Il 22/09/23 12:34, sramota via Hackmeeting ha scritto:
> Io ringrazio della risposta @ilfautquiltombe se ancora sta leggendo.
>
> La mia non era una richiesta di educazione né una contropolemica. Sono
> una persona nata donna, so cosa significa avere un corpo di donna presso
> culture cattoliche fasciste e sessiste. Sono un'identità non binaria e
> guardo il mondo da un insieme di lenti che ora non devo elencare per
> avere la leggittimazione ad incuriosirmi dell'opinione dexx altrx o per
> condividere il mio punto di vista, anche se non richiesto.
Dai proviamo a ragionarci e non chiudere dicendo che vale tutto. Mi
ricorda l’uso della parola queer che si faceva decenni fa, un uso di
comodo fatto per non sollevare nessuna contraddizione. Mi dispiace
leggere “io la penso così e mi devi rispettare, passo e chiudo”.
Lo dico su di me per prima, sono nata e affogata negli stereotipi, il
processo di liberazione è lento e purtroppo a me non bastano due
etichette per sentirmi libera una volta per tutte (non ti sto accusando
di questo).
Non mi trovo molto a mio agio con le tassonomie e non so se sto
scrivendo bene questa email ma cerco di spiegarmi, scusami se vado per
le lunghe, non è facile.
>
> Certamente ció che anche @eresia aggiunge é chiaro e a mio parere
> comprensibile anche a diversi uomini cisgender in questo contesto. Ma le
> identità presenti sono tante e varie. Stiamo un po' attentx a rifarci a
> schieramenti binari in conteti in cui invece già si cerca di
> distruggerli, insieme.
>
> Io guardo a quell'immagine come a un essere androgino, asessuato in
> realtà. Le sue tette giganti non mi fanno pensare a quando vengo
> oggettificata, ma questa é solo la mia prospettiva, non nega la tua,
> sua, vostra. >
> Ho un immagine di Ishtar dove vivo che si tiene le tette con le mani
> come puntandole a chi la guarda. Seno per me spesso mi riporta a fertilità.
Credo che a monte del problema sessista ci sia un altro problema. Una
definizione troppo semplicistica di competenza nella elaborazione di
grafica o di immagini.
Le immagini non sono neutre. Si può imparare a leggere le immagini, come
si può imparare a leggere un testo e capirne il significato. Chi fa
grafica dovrebbe sapere leggere le immagini. Per questo chi si sente
offeso da quella immagine non accetta le giustificazioni da chi l’ha
prodotta.
Ma molte persone pensano che basti una buona mano, la capacità di usare
un software e che l’obiettivo sia solo fare un’immagine bella. In parte
è vero, serve anche quello, ma spesso con questa mentalità si corre il
rischio di diventare esecutori di immaginari eterodiretti, cassa di
risonanza di messaggi sessisti, razzisti etc. perché inconsciamente
acquisti. Giustificati da un’idea di piacevolezza dell’immagine
(concetto essenzialista, privo di fondamento).
Chi fruisce le immagine, di solito, le subisce senza farsi domande,
ritenendo che la sua parte sia solo quella di dire se un’immagine piace,
non piace o cosa ci vede. Atteggiamento di comodo o indotto. Il cui
presupposto è che bisogna essere artist*, espert*, capaci di disegnare
per capire un’immagine. Non è così. Continuando in questa attitudine si
diventa ciech* e abituat*. Per cui quando qualcuno obietta che qualcosa
non va in una immagine, altr* non si riescono a vedere, a capire perché.
(questo non giustifica nessuno).
L’immagine del manifesto ha influenze evidenti nei manga che sono tra le
forme di illustrazione più sessiste e misogine che esistono, frutto di
una mentalità nipponica ancora fortemente patriarcale. L’immagine di
Ishtar è molto lontana da quelle rappresentazioni. Gosth in the shell
non è esente da difetti simili, purtroppo.
Sono immagini da cui siamo colonizzat*, belline ma ricche di messaggi
orribili. L’immagine della locandina è fatta bene nel riprodurre
quell’immaginario nipponico ma prende come riferimento stilistico forse
il peggiore dei generi manga.
È gia stato detto in varie forme, dalla semplice osservazione delle
proporzioni della figura si possono capire delle cose. Il corpo è
infantilizzato. Gambe braccia e torace piccoli, quelli di una bimba.
Seno sproporzionato rispetto al torace e sesso pronunciato. C’è poi il
riequilibrio solito del manga, aumento della proporzione della testa e
degli occhi, (effetto pupazzoso e tenero). Provando a immaginare quella
figura come corpo esistente, come minimo sarebbe una persona che non
riesce a camminare (infatti vola). Il suo essere mostruoso, infermo,
fragile (sfruttato nei manga), potrebbe anche andare bene, se
rivendicato come mostro. Purtroppo credo sia, invece, quello che si
ritiene bello, la parte estetizzante.
Traspare qualcosa di mostruoso solo attraverso il prompt centrale, ma è
insufficiente e ambiguo in modo negativo.
Credo che per rendere inquietanti e provocatorie immagini stereotipate e
molto diffuse, bisogna tenere molto presente l’origine di quello
stereotipo ma anche e soprattutto fare un’attenta analisi su di sé e sul
proprio modello concettuale (lo dico per chi l’ha fatta). Se non si
fanno questi passaggi può accadere che si ottenga il risultato opposto a
quello desiderato. Non è affatto semplice, comporta un sacco di lavoro e
fatica, quasi sempre non riconosciuta.
