Autor: ywah Data: A: hackmeeting Assumpte: Re: [Hackmeeting] Social e dipendenze
On 27/02/24 23:36, blallo via Hackmeeting wrote:
>
> Nessunx di voi ha esperienze simili da condividere?
> I miei 2 rubli a riguardo, basato in minima parte su esperienza
personale e maggiormente su osservazione fatta intorno a me.
Contesto: cerco di dare una mano sul fronte della salute mentale, pur
non avendo competenze specifiche, alle persone nelle mie cerchie che
sono per la maggioranza diagnosticate (borderline, autismo, adhd,
disturbo evitante, bipolare, schizofrenia... abbiamo una certa varietà).
Riguardo le dipendenze mi sento di dire che:
1. l'aspetto puntualizzato nel link originale che hai mandato (smesso
Youtube, iniziato con cibo spazzatura) sottolinea il problema principale
che sottende l'addiction: che soddisfa una necessità (reale o
artificialmente indotta che sia) nella persona. E' sicuramente
interessante e utile fare disamine su come i social ci tengano incollati
allo schermo, ma se non si ragiona su quali sono le vulnerabilità
sfruttate per "entrare nel sistema", il discorso secondo me rimane monco.
1a. A riguardo posso dire che le persone che ho conosciuto con
dipendenze più o meno gestite soffrivano di una varietà di problematiche
diverse (a prescindere dalla diagnosi o meno): solitudine, mancanza di
persone che le faccia sentire comprese
(
!= solitudine; in questo caso, solo una componente della nostra
personalità è repressa e nascosta agli altri.
Il famoso "sentirsi soli in una stanza piena", cosa che chiunque
abbia identità che non ha potuto esprimere liberamente (persone trans
praticamente ovunque, omosessuali in ambienti omofobi,
persone autistiche in ambienti poco attrezzati... la lista è davvero
lunga) conosce e penso possa capire intuitivamente.
)
, passato di abusi di vario tipo, squilibri emotivi (ansia, paranoia,
nevrosi e affini). E la maggior parte semplicemente trovandosi in una
comunità di persone in cui poteva essere unapologetically sè stessa, è
molto migliorata. Parlo di dipendenza da alcolici, cannabinoidi,
cocaina. Quindi non cose leggerissime, eppure con una soluzione
semplice. Cosa facciamo nel digitale per permettere alle persone di
essere unapologetically sè stesse? Quanto il media plasma le nostre
reazioni e quanto siamo noi a poter plasmare il media per esprimerci
come ci viene più congeniale?
1b. Ho fatto prima un esempio legato alla questione dell'identità:
intere categorie di disturbi psichiatrici sono legate alle alterazioni,
o all'assenza, dell'identità dell'individuo. E un'individualità che per
traumi vari non è completamente "coagulata", che non riesce a
riconoscere ciò che gli interessa e ciò che non gli interessa, è
ovviamente molto più vittima dei meccanismi di un social che propone una
grande quantità di informazioni/input senza correlazione. Così come le
individualità che si chiudono su determinati interessi per proteggersi
dall'esterno o da un pericolo immaginario, si trovano più facilmente a
chiudersi dentro un tunnel di informazioni relative al proprio
interesse-comfort. Quanto i social permettono di esprimere la propria
identità? Quali sicurezze hanno individualità minoritarie, quindi a
rischio di abusi, di poter essere sè stesse? Anonimato e bolle sociali
hanno generato mostri ma offerto rifugio a molte personalità. Quanto
abbiamo sbagliato finora?
2. Perchè queste problematiche le vedo anche in persone che frequentano
spazi che si occupano di queste cose? Quanto ci siamo resi conto davvero
di quanto le nostre vulnerabilità individuali plasmano la nostra idea di
un internet migliore?
Io onestamente negli spazi affini a questa ML ho visto personalità che
rasentano quello che viene caratterizzato come il disturbo paranoide
(schizoide, schizotipico...) e personalmente anche i miei tratti
paranoici trovano giovamento e ristoro in un ambiente anonimo, astratto
al dettaglio personale invadente del social, e libero nel senso che
implica il potersi prendere la responsabilità delle proprie azioni
liberamente. Ma sto già deragliando e son solo al secondo punto
3. Esperienza personale (finalmente, così smetto di far pipponi :P):
eliminare i social principali dalla mia vita (Instagram, Facebook) in
maniera più o meno totale ha avuto un effetto estremamente positivo sul
mio umore e soprattutto mi ha permesso, tornandoci dopo mesi, a provare
un senso di disgusto verso meccaniche che avevo disimparato sufficiente
a farmi smettere senza più ricominciare. Eppure il mio screentime su
Telegram e Whatsapp e altri è aumentato; non sono ancora libero. So
quali sono (buona parte del)le mie problematiche, e ho idee di quali
siano gli aspetti di me che si trovino soddisfatti nell'azione
ripetitiva e spesso inutile del polling per vedere se ci sono nuovi
discorsi da fare, nuove info da scoprire, nuovi stimoli da approfondire
(che invece si accumulano in liste di link da aprire in futuro, morte in
potenza). Tuttavia ne sono ancora succube; ho solo rinunciato a ciò che
era troppo perchè io potessi gestirlo.
Inoltre, risuona molto con me l'idea del guardare le slot machines
ripetutamente aspettando qualcosa; proprio quando mi resi conto di
questa cosa con Instragram e Facebook mi son reso conto che volevo
quittare, non perchè il social as a whole fosse un moderno Belial ma
semplicemente perchè eliminate queste interazioni sterili, non c'erano
altri aspetti interessanti da approfondire. Un YouTube, che ha comunque
subito un cambiamento devastante nel tempo, ha ancora delle sacche di
interessante e ben fatto che apprezzo e a cui torno, ogni tanto: ma
anche io ho difficoltà con gli Shorts.
Insomma, volendo tirare un punto da sto flusso di coscienza nevrotico;
per me il problema ha due facce che in realtà sono una, e una
percentuale rilevante delle dipendenze non è frutto della malvagità
intrinseca di un qualche algoritmo ma semplicemente dalla vulnerabilità
che sarebbe caduta in fallo anche con qualcosa di meno strutturato
(quanti discorsi di quelli che si fanno sul funzionamento dei social si
può rimappare sullo zucchero e i cibi fritti? Siamo sicuri di aver
capito davvero quali sono le chiavi che inbiscono la nostra capacità di
distaccarsi da qualcosa?).
PS ironicamente, per me la soluzione è un'altra dipendenza:
antidepressivi e integratori per ribilanciare alcuni squilibri chimici.
Dove inizia la dipendenza e dove finisce la naturale necessità del
corpo? Un anemico è dipendente dal ferro?
Sperando di non aver pisciato a troppi chilometri dal pitale,