Re: [Pacifistat] sulla "piazza democratica" delle Sardine a …

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著者: Carmine De Angelis
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To: pacifistat
題目: Re: [Pacifistat] sulla "piazza democratica" delle Sardine a Firenze. comunicato CPA Firenze-sud
già che questo santori si fa il giro dei tutti talk tv e ha detto che
all'inizio gli piaceva renzi dimostra che è un povero deficiente


Il 06/12/2019 10:47, Cristiano Marini ha scritto:
> https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Fwww.infoaut.org%2Fapprofondimenti%2Fcaro-compagno-che-schifi-le-sardine&e=3cfb7ead&h=dd134f32&f=y&p=y
>
>
> ----- Messaggio originale -----
> Da: Roberto Badel <robadel@???>
> A: pacifistat <pacifistat@???>
> Inviato: Fri, 06 Dec 2019 10:13:04 +0100 (CET)
> Oggetto: [Pacifistat] sulla "piazza democratica" delle Sardine a Firenze. comunicato CPA Firenze-sud
>
>
> SU PIAZZA DELLA REPUBBLICA, LA BANDIERA ROSSA E ALTRO…
>
> “Fatta allontanare una bandiera rossa con falce e martello dalla Piazza
> delle Sardine a Firenze”.
> Questo probabilmente è l’unico contenuto politico che gli organizzatori
> della Piazza delle Sardine a Firenze sono riusciti a far emergere.
> Davvero una bandiera rossa, un simbolo, fa così tanta paura? Ma
> soprattutto… a chi fa così tanta paura?
>
> Ci teniamo a precisare che abbiamo deciso di abbassare la bandiera che
> un nostro compagno aveva issato pochi minuti prima perchè avevamo a
> cuore che quello non diventasse il tema della piazza, che la
> manifestazione andasse avanti, ma anche che il compagno non ha mai
> abbandonato la piazza ed è rimasto dov’era fino alla fine della
> manifestazione.
> Era comunque importante che la piazza si esprimesse su altro e avrebbe
> potuto farlo considerata la presenza di un palco e di un microfono che,
> data la spontaneità della piazza, tutti pensavano fosse un microfono
> aperto. Ma così non è stato e ora gli organizzatori ci vengono anche a
> dire che sarebbe rimasto chiuso per colpa di quella bandiera… ma fateci
> il piacere!
> In diversi, oltre a noi, si sono avvicinati al palco chiedendo di
> parlare e sono stati liquidati bruscamente.
> A prendersi questa responsabilità è stato Mattia Sartori,
> “l’organizzatore degli organizzatori”.
> Ben presto però la sua sicurezza ostentata è diventata imbarazzo:
>
> “Perchè non posso parlare?”
> “Perchè non so quello che vuoi dire?”
> “Ma questo è un ragionamento che è in contraddizione con la libertà
> d’espressione che professate dal palco. Siamo già alla censura?”
> …silenzio…
> “Perchè non posso parlare?”
> “Perchè non so chi sei!”
> “Sono un operaio. Te nella vita che fai?”
> “Io sono un economista!”
> “Ancora una volta un economista non vuol far parlare un operaio…mi pare
> una storia già sentita, non credi?”
> …silenzio…
>
> Alla fine però il microfono ce lo siamo preso ed abbiamo potuto
> esprimere ciò che avevamo già espresso in migliaia di volantini che
> Firenze Antifascista aveva distribuito in piazza.
> La piazza è esplosa in un fragoroso applauso quando la compagna ha
> concluso il suo intervento con una citazione di Che Guevara : “…solo un
> sentimento supera l’amore per la Libertà ed è l’odio verso chi quella
> libertà vuole togliercela!”
> A quel punto, e dopo un goffo intervento di Matilde, una delle
> organizzatrici, che ha cercato di evangelizzarci spiegando perché “non
> si debba odiare”, il microfono è definitivamente scomparso dal palco, è
> stata lanciata “Bella Ciao” e poi la musica uscita dalle casse ha
> definitivamente segnato la fine di ogni possibilità di altro intervento
> e confronto.
