[Socicdpsett] Apericenema

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Autor: Soci CdP Settignano
Data:  
Para: socicdpsett
Assunto: [Socicdpsett] Apericenema
*Cari soci*


*eccovi il terzo il appuntamento del venerdì con apericena e
Cinemanemico. Come di consueto vi chiediamo di prenotare dato il numero
limitato di posti (30) consentiti dalle misure anticovid e di presentarvi
puntuali alle ore 20.00*
*Il film di venerdì 23 sarà:*

“Polytechnique” di Denis Villeneuve

6 dicembre 1989. Un ragazzo di nome Marc Lépine si reca presso l’École
Polytechnique, il Politecnico di Montréal, e spara a 28 persone,
uccidendone 14. Le vittime sono tutte donne. Prima di fare fuoco, Lépine
afferma di essere lì per un motivo specifico: combattere il femminismo. Nel
2009, a vent’anni dal massacro, *Denis Villeneuve* realizza con
*Polytechnique* il suo personale tributo alle vittime di quella terribile
giornata. Sebbene la pellicola sia stata recepita freddamente in Québec,
giudicata come un’opera giunta troppo presto e che «rievoca troppi ricordi»
(cfr.
<https://archive.is/20101023220959/http://www.nationalpost.com/related/topics/Montreal+massacre+film+brings+many+memories/1228750/story.html>),
il regista canadese ha difeso il valore del proprio lavoro ribadendo a
parole quello che già le immagini del suo film presentano con chiarezza: il
cinema non è solo intrattenimento, ma è un’arte che ha anche il dovere
specifico di riflettere la realtà delle cose.

Così, *Polytechnique* (girato interamente in bianco e nero) rievoca la
tragedia di Montréal partendo dal punto di vista preciso delle vittime
stesse, presentato sin dall’*incipit* del film. In apertura, infatti,
Villeneuve si sofferma sulle attività quotidiane degli studenti durante una
normale giornata di studio presso l’università canadese. Presto, queste
vengono interrotte dagli improvvisi spari di Lépine (interpretato da *Maxim
Gaudette*). La reazione è incredibilmente umana: inizialmente, Villeneuve
non mostra allo spettatore urla e fughe disperate, ma solo lo stupore degli
studenti di fronte all’incombere di un evento impensabile e imprevedibile.

Il *focus* sull’aspetto umano viene presentato in numerose altre occasioni
durante l’opera. In particolare, Villeneuve decide di raccontare la vicenda
attraverso il vissuto di due studenti specifici: Jean-François (*Sébastien
Huberdeau*) e Valérie (*Karine Vanasse*). In questo modo, la
contestualizzazione dell’evento non solo viene arricchita dalle due
esperienze individuali, permettendo così allo spettatore di seguire lo
sviluppo dell’azione del *killer* in diversi momenti e luoghi, ma allo
stesso tempo il regista canadese ci permette di affrontare il dramma dal
suo lato più umano. Allo spettatore viene permesso di costruire
progressivamente una vera e propria relazione empatica con i due ragazzi,
rompendo la barriera del fittizio (per rispetto alle vittime i personaggi
non corrispondono a persone reali, come indicato in una didascalia
all’inizio del film) e realizzando in questo modo una connessione implicita
tra la sofferenza di chi era davvero presente quel giorno e la ricezione di
tale sofferenza attraverso l’immagine cinematografica, che si trova
pertanto a svolgere una funzione testimoniale.
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