> Questa dell'opt-in mi sembra una cosa sensata ma a mio parere non
> risolve il problema. Quale problema?
>
> Che questa lista rispecchia perfettamente quanto scritto sul sito di
> hackmeeting ( "
> L’[https://hackmeeting.org/hackit24/info.html]/hackmeeting[https://hackmeeting.org/hackit24/info.html]/ è
> l’[https://hackmeeting.org/hackit24/info.html]incontro[https://hackmeeting.org/hackit24/info.html] annuale
> delle controculture digitali italiane, di quelle comunità che si
> pongono in maniera critica rispetto ai meccanismi di sviluppo delle
> tecnologie all’interno della nostra società. Ma non solo, molto di più.
> Lo sussuriamo nel tuo orecchio e soltanto nel tuo, non devi dirlo a
> nessuno: l’hackit è solo per hackers, ovvero per chi vuole gestirsi la
> vita come preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai
> visto un computer in vita sua.")
> Ovvero che questa pseudo descrizione ( in gran parte negativa, dicendo
> cosa NON siamo) non crea una comunità bensì un aggregato di individui
> che in comune ha quasi niente se non dei presunti nemici ( per cui di
> solito, quelli "bravi" fra noi vanno a lavorare).
Faccio parte di hackmeeting da 4 anni e ho avuto il privilegio di
partecipare in presenza ogni volta. Durante l'ultimo hackmeeting ho
avuto modo di capire divere cose che voglio condividere. Per diverso
tempo, ho percepito hackmeeting come una comunità in contrapposizione a
qualcosa, ma non in grado di essere per qualcos'altro. Man mano che
metto le cose in prospettiva attraverso la discussione e frequentando
altre iniziative, capisco invece come hackmeeting sia in realtà per
qualcosa e non solo contro qualcosa.
Hackmeeting è una realtà unica in Italia dove l'idea politica di creare
appartenenza e autogestione è sempre stata al centro. Siamo in un mondo
che cerca sempre più spesso di separarci, dividere e rimpiazzare gli
spazi di comunità che vengono erosi da sete di visibilità, consumismo e
individualismo. E la forma che il web ha attualmente rispecchia queste
dinamiche, è estremamente risicata e tanti spazi di dissenso sono stati
oramai assorbiti in una porzione che è dominata da grosse aziende.
Hackmeeting è per riprendersi questi spazi, ritrovare comunità,
costruire qualcosa insieme. Un mondo che vede la tecnologia come gioco e
mette al centro la condivisione. Tutte cose che non troviamo normalmente
là fuori.
Voglio vederlo così.
> Che forma di organizzazione sociale abbiamo o vorremmo avere?
> La retorica orizzontalista del "non ci sono ruoli e gerarchie" è
> chiaramente falsa. Non ci sono gerarchie formalizzate ma si creano ( e
> vanno continuamente negoziate) appena si decide o si fa qualcosa. Le
> assemblee non sono spazi neutri ne accoglienti, emerge chi conosce
> meglio il linguaggio della tribù ( fa content* un po tutt*) e le
> tecniche per prevalere ( tanto non si vota).
> 1)Si creano quindi gerarchie informali basate su autosfruttamento (
> richezza, solitudine, narcisismo), perché chi dedica più tempo ed
> energie al movimento ne diventa leader riconosciuto e autorevole ( o
> semplicemete è sempre presente perché non ha
> lavoro-famiglia-affetti-altre passioni).
Riguardo le gerarchie, sarebbe ipocrita dire che non esistono. Queste si
creano per tutti i motivi che hai sollevato. Ma sta a noi metterci in
discussione, partendo da cose semplici, vedere qual è la risposta e se
funziona.
Per portare ricambio serve sentirsi parte di qualcosa e avanzare
proposte su processi organizzativi e comunicativi é la maniera giusta.
Credo che sia tempo di aprire spazi per l'ascolto e capire insieme che
forma vogliamo che HM abbia.
La mia opinione è che ci sia differenza fra prendere delle scelte
condivide insieme e comunicare trasparentemente le scelte prese. Ritengo
che HM possa ottenere entrambe al 100%, ma serve partecipazione e
allineamento fra ciò che succede online e ciò che succede all'evento. Se
online troviamo infiammatorie idee che vengono proposte offline, allora
significa che la comunità della mailing list e la comunità offline sono
due cose diverse che non si parlano più. Io ritengo che questa distanza
vada appianata, così da avere sia una comunità forte che si trova in
presenza, sia un adeguato strumento per la comunità online. Lavoriamo
insieme per creare uno spazio aperto per tutti quelli e quelle che
vorrebbero partecipare meglio alla discussione e alla costruzione di
spazi condivisi.