> A noi peró vien da pensare: tre lavoratori al giorno muoiono sul lavoro,
> le scuole crollano in testa agli studenti, si muore perché un ponte
> autostradale si sgretola e viene giù, muori di cancro se vivi vicino ad
> incenaritori, discariche o fabbriche come l’Ilva, muore in mare chi
> scappa dalle guerre, si muore di violenza sessista e fascista…se i
> responsabili di tutto questo non dobbiamo odiarli qualcuno ci puó
> suggerire quale sentimento provare nei loro confronti? Perché
> sinceramente di “abbracciarli e ballarci assieme” come diceva la povera
> Matilde non ne avremmo troppa voglia…
>
> Giusto per rimanere in tema, la stampa si è lanciata “a pesce” sulla
> notizia della bandiera.
> Non ci stupisce che questa sia girata ma vorremmo sottolineare il modo
> in cui è stata impacchettata: la censura, il rifiuto, l’allontanamento
> dell’ipotesi che quelle piazze possano sviluppare un livello di
> politicizzazione piu’ alto, un messaggio tranquillizzante per la classe
> politica affinchè quel movimento non possa ritagliarsi un proprio spazio
> di autonomia e dibattito al di fuori del quadro politico dato, che la
> massa debba accettare l’idea di rimanere dentro ad un recinto, o a delle
> reti, che altri hanno costruito per lei senza alcuna velleità di
> emancipazione.
>
> Ciò che dai video non si vede sono tutte le persone che hanno battutto
> le mani quando la bandiera è stata issata dopo aver cantato “Figli della
> stessa rabbia” ma si sentono bene le parole di Manlio, un altro degli
> organizzatori: Siamo una piazza democratica…senza simboli…senza violenza…”
>
> Pensiamo che in una “piazza democratica” debba esser data la possibilità
> di esprimersi e palesarsi a tutte le componenti che la compongono, ma
> forse, ancora prima, dobbiamo chiederci a quale tipo di democrazia di
> riferisca l’organizzatore perchè abbiamo il sentore che questo ragazzo
> di 20 anni abbia assorbito e fatto propria “la democrazia” e la forma
> che essa ha assunto nella realtà che lui ha vissuto: una democrazia in
> cui un gruppo ristretto di organizzatori, eletti o autoproclamatisi essi
> siano, cala dall’alto parole e contenuti, pochi e confusi, su una massa
> realmente spontanea e sincera.
>
> “Senza simboli” veniva detto. In altre piazze organizzate d’Italia dalle
> Sardine è stato esposto il simbolo dell’Unione Europea, ma in che quel
> caso gli organizzatori non hanno avuto niente da dire.
> Il simbolo dell’Unione Europea non rappresenta uno spazio geografico, ma
> un preciso spazio politico che si qualifica attraverso le politiche di
> austerità e che in Italia si è concretizzato nella legge Fornero, nel
> Jobs Act, nella cancellazione dell’art.18, nel decreto sicurezza
> Minniti-Orlando, nella privatizzaizone dei servizi pubblici. Allora quel
> “senza simboli” si traduce in altro: alcuni simboli si ed altri no! Ma
> chi è a deciderlo? Su quali basi? Non si è capito ancora che il
> sovranismo trova linfa proprio nelle poltiche d’austerità? Non si è
> capito ancora che sono due facce della stessa medaglia e che si
> spalleggiano a vicenda?
>
> “Senza violenza” veniva detto. Gli organizzatori hanno accostato la
> violenza alla bandiera rossa e all’antifascismo qualificandola come
> “provocazione di sinistra al pari di quelle della destra e di Salvini”.
> Ancora una volta siamo alla logica degli “opposti estemismi” che ricalca
> la logica con cui sempre l’Unione Europea ha votato una risoluzione in
> cui equipara il nazifascismo e il comunismo. Un’affermazione che se
> dovessimo qualificare con un modo di dire popolare “è proprio
> democristiana”.
> Ma gli organizzatori, che negano il microfono cantando “Bella Ciao”,
> sanno di che colore fosse la bandiera che i Partigiani fiorentini
> impugnavano quando l’11 agosto del 1944 liberarono Firenze?
>
> Il quadro che abbiamo davanti è molto piu’ complesso e variegato di
> quanto sia emerso dal palco di Piazza della Repubblica e allo stesso
> tempo svilisce il significato e le potenzialità di quella Piazza. Siamo
> davanti ad una massa quantitativamente importante che in modo positivo e
> genuino riempie uno spazio politico, ma a questa massa viene negata la
> possibilità di un confronto assembleare come abbiamo visto in tante
> altre piazze: a Madrid, a Barcellona, ad Atene e nelle realtà
> nordafricane nelle piazze della cosiddetta “Primavera Araba”.
