ciao
qui
https://sigaut.vado.li/
presentazione dell'autore del libro in oggetto, preceduta da traduzione
Deepl IT (appena ritoccata)
a me sembra degno di approfondimento il concetto di "partage de
l'attention" perché comporta una tensione del corpo-mente impegnato
nell'azione attrezzata ("action outillée") verso il mondo esterno,
ovvero verso l'interazione con la materia, molto diversa da quella "a
corpo libero"
"partage" è una spartizione/divisione; "partager" significa "condividere"
quando ci si impegna in un'azione attrezzata, l'attenzione si divide fra
il corpo che interagisce, l'attrezzo implicato e la materia esterna, il
mondo. Ci sono tre poli (umano, attrezzo, materia) e non solo due
(soggetto, oggetto).
Quando ci si impegna in un'azione attrezzata con altre persone,
l'attenzione "divisa" viene anche "condivisa", perché ci si coordina, si
scambia, ecc ecc in vista di uno "riuscire insieme".
Da cui è ragionevole supporre un ruolo attivo dell'attrezzo nella
speciazione umana. perciò l'autore sostiene provocatoriamente che è
l'attrezzo a fare l'umano, e non l'opposto. direi che si fanno insieme,
co-evolvono, si selezionano reciprocamente.
la principale ragione di interesse, per me, è che questo approccio
giustifica un interesse per l'evoluzione tecnica.
fra gli aspetti più insoddisfacenti per me delle filosofia della
tecnica, e in generale delle riflessioni sulla tecnica, sta il fatto che
gli "strumenti tecnici" tendono a svanire, o come supporti neutri
dell'azione umana (es. "dipende da come lo usi", "dipende da te" >
posizioni antropocentriche), oppure come manifestazioni di un'essenza
non-tecnica, "nascosta" dietro le quinte (es. orizzonte ineluttabile
dell'era della Tecnica, posizioni heideggeriane e post-heideggeriane)
mio riassunto della questione:
https://eleuthera.it/materiali/MILANI_CARLO/approfondimenti_tecnologie-conviviali_milani.html#FilosofiaETecnica
ciao
k.
--
"tecnologie conviviali -
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