Al posto di pensare ad una ai globale, immagina un ai in cucina....
Specializzata in solo una cosa caffe
In altra in dolci
Una pesce bollito
Pesce alla griglia
Uova
Meglio un ai addestrata su una base di dati specifica, ovvero se fai una
domanda ti risponde l ai che ha quella base di dati
Un ingegnere elettronico non puoi chiedergli se ti fa il pranzo di nozze, o
di operati al cuore.
imho meglio delle ai casalinghe di qualche decina di tb specializzate. Alla
fine crei un associazione di ai
In questo modo sarebbe democratica non controllabile neutra (poi se gli voi
dare una personalita femmina, maschio o asessuata) non ineficia il suo
lavoro
Poi una cosa utile sarebbe il livello di profondità del argomento trattato.
Prova a chiedere perche il cielo è blu ? Ma di sicuro non vuoi fare il
chimico.
È palese se gli do in pasto i datasheet di chip e gli chiedessi di mettere
una ram ad un arduino o ad un i9 saprebbe farlo.
Il giorno mercoledì 17 gennaio 2024, Sandcat via Hackmeeting <
hackmeeting@???> ha scritto:
> Il 2024-01-16 21:57 tibi--- via Hackmeeting ha scritto:
>>
>> Ciao, sono lontana ma vi seguo ogni tanto. E oggi mi è venuta voglia di
buttare un sasso nello stagno. Facevo riflessioni sulla democraticità
dell'intelligenza artificiale, che per ora è pari a zero. Anzi
nell'immaginario popolare è uno strumento pericoloso perché si suppone che
gestirà le nostre vite come vuole lei. Io non credo che l'intelligenza
artificiale sia un male, anzi. E' uno strumento molto utile e importante.
Ma come tutti gli strumenti ovviamente dipende da come viene utilizzato. E
se viene gestito solo dall'alto è chiaro che il risultato è esattamente
quello che la gente si aspetta. Volevo allora proporre una riflessione
sulle possibilità di democratizzazione dell'Ai, per esempio creandone di
condivisibili dalla gente? Oppure costringendo a usare strumenti
trasparenti? O altro? Mi piacerebbe sapere che se ne pensa qui dentro :)
>> ciao
>> tibi
>
> Ciao, penso che un punto fondamentale del discorso, che nel mainstream
viene spesso sottovalutato, è la mole, qualità, e lavorazione dei dati che
rappresentano la vera base di potere dello strumento ai.
> Senza scendere nei dettagli, che sicuramente sono stati spiegati meglio
di come potrei fare io (1), vedo lo strumento ai, per come viene costruito
oggi, come una prosecuzione complementare di quello che può essere chiamato
capitalismo della sorveglianza, anche se la trovo una definizione
restrittiva.
>
> In altre parole, in un ambiente che ha fatto dell'accumulo e analisi di
dati una delle sue ragioni d'essere la spinta ad automatizzare l'analisi,
il riconoscimento di pattern, e la ricombinazione delle parti su input
arbitrari, è molto forte.
> Un sistema ai ha come limite la qualità e quantita dei dati su cui viene
addestrato, da cui tutte le questioni di bias, e in parte anche le
allucinazioni, che chiamerei più propriamente associazioni errate.
> Penso che, in questa forma o in un'altra, un sistema simile sarebbe
comunque stato sviluppato, in quanto organico allo stato dell'arte
nell'industria informatica.
>
> Tornando alla tua domanda, penso che la base del potere dei sistemi ai
derivi dai dati con cui vengono addestrati, ne consegue che una
democratizzazione dello stesso non possa prescindere dal reclamare il
potere sui dati che ne stanno alla base. :)
>
> 1 - Io ho trovato utile questo video-saggio, è poco tecnico e sicuramente
incompleto, ma ho trovato l'analisi filosofica soddisfacente (ma non vedo
la regolamentazione statale come soluzione):
> https://www.youtube.com/watch?v=AaU6tI2pb3M
> _______________________________________________
> Hackmeeting mailing list
> Hackmeeting@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/hackmeeting
>