Autor: Andrea Collina Data: A: hackmeeting Assumpte: Re: [Hackmeeting] la mailing list di HM
Rispondo a questi ultimi interventi che mi sono sembrati interessanti e hanno aperto a nuove possibilitá ( anche senza queata intenzione).
La riflessione che vorrei suscitare è sulle forme di organizzazione in ambito politico ( suggeriaco la lettura del libro di Rodrigo Nunes, Neither Vertical nor Orizontal ).
Le organizzazioni informali ( inteso come non esplicitamente formalizzate) come quella che organizza HM e da vita ai molti progetti che vi convergono, hanno, e non possono non avere, dei livelli gerarchici di potere che non vanno demonizzati, ma che non si puó far finta di non vedere, soprattutto se mostrano i limiti delle loro possibilitá di progettazione e intervento. ( Questo appare dalle varie provocazioni il cui scopo era a mio avviso far venire allo scoperto le relazioni di potere, probabilmente per contestarle, o per scalzarle.. questa è una attivitá fondamentale di alcune persone per definirsi identitá "contro").
Altri interventi hanno chiarito come l'organizzazione dell'evento HM abbia funzionato piuttosto bene ( da parte di una minoranza collaudata di leader attivi che si accollano gli sbatti) e anche le assemblee siano produttive e cooperative svolgendosi secondo modalitá collaudate e ritualizzate rispettate da tutti coloro che vi partecipano fisicamente.
Il problema sorge nella forma della discussione e della partecipazione remota, che trova impossibile definirsi e darsi delle regole nella ML, e anche poi farle rispettare.
Il rapporto conflittuale sembra sorgere fra gli organizzatori di HM e alcuni dei suoi fruitori che non riconoscono ( o criticano-contestano) la funzione-ruolo degli organizzatori- leader. La facile presa ( e la prestesa di attenzione dei "bulli piangenti" ) è che non ci dovrebbero essere leader, che tutti contano uguale, che non ci sono ruoli riconosciuti, eletti... E tutta la retorica orizzontalista e antiautoritaria data per scontata.
Quello che Nunes propone, e che penso sia arrivato il momento di tematizzare, oppure anche decidersi a scomparire politicamente, è il tema della organizzazione politica, ovvero del potere nelle organizzazioni trasformative.
Il potere, inteso come potenza, capacitá trasformativa di attuare azioni, eventi, processi, è necessario e non è cosa di cui vergognarsi. Deve peró essere riconosciuto e condiviso dalla comunitá che lo esprime. Quando la leadership si cristallizza ( ed è inevitabile che succeda) in forme non esplicite, è necessario che questa leadership venga rimessa in discussione e ottenga nuovo consenso. Per questo occorrono sempre rinnovati processi costituenti e strutturanti ( nelle organizzazioni ci sono confronti, congressi, elezioni, dibattiti, scontri, acclamazioni...).
Il tema del potere è interno all'hacking, che esso stesso è una dinamica di potere, di contro-potere. La forte carica individualista presente nella storia della cultura hacker si confronta con la dimensione collettiva senza la quale non c'è un possibile orizzonte comune di emancipazione.
L'invito che vi faccio è a trovare delle forme organizzative, anche usando strumenti dell'informatica, per andare oltre il volontarismo dell'autosfruttamento ( chi lavora di più gratuitamente decide) e la ritualitá assembleare (chi sa usare meglio i codici condivisi viene riconosciut*come leader e diviene portavoce) per progettare e attuare la trasformazione che vogliamo. Anche per capire: che trasformazione vogliamo? Saremmo in grado di farla funzionare?