La grossa domanda qua è se l'assemblea di Hackmeeting dovrebbe avere il
diritto di parlare per chi non è presente in essa e se l'assemblea parla
solo per sé stessa. E bisogna capire dove e come discutere di questo.
Secondo me l'assemblea una sola volta l'anno è troppo limitante.
> 2) non è chiaro cosa questo movimento/comunità voglia ottenere, perché
> ognun* è spint* da motivazioni proprie disparate. Molto spesso da
> caratteristiche psicologiche di oppositivitá provocatoria, paranoia,
> ricerca del totale controllo, incapacità a comunicare fuori da canali
> anonimi e digitalizzati...
Essere spinti da motivazioni diverse non per forza è una cattiva cosa
per la costruzione di progetti collettivi. La linea di fondo che ritrovo
in hackmeeting è l'idea di hacking intesa in due sensi: c'è quello
luddista, e quello di riappropriazione. Io credo che entrambe le visioni
hanno in comune lo scetticismo verso la tecnologia stessa. Scetticismo
diventa paranoia se rimaniamo nell'immaginario distopico che ci attende
e non ne vogliamo uscire, se ci pensiamo dei guerrieri cyberpunk. Bella
per la visione punk, sono meno convinto che sia l'idea a cui rifarsi.
Sono più per il solarpunk.
Sul tema incapacità di comunicazione, credo fermamente che l'approccio
RTFM ha fallito. Le comunità solide non usano quell'approccio, quindi
sbarazziamocene.
> 3) Questa forma organizzativa ( intendo l'autogestione) è
> facilissimamente infiltrabile da forze dell'ordine e questo
> pseudo-aninimato protegge molto più l'identitá degli infiltrati ( che
> ovviamente non hanno passato ma osservano, chiacchierano, provocano)
> che quella dei compagni attivi ( che facendo qualcosa si radicano a
> luoghi, iniziative, pubblicazioni, programmi, eventi) risultando così
> facilmente individuabili.
Quindi bella per la proposta di soft-reset e capire bene il ruolo
dell'assemblea.
> 4) A mio parere sarebbe il caso di confrontarsi su questi temi e vedere
> anche di cambiare qualcosa perché il mondo va avanti, la "comunità
> hacker", per ragioni anagrafiche e quindi di radici sociali, è sempre
> più anarco-capitalista ("gestirsi la vita come preferisce"=libertá nel
> mercato non regolamentato?) nei fatti ( come in effetti è sempre stata
> negli USA), e le belle e importanti iniziative che si fanno
> rispecchiano sempre più un ristrettissimo gruppo di persone molto
> chiuso al suo interno.
Riporto l'attenzione a due letture:
-
https://direct.mit.edu/books/oa-monograph/5494/Resistance-to-the-CurrentThe-Dialectics-of-Hacking
-
https://sobtec.gitbooks.io/sobtec2/content/en/content/01preface.html
Personalmente non mi piaciono i techbro e gli ancappiani.
> 5) non sono potuto venire all'hackmeeting, se fuori dalla mia città
> difficile che potrei tornarci. Ma anche non c'era un argomento che mi
> interessava. Sinceramente con quello che stiamo vivendo, se queste
> sono le conoscenze che ci trasmettiamo per attuare la trasformazione
> sociale, siamo messi molto male. Quindi evolversi o morire.
HM è ospitato da comunità locali. Se ci sono comunità locali cariche
l'evento, si fa lì. Secondo me Hackmeeting può funzionare anche da
evento "moltiplicatore" dove è possibile arricchire chi vi ci passa
anche una sola volta, ma serve investimento da parte di tutti per
allargare il raggio di azione.
Circa i contenuti, quest'anno abbiamo avuto roba iper interessante e
variegata: presentazione alla comunità di HM di software FLOSS,
presentazione exploits e vulnerabilità, progetti che spingono Tor in
Italia, PiracyShield e le porcate dell'AGCOM, laboratori pratici di
elettronica, laboratori critici di AI, abbiamo ospitato progetti che
supportano i la connettività dei palestinesi. Ho amici non tecnici che
sono venuti per la prima volta ad HM quest'anno e si sono trovati aperti
un mondo.