccia o no, rappresenta
almeno in parte la realtà dei fatti.
E poi: “l’impero”? Quale? Quello galattico? Quello di Warhammer 40K?
Quello d’Italia?
— I primi due sono opere di fantasia. Il terzo è stato abolito con il
referendum sulla Repubblica quasi 80 anni fa.
Se vogliamo davvero confrontarci in modo costruttivo, sarebbe utile
evitare risposte riduttive e "di pancia", che non entrano nel merito e
sembrano più il riflesso automatico di uno schema retorico.
Così facendo, si finisce per sembrare proprio ciò che si critica: un
potere che dileggia chi esprime un'opinione senza controargomentare. È
lo stesso metodo usato da molte destre nel mondo: sviare, deridere,
evitare il contenuto.
Evitiamo di fare lo stesso.
Z.
>
>
>
> ps.
> no zè per favore
> non c'è bisogno di rispondere
> ndiamo al mare,,
> che non ho voglia
> non c'è bisogno davvero
> continuiamo così
> con spirito critico
> e pacatezza
> deglutiamo silenziosamente
> ognuno a casa sua
> nella sua stanza
> senza disturbare
>
>
Ecco il problema: questa non è una risposta, è una doppia vigliaccata.
Prima si lancia il sasso con un’accusa grave (normalizzare la violenza
dell’impero, qualunque cosa tu intenda), poi si aggiunge una chiusura
passivo-aggressiva per sottrarsi a ogni replica, come se tutto si
potesse liquidare con ironia stanca e fuga retorica.
Ma qui non si tratta di disturbare la tua pace interiore — si tratta di
argomentare. Si tratta di assumersi la responsabilità delle parole,
soprattutto quando sono gravi, offensive e prive di riscontro sul
merito.
Colpire, dileggiare e poi dire "non rispondete, andiamo al mare" è una
follia comunicativa che diventa anche un attacco personale, perché si
nega la possibilità di replica in uno spazio che dovrebbe essere di
confronto.
È inaccettabile, ed è la forma più insidiosa di delegittimazione: quella
che non si dichiara, ma si insinua e poi svanisce tra battute e silenzi.
Come scriveva Platone:
«La peggiore forma di ingiustizia è quella che si compie fingendo
giustizia.»
Se davvero vogliamo “spirito critico e pacatezza”, cominciamo col non
sfuggire alle domande e col non gettare fango aspettandoci poi silenzio.
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