> Da parte degli organizzatori vediamo una spasmodica ricerca
> dell’esposizione mediatica, il frenetico viaggiare da una piazza
> all’altra per gestire palchi e microfoni ma non vediamo la stessa
> ricerca di confronto con la base di cui si dichiarano rappresentanti. Ci
> sembra che questi spazi siano ancora piu’ risicati di quanto non fossero
> quelli che hanno visto la nascita del M5S.
> Ci sembra che oggi gli organizzatori abbiano la ferma volontà di far in
> modo che questo sia e rimanga un “movimento d’opinione” che troverà il
> suo naturale sbocco in qualche tornata elettorale.
> Ma veramente le migliaia di Sardine scese in piazza in queste settimane
> vogliono solo questo?
> Ci sembra poi che gli elementi di novità proposte dagli organizzatori
> siano solo superficiali, ma guardando in modo un poco piú attento la
> realtà sia ben diversa.
> Ormai da tempo assistiamo alla sostituzione delle idee con le persone,
> delle proposte con i leader, del dibattito con la faccia presentabile.
> Ormai da anni assistiamo al tentativo di togliere alle piazze ogni
> riferimento storico, politico e culturale.
> Ormai da anni assistiamo alla semplificazione sempre più marcata di ogni
> contenuto con l’obiettivo di essere in tanti.
> L’impronta che gli organizzatori vogliono dare al movimento ci sembra
> proprio questa. Un’impronta anch’essa populista che eleva a problema dei
> problemi “i toni della politica” guardando alla forma e senza badare a
> sostanza e contenuti.
> Ma per fare cosa?
> Ma dove sarebbero le novità?
>
> Dalle tv abbiamo sentito piú volte Sartori dire che il movimento deve
> “far riflettere” la sinistra. Ma lui e gli altri organizzatori hanno
> riflettuto sul fatto che la destra si è trovata davanti un’autostrada
> proprio da quando i partiti storici della “sinistra istituzionale” hanno
> scelto di rinnegare i propri simboli e in propri valori?
> Sartori sostiene che il messaggio di quelle piazze siano “i corpi”
> stessi presenti in quelle piazze: ma allora perchè una bandiera suscita
> tanto scalpore e non la presenza del sindaco Nardella che incarna
> un’idea precisa e complessiva di spazio pubblico, schiacciato e
> trasformato dall’opprimente retorica del decoro?
>
> Noi crediamo che questa realtà possa emergere solo attraverso il
> confronto e la dialettica assembleare e che se esistono divergenze e
> posizioni differenti sarebbe giusto e necessario avessero modo di
> confrontarsi ed essere affrontare e sviscerate.
> Vorremmo ci si confrontasse sulle condizioni di lavoro, sulla sicurezza
> sul lavoro, vorremmo palare di scuola, vorremmo parlare dei decreti
> sicurezza, vorremmo si parlasse di come sostenere le lotte degli operai
> che vedono chiudere le loro fabbriche come sta succedendo per esempio
> alla Bekaert, vorremmo si parlasse del TAV, dell’Ilva, del cambiamento
> climatico, delle aggressioni fasciste, razziste, omofobe, sessiste.
>
> Perchè gli organizzatori hanno voluto e continuano a negare
> quest’ipotesi? Inutile altrimenti cantare “Bella Ciao” e sbandierare la
> carta costituzionale se poi si viene meno ai principi della libertà
> d’espressione e confronto.
>
> Quella bandiera stava lí a rappresentare questo: un’idea complessiva di
> ciò che non vogliamo di questa società e la spinta a cercare di
> costruirne una che superi le logiche dello sfruttamento, delle
> disuguaglianze e della guerra.
>
> Visto che dal palco di Piazza Repubblica sono state fatte alcune
> citazioni vogliamo chiudere aggiungendone una ulteriore di Bertold
> Brecht: “tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della
> violenza degli arigini che lo costringono”.
>
>
> Centro Popolare Autogestito fi*sud
>
>
> https://urlsand.esvalabs.com/?u=http%3A%2F%2Fwww.cpafisud.org%2Fsu-piazza-della-repubblica-la-bandiera-rossa-e-altro%2F&e=3cfb7ead&h=9a592a43&f=y&p=y
>
> _______________________________________________
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