Nell’immagine purtroppo domina l’eccessiva enfasi di determinati
aspetti. Aspetti usuali nel mercato manga, che ha molto fanservice
legato al desiderio eteronormativo spesso violento. Se ne parla da
tanto tempo soprattutto per i generi shōnen e seinen (genere della
locandina) e gli studi non mancano:
http://twatanabe.faculty.wesleyan.edu/student-work-from-my-courses/changing-perceptions-how-wakako-zake-is-fixing-gender-stereotypes-in-anime-by-shakeel-jessa/
Questa ipersessualizzazione comporta seri problemi di feticizzazione e
oggettivazione razzista e violenta delle donne asiatiche:
https://urge.org/an-open-letter-to-woke-weebs-that-consume-sexist-pedophilic-and-fetishistic-japanese-media/
Sulla femminilizzazione della IA o di assistenti vocali si è scritto
molto. Spesso usata dalle aziende, insieme alla razzializzazione, per
attenuare l’uncanny valley. Sembra che così gli utenti si sentano più
rassicurati nel considerare quegli esseri come inferiori o oggetti. È un
mondo di merda.
Questo studio lo spiega meglio:
https://mediarep.org/bitstream/handle/doc/14451/DIGITAL-CULTURE-AND-SOCIETY_4_1_2018_45-64_Mannisto-Funk_Sihvonen_Voices_from_the_Uncanny_Valley_.pdf?sequence=5
>
> Persone transgender che hanno fatto transizione anche con l'uso della
> chirurgia hanno seni simili al personaggio della locandina.
>
> Io avendo contatto con il mondo del bdsm, sex work e dell'alternative
> porn a volte percepisco alcune informazioni attraverso questi filtri. Ci
> sono umani che usano le proprie tette giganti per opporsi e sputare e
> distruggere il patriarcato. E ci sono umani che con penetrazioni anali
> stanno cambiando gli immaginari, i corpi e gli spiriti di questa umanità
> inquinata.
Se ci fosse stata l’intenzione di spostarlo su un immaginario porno
forse andava esplicitato disegnandola a gambe aperte e con il prompt tra
le gambe (magari eliminando la scritta enter ma più di nascita), molto
punk, mi avrebbe fatto molto ridere, questo avrebbe disturbato molte più
persone, forse di più le persone socializzate come uomini. Però è un po’
vecchio e ormai mainstream pensa a lady gaga e al video di Born This Way
Purtroppo però si è preferito associarlo a un angioletto. Anche in
posizione percettiva statica, inchiodata al centro dell’immagine da
enormi seni. Una scelta fatta per dare equilibrio alla figura instabile
ma purtroppo significa anche tanto altro.
Comunque anche nel mondo trans non è neutra la chirurgia di cui parli. A
questo proposito ci sono diverse autrici che parlano della loro
differenza collegandola alla contraddizione della violenza. Per esempio
un libro recente Detransition, baby di Peters Torrey (non è libro terf,
tutt’altro), mette in luce la contraddizione del mostrarsi fragili per
compiacere i soggetti socializzati come uomini che comporta una paralisi
nel difendersi da aggressioni e violenza, e un discredito della difesa.
Nella fantascienza ci sono altre autrici che hanno scritto proprio in
relazione una prospettiva non binaria, partendo dalla loro esperienza di
transizione.
C’è il Racconto dell’elicottero di Isabel Fall (che le è costato il
suicidio) in cui rappresenta il suo gender come un aereo da
combattimento. Oppure Unity di Elly Banks che parla dell’essere
multiplo. Poi tante altri e altre nella raccolta di racconti “il mio
genere è top secret”, immaginazioni e rappresentazioni molto diverse
(anche la copertina di questo libro è molto diversa
https://www.futurefiction.org/il-mio-genere-e-top-secret/ e stiamo
parlando di copertine di fantascienza che erano il peggio del sessismo
che ci fosse).
Quindi se si sta parlando di rispettare le differenze o riferirsi a
quelle differenze non mancano rappresentazioni non eteronormate. Avendo
letto chi ne ha parlato, da un punto di vista situato e consapevole
della propria transizione, mi sembra che le differenti raffigurazioni
non corrispondano molto a quella figura. Indipendentemente da questo non
credo comunque che la volontà di soggettività differenti sia tornare
alla visione eteronormativa/patriarcale (cioe i manga shōnen e seinen).
Usare l’accusa di visione binaria, a favore invece una visione
non-binaria più progressista, ma declinata come un “vale tutto”, in un
contesto prevalentemente di uomini cis-gender eterosessuali, potrebbe
portare a una auto-giustificazione e un’assenza di riflessione, un
acquietamento compiacente. Vedi come è stato usato il queer tanto tempo
fa. Per fortuna adesso se ne parla di più.
>
> Il mio sguardo sta seduto affianco al vostro, grazie delle vostre
> parole, io me ne torno in silenzio.
Non è mia intenzione offenderti ma solo parlarti, scrivere non è cosa
semplice e spesso non si riescono ad esprimere le proprie intenzioni.
Anche io parlo dalla mia bolla, ma non è detto però che debba essere a
tenuta stagna.
Uno sforzo di immaginazione forse può servire, immagina se ti trovassi
difronte a qualcuno che trova bella l’immagine di un fascio littorio,
perché la vuole usare per provocare, e non capisce perché ti
imbestialisci. Non credo saresti predisposta a spiegare che cosa non
funziona. Soprattutto se continua con... c’è scritto prompt, assomiglia
a quelle belle, significa un’altra cosa, non c’è niente di male, ce ne
sono tante in giro a Roma. In realtà è successo con la svastica nel punk
ma il risultato visivo dell'immagine era molto diverso.
Prova a guardare in quest’ottica la pretesa di spiegazione e le risposte
date.
>
> Take care, >
> sramota
>
>
Take care
lo
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