[RSF] R: [nowaroma] D' accordissimo con Pilar

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Autor: pilar castel quarzell
Datum:  
To: nowaroma@googlegroups.com
CC: donneinnero@listas.nodo50.org, Marcella Delle Donne, pina, casadelledonne@tin.it, ada.donno@gmail.com, forumroma@inventati.org, luisamorgantini@gmail.com, luisa marrosso, Patrizia Sterpetti, Patrizia Cecconi
Betreff: [RSF] R: [nowaroma] D' accordissimo con Pilar
bene, hanno risposto positivamente, si aspettano volantino, ahimè, suggerimenti ? Dobbiamo muoverci in frettissima, io avevo messo nei ricordi l 8 Marzo come il 1° Maggio , ma RILANCIAMOCI ! Con gonnelloni zoccoli fiori e Comiso non c'è più ne occupiamo un'altra.. Penso che un percorso sia stato fatto con permesso della questura dovremmo infilarci. Vedo che essendo la giornata del Hpv le hanno abbinate (???!!!) Eggià veniamo tutte dai postriboli , come abbinare il gay pride alla giornata contro l Aids. Scrivere protesta al Onu subito.

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Da: 'Mari Cor' via nowaroma <nowaroma@???>
Inviato: domenica 2 marzo 2025 09:30
A: nowaroma@??? <nowaroma@???>
Cc: Maria Cristina Lauretti <cicabumrebelde@???>
Oggetto: [nowaroma] D' accordissimo con Pilar

Grazie Pilar non potevi dirlo meglio
(su tutti gli aspetti) ed erano le stesse osservazioni critiche che Andrée Michel tempo fa muoveva alle femministe francesi (allora la cosa dell'lgbtqyz non c'era ancora), Andrée diceva che era assurdo dire che la guerra non interessava le femministe essendo cosa di uomini. Orrore

Marinella



Il domenica 2 marzo 2025 alle ore 09:08:52 CET, pilar quarzell <teatriamoo@???> ha scritto:


Ciao, mi sono iscritta, ma volevo segnalare che l 8 Marzo è alle porte. Serve un urgente comunicato da spedire a tutte soprattutto Non una di meno che sembra aver preso la leadership della giornata delle donne trasformandola in giornata delle differenze sessuali. E su questo vorrei aprire una discussione o piuttosto una protesta : io donna , mamma e nonna non mi sento rappresentata dal movimento lgb.ecc ..Con tutto il rispetto e stima, ho altri problemi , alcuni comuni altri decisamente no ed è sui problemi comuni che urge creare unità.
La guerra che è innanzitutto una scelta economica sul come gestire la vita del pianeta secondo il concetto che distruzione porta a ricostruzione e che vinca il più armato dove i morti non contano perché non si ricostruiscono. Se accettiamo un'economia di guerra siamo anche noi arruolate. Tutte. E quindi complici. All'invasione del Kosovo e poi dell Iraq , io vetero pacifista (così mi hanno definito) sollecitavo la casa delle donne di Roma a manifestare dissenso per sentirmi rispondere :è una faccenda di uomini non ci riguarda. Paradossalmente anche lo stupro lo è, ma ci riguarda eccome (e non parliamo dello stupro usato come arma in guerra). Tutto quello che si decide sul pianeta ci riguarda direttamente e non sto a elencare tutto quello che di civile si potrebbe fare con tutti i soldi che vengono mandati Kiev e Tel Aviv per uccidere e distruggere.
Quindi chiedo alle donne che sono con articolo11.Bari, le pacifiste di altre organizzazioni , di formulare un appello chiamata contro la guerra affinché l'8 Marzo sia una oceanico NO delle donne a una economia bellica. Paci, Pilar

Il giorno sab 1 mar 2025 alle ore 15:41 articolo11.bari@???<mailto:articolo11.bari@gmail.com> <articolo11.bari@???<mailto:articolo11.bari@gmail.com>> ha scritto:

Ai partecipanti al coordinamento No armi

[CONFERMARE PER FAVORE L'AVVENUTA RICEZIONE DI QUESTA E-MAIL]

Buongiorno

Questa e-mail viene inviata a circa 200 persone – rappresentanti di associazioni o singoli attivisti – che hanno partecipato o si sonno iscritti alle riunioni del coordinamento nazionale in formazione NO ARMI, sorto sulla base della Petizione al parlamento inviata l’8 gennaio con la richiesta di non convertire in legge il decreto di invio di armi a Kiev.

La situazione internazionale – come è sotto gli occhi di tutti – è in rapido mutamento, e la realtà supera talora la più fervida immaginazione.

A 40 giorni dall’insediamento della presidenza Trump si delinea con una certa chiarezza il contrasto tra USA e Ue (+UK) sulla guerra ucraina. Al duro scambio di battute fra Trump e Zelensky del 28 febbraio, seguito in mondovisione da milioni di spettatori, è seguita la reazione dei maggiori vertici ufficiali della UE, che hanno apertamente preso le parti di Zelensky contro Trump e confermato – più o meno esplicitamente - la volontà di continuare come Europa il conflitto con la Russia, continuando e intensificando l’invio di armi (il 24 febbraio hanno portato in soccorso di Kiev altri 3,5 mrd). Non possiamo dire quanto di queste dichiarazioni ufficiali corrisponda alle effettive intenzioni e volontà degli apprendisti stregoni della UE. Certamente, tutti i leader europei e i loro portavoce mediatici che hanno alimentato la guerra contro la Russia promettendo radiose vittorie, hanno il problema di “salvare la faccia” di fronte al conclamato fallimento dei loro piani e promesse. Probabilmente alcuni di essi giocano a far la parte dei paladini senza macchia e senza paura della causa ucraina, contando sul fatto che comunque la presidenza USA risolverà la questione e porrà termine al conflitto.

