Sei un informatico, quindi ad analfabeti e semi analfabeti appari come un esperto.
E sembri pure una brava persona, sincera, onesta ed empatica.
Però dici qualcosa di radicalmente diverso da altri apparenti esperti che cantano le lodi
delle "AI".
Chi ha un minimo di cervello, ma non sa come funziona un'AI (o un computer) non può
che trovare la cosa inquietante.
Ti ingaggiano come un ansiolitico.
E se rifiuti di sedare la loro ansia confermando le loro fregnacce, aumenti quell'ansia
costringendoli a ricollocarti come paranoico, ideologizzato o altro.
La prossima volta puoi provare a chiedere esplicitamente "cerchi un ansiolitico?
Perché mi dispiace moltissimo, ma non posso aiutarti."
> tutto ciò mi fa pensare che questa idiozia pericolosa e nociva dell'IA debba il suo successo
> a un profondo radicamento nelle più inconfessate e inconfessabili fantasie di
> dominio delle persone.
La fai troppo complicata.
Il successo della "IA" sta nella alienazione cibernetica (non meramente "tecnica")
di cui tante persone sono vittime.
Tu postuli fantasie di dominio, ma a ben guardare stai facendo victim blaming.
> Se le cose stanno così, ragionare, spiegare, distinguere, criticare sono azioni magari
> adeguate per confortarsi, per non farsi travolgere dal delirio generalizzato
> di discorsi insensati, ma difficilmente possono aiutare a cambiare direzione.
Questa è questione diversa.
Per cambiare direzione la Filosofia non basta: serve la lotta Politica.
Finché il sistema di potere resterà quello attuale, l'alienazione cibernetica sarà la norma.
E nessuna considerazione di buon senso potrà scalfirla.
In altri termini: magari dopo un devastabte bagno di sangue, i sopravvissuti leggeranno
i tuoi libri come illuminanti (e la cosa mi spaventa, visto che parli di esseri tecnici)
ma ciò succederà solo se ciò che hai scritto
si adatterà meglio all'esperienza comune
dell'epoca rispetto alla favoletta odierna della AI.
Giacomo
PS: nel prossimo libro, considera "agenti cibernetici" in vece di "esseri tecnici".
Dominio e oppressione non sono problemi che affliggono le cose, ma le persone.
E qualsiasi empatia provata per un oggetto è strumento di alienazione cibernetica
(e dunque mezzo di oppressione).