EPPUR SI MUOVE?
Auguri alla nostra bella piccola città che già alla prima e unica tornata
elettorale amministrativa ha scampato allaccrocchio della destra
fascioleghista, casapoundista, andareoltrista, altritalista e compagnia
cantante. In un quadro nazionale e purtroppo anche salentino che vede
lombra dellonda nera montante del salvinismo con la Lega primo partito