Ma sta di fatto che i vertici UE, insieme con il Regno Unito, che – la Brexit è stata solo una parentesi? - sembra assumere la direzione di un’Europa militarizzata, stanno imboccando la strada della prosecuzione della guerra a oltranza, con la rivendicazione della “pace giusta”, basata sul rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina nei confini del 1991.

I prossimi vertici del 2 marzo a Londra (la nuova capitale militare della Ue…) e del 6 a Bruxelles sembrano orientati alla costruzione della fortezza militare Europa come baluardo della “civiltà occidentale”. Una UE in crisi economica, politica, di identità, cerca di coagularsi e ricompattarsi nella “guerra di civiltà” delle democrazie contro le autocrazie. Da Macron a Von der Leyen, alla Kallas, a Calenda, si vagheggia la rinascita di una nuova Europa, il cui battesimo del fuoco è la guerra contro la Russia, “per tutto il tempo necessario”.

Non sappiamo se gli intenti distopici degli apprendisti stregoni della UE che ci stanno spingendo nel baratro si concretizzeranno.

Quel che è certo è l’aumento delle spese militari, condiviso dai filo Trump e filoZelensky, filo Ue e filo Usa. Il governo italiano si è già pronunciato in proposito: “L'Italia pronta a salire al 2,5 per cento del pil per la Difesa: ecco il piano del governo. Si aspetta l'ok di Bruxelles allo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità. La spesa in armi potrebbe salire di circa 20 miliardi, come chiede la Nato” (https://www.ilfoglio.it/politica/2025/02/28/news/l-italia-pronta-a-salire-al-2-5-per-cento-del-pil-per-la-difesa-ecco-il-piano-del-governo-7469048/).

Contro l’aumento delle spese militari è necessario e possibile sviluppare una grande campagna di massa, coinvolgendo sindacati, associazioni, partiti, cittadini.

La campagna contro l’aumento delle spese militari può fornire una base ampia al movimento contro la guerra, che, come sappiamo, stenta da anni a decollare, anche, ma non solo, per il ruolo delle quinte colonne pacifinte che lo frenano e imbavagliano. Vi è uno stretto legame tra il forte aumento della spesa militare della UE e la continuazione della guerra ucraina, con un coinvolgimento sempre maggiore dei paesi europei, la preparazione a una guerra maggiore contro la Russia e il salvataggio di una UE in crisi attraverso il suo rilancio come fortezza militare.

Il punto più sensibile, chiaro, facilmente comprensibile a milioni di persone che si confrontano quotidianamente con le carenze della sanità e dei servizi sociali, l’inflazione e il carovita, è quello dell’aumento delle spesa militare. Su questo vanno pubblicamente interpellati sindacati e partiti: volete privare ulteriormente istruzione, sanità, servizi sociali per finanziare il riarmo, o vi opponete?

Allego qui una bozza di petizione al parlamento, stilata da Alessandro Marescotti, che comprende anche una scheda tecnica che va rivista e ampliata, in modo da essere il più possibile documentata e precisa. La petizione è uno strumento per una campagna di massa tra i cittadini.

Essa va proposta – accompagnata possibilmente da una ‘lettera aperta’ – a sindacati, partiti associazioni. Essa segna oggi un discrimine chiaro tra guerra e pace, chi vota il riarmo vota la guerra.



Nella riunione del 5 vareremo la petizione definitiva e l’avvio della campagna. Qesta campagna contro il riarmo, in questo contesto, dovrebbe favorire la costruzione di coordinamenti territoriali, unitari e plurali. Il movimento contro la guerra di cui vi è oggi grande bisogno, richiede nuclei territoriali organizzati di nuovi partigiani della pace.



Esamineremo anche altre iniziative che possano prendersi in questa situazione in cui tutto corre velocemente, quali conferenze, sit in, manifestazioni.

Possiamo pensare a fare di sabato 8 marzo la giornata di un movimento donne contro la guerra?



Allego anche – per chi voglia trarne spunto per iniziative – la locandina dell’incontro che, in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università, promuoviamo a Bari con Antonio Mazzeo e diversi insegnanti e studenti per costruire una rete provinciale ‘La scuola ripudi la guerra’.

Un caro saluto

Andrea Catone


***

Qui sotto è il link di iscrizione.



Coordinamento nazionale NO ARMI - petizione e iniziative contro l'annunciato aumento delle spese militari al 2,5%



Sei invitato a una riunione in Zoom.

5 mar 2025 20:30 Roma

Iscriviti in anticipo per questa riunione:

https://us02web.zoom.us/meeting/register/8hWy7Lk9Tb2FvY6RcRjCbQ

Dopo l’iscrizione, riceverai un’email di conferma con le informazioni necessarie per entrare nella riunione.

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