Autor: Michele Riccio Data: A: pacifistat Assumpte: [Pacifistat] Una vita tranquilla: cosa ci aspetta ? e cosa fare ?
Ciao a tutti
Vi riporto qui sotto un piccolo estratto dell'ultimo numero di Lotta Comunista, perché particolarmente efficace nella sua sintesi.
Poi vi invito a leggere l'articolo di Russel Mead sul Wall Street Journal in allegato, egli si rivolge alla generazione Z, ai nostri figli.
Le premesse sono le stesse del brano qui sotto, ma le conclusioni opposte: egli dice ai nostri figli che, se vogliono difendere la propria "bolla" di diritti umani, salute, clima ...(La vita tranquilla), devono accettare cinicamente la guerra ed i massacri di civili, "prendersi il compito di difendere" questa "pace", in pratica arruolarsi.
Michele
Una vita tranquilla
Cosa passa per la testa quando la televisione porta in casa le immagini della guerra, le trincee in Ucraina, i ragazzi ebrei uccisi a un concerto, le famiglie trucidate o rapite nei kibbutz , le migliaia di bambini massacrati dai bombardamenti israeliani a Gaza?
Certo l'orrore, certo la compassione. Ma il tarlo che inizia a rodere è un altro: può succedere qui? Anche qui arriverà la guerra? Apparirà una bestemmia per quelle vittime in Ucraina, in Russia, a Gaza e in Israele, cui sarebbe bastato comunque aver salva la vita, ma il sentire ultimo nella Vecchia Europa è poter confidare in una vita tranquilla , nei progetti a venire per chi è giovane o nella prospettiva futura per figli e nipoti per chi non lo è più. Che vita li aspetta?
È duro ammetterlo, ma in verità la guerra è già qui, in Europa e ai suoi confini. Un caposcuola della musica pop scrisse mezzo secolo fa un inno memorabile del pacifismo. Immaginava un mondo senza più confini né religioni a dividere i popoli; all'obiezione di essere un sognatore si rispondeva: non sono il solo.
Non basta. Non basta il sospiro dei buoni sentimenti, non bastano le lucine agitate ai concerti, divenute un succedaneo delle candele accese nelle chiese all'illusoria consolazione dei preti.
Serve una forza reale che faccia argine al dilagare della guerra, serve una strategia. L'unica forza reale è quella del proletariato internazionale, l'unica strategia è quella comunista rivoluzionaria.
Lo ripetiamo: il nazionalismo è un vicolo cieco, che infatti si arroga il diritto di radere al suolo intere città oppure ha ceduto il passo al fideismo terrorista.
Solo l'unità rivoluzionaria del proletariato arabo, israeliano, ucraino, russo, europeo, americano, cinese e di tutto il mondo potrà fermare queste e le prossime guerre della crisi dell'ordine mondiale. Ricostruire l'internazionalismo, si può fare. Non è un compito facile, non è una vita tranquilla. Ma è l'unica via.