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Autore: Carmine De Angelis
Data:  
To: pacifistat
Oggetto: [Pacifistat] Effetti drammatici del cambiamento climatico anche sulle epidemie

Effetti drammatici del cambiamento climatico anche sulle epidemie

Stella Levantesi

29.05.2020

https://ilmanifesto.it/effetti-drammatici-del-cambiamento-climatico-anche-sulle-epidemie/


Nell’arco di pochi giorni, un’area pianeggiante dell’Asia centrale, in
Kazakistan, si ricoprì di centinaia di migliaia di carcasse di una
piccola antilope dal muso oblungo, chiamata saiga.
Era maggio 2015 e un gran numero di esemplari di saiga si erano radunati
nella pianura della steppa per partorire insieme i propri cuccioli, in
modo tale da essere meno vulnerabili ai lupi, loro predatori.
Fino agli anni 2000, la saiga è stata braccata per le corna e la carne
fino alla quasi estinzione. Nel 2001 la specie è stata inserita nella
Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura
(IUCN) come categoria a rischio critico di estinzione (critically
endangered ndr).
Fino al 2015, il lavoro di conservazione di governi, scienziati e ONG
stava dando i suoi frutti; il numero complessivo di saiga era passato
dai circa 50.000 esemplari all’inizio degli anni 2000 ai 300.000
all’inizio del 2015.
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention statunitense
(CDC), nel maggio del 2015 ne sono morte circa 200.000, due terzi della
popolazione mondiale di saiga.
L’episodio di morte di massa delle saiga ha dato luogo a numerose
interpretazioni cospirative.
Cosa era stato ad ucciderne così tante e in così poco tempo? Alieni?
Radiazioni? Avvelenamento?
Alla fine gli scienziati individuarono il colpevole: un microbo.
*Pasteurella multocida è un batterio che abita le tonsille delle saiga*,
per secoli questa antilope è stata un ospite ideale per il pasteurella.
Improvvisamente, però, nel 2015, il batterio ha proliferato, è emigrato
nel sangue, da lì nel fegato, nei reni e poi nella milza. “Una
setticemia emorragica causata da Pasteurella multocida sierotipo B
innescata da condizioni ambientali”, spiega il CDC riguardo all’episodio
che ha portato alla morte di massa delle saiga.
Ma cosa aveva spinto il batterio a comportarsi diversamente dal solito?
Quali erano queste “condizioni ambientali”? Un caldo e un livello di
umidità più alti della media e particolarmente inusuali per la regione.
Il tasso di umidità nell’estate 2015 fu il più alto registrato dal 1948.
Il giornalista scientifico Ed Yong su The Atlantic ha scritto che il
clima è stato “il grilletto” e Pasteurella “il proiettile”.

Ciò che è allarmante di questo episodio è che potrebbe non trattarsi di
un caso isolato. Ciò che è inquietante è che un qualsiasi patogeno,
presente in altri mammiferi, incluso l’essere umano, potrebbe essere
innescato in maniera simile da alterazioni climatiche.

*Con il termine “patogeno” si intende una vasta gamma di agenti che
possono causare malattie,* tra cui i virus, i batteri, i germi
parassitari e i funghi.
L’impatto del cambiamento climatico sugli agenti patogeni può essere
diretto, influenzandone la sopravvivenza, la riproduzione e il ciclo di
vita, o indiretto, influenzandone l’habitat.
Di conseguenza, non solo la quantità, ma anche la distribuzione
geografiche e stagionale degli agenti patogeni può cambiare.
*Il termine “ospite”, invece, si riferisce a un animale o all’essere
umano all’interno del quale risiedono gli agenti patogeni *causa della
malattia. *Un “vettore”, invece, è un organismo, come una zecca o una
zanzara, che può trasmettere un agente patogeno da un ospite all’altro.*
La geografia e il cambiamento nelle popolazioni dei vettori sono
strettamente correlati ai cambiamenti climatici.
Questo significa che *il cambiamento climatico può causare alterazioni
nella portata e nell’intensità delle malattie infettive attraverso i
suoi impatti sugli agenti patogeni, sugli ospiti e sui vettori.*

**
Il cambiamento climatico sta anche riportando in vita antichi agenti
patogeni. In un articolo su Duegradi, un magazine sul cambiamento
climatico, ho raccontato un episodio risalente al 2016, quando in un
angolo remoto della tundra siberiana, sulla penisola di Yamal nel
Circolo Polare Artico, morì un bambino e almeno venti persone furono
ricoverate dopo essere state infettate dall’antrace, un’infezione acuta
causata dal *batterio Bacillus anthracis.*
Un’ondata di calore durante l’estate aveva scongelato il permafrost e,
insieme ad esso, una carcassa di renna infettata dall’antrace oltre 75
anni prima.
Più di duemila renne che pascolavano nelle vicinanze sono state
contagiate dalla malattia e sono morte.
Generalmente, l’antrace si manifesta come malattia endemica in animali
erbivori selvatici o domestici, ma può anche svilupparsi nell’uomo per
esposizione ad animali infetti, tessuti di animali infetti, inalazione
di spore del batterio o ingestione di cibo e acqua contaminata – proprio
com’è accaduto nel 2016.


Nel caso del SARS-CoV-2 che causa la Covid-19 si è parlato di come la
distruzione sconsiderata di terre da parte dell’uomo, la deforestazione
e una conversione aggressiva di terre naturali a fini economici abbiano
permesso una maggiore prossimità dell’uomo agli ecosistemi naturali.
*L’interferenza dell’uomo nella natura ha, così, permesso ai virus di
passare dall’animale all’uomo. *Ma non è solo l’effetto spillover a
doverci preoccupare.
*Il cambiamento climatico sta esacerbando la diffusione delle malattie
infettive, sia di tipo batterico che di tipo virale. *Ignorare la
connessione tra il cambiamento climatico e le epidemie è un grave errore.
Il riscaldamento globale sta alterando gli equilibri degli ecosistemi.
Il clima caldo e instabile, le alte temperature e le precipitazioni
irregolari rendono molte regioni nel mondo particolarmente vulnerabili
al contagio.
*Molte delle malattie infettive più comuni, e in particolare quelle
trasmesse dagli insetti, sono molto sensibili alle variazioni
climatiche.* Sappiamo, per esempio, che le infezioni che si trasmettono
attraverso l’acqua, il cibo o vettori come zanzare e zecche sono molto
sensibili alle condizioni climatiche e meteorologiche. *In molte regioni
del mondo, condizioni estreme di caldo e umido rendono più facile la
trasmissione della malaria, la dengue, la chikungunya, la febbre gialla,
il virus Zika, il virus del Nilo occidentale e la malattia di Lyme.*
Arthur Wyns, esperto di cambiamento climatico per l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) scrive su Scientific American che il clima
sta aggravando gli impatti negativi della malaria sulla salute ampliando
la portata della zanzara Anofele, il vettore che la diffonde, e
allungandone la stagione di riproduzione, esponendo così un maggior
numero di persone a rischio di trasmissione.
Anche la malattia di Lyme, diffusa dalle zecche, sta aumentando la sua
portata e la stagionalità in molte parti del Nord America e dell’Europa,
mentre il colera e la criptosporidiosi sono in aumento in condizioni di
siccità o inondazioni più frequenti.
*Gli eventi climatici estremi, inoltre, possono avere un effetto
significativo sulla distribuzione delle malattie infettive.*
Analisi riportate dall’OMS hanno dimostrato che il rischio di epidemia
di malaria aumenta di circa cinque volte dopo El Niño.
Gli eventi meteorologici estremi possono produrre altri effetti a
cascata, sostiene l’Earth Institute della Columbia University, che, a
loro volta, possono influenzare la diffusione di una malattia infettiva.
Il calore e la siccità possono fare da combustibile per gli incendi
boschivi che frammentano le foreste e avvicinano la fauna selvatica
all’uomo.
La siccità e le inondazioni influenzano la resa dei raccolti,
potenzialmente causando un alto tasso di malnutrizione, che rende le
persone più vulnerabili alle malattie e le costringe a trovare altre
fonti di cibo.
Le inondazioni possono fornire terreno fertile per gli insetti e causare
contaminazione dell’acqua, portando alla diffusione di malattie
diarroiche come il colera.
Inoltre, le condizioni meteorologiche estreme possono alterare i
delicati rapporti tra predatori e prede, e quindi anche quelli con
parassiti portatori di agenti patogeni come topi e zanzare.
*Alcuni scienziati ritengono che il cambiamento climatico abbia avuto un
ruolo fondamentale anche nell’epidemia di Ebola.*
*Non è un caso, infatti, che stagioni secche seguite da forti piogge che
favoriscono la produzione di frutta in abbondanza abbiano coinciso con
la diffusione dell’epidemia nei paesi africani più colpiti. Quando la
frutta è abbondante, le scimmie e i pipistrelli, che secondo gli
scienziati sono i portatori del virus dell’Ebola, si riuniscono per
mangiare, offrendo al virus l’opportunità di saltare da una specie
all’altra.*
*Gli esseri umani, poi, possono contrarre la malattia mangiando o
maneggiando un animale infetto, come una scimmia. *Secondo Kris Murray,
ricercatore della EcoHealth Alliance, ong di ricerca sulle malattie
infettive emergenti, il cambiamento climatico gioca un ruolo cruciale
nell’aumento del rischio di Ebola.
Quasi il 50 per cento dei focolai di Ebola sono stati direttamente
collegati al consumo e alla manipolazione della carne di animali
selvatici. Il punto, insomma, è che un clima alterato ha conseguenze
fondamentali per la salute degli esseri umani.
Ma le malattie infettive non sono l’unica conseguenza.
Tra i gravi impatti dell’emergenza climatica che ogni anno causano
migliaia di morti ci sono l’inquinamento, le alluvioni, gli incendi, gli
eventi meteorologici estremi e la sicurezza alimentare. Altre
conseguenze includono ripercussioni sulle allergie e sulla salute mentale.
Il cambiamento climatico e la COVID-19 sono entrambe minacce attuali per
la salute pubblica, sebbene si stiano manifestando con tempi diversi. Ed
entrambe richiedono un’azione tempestiva che fornisca una rete di
sostegno e protezione a lungo termine per tutti, soprattutto per le
comunità più vulnerabili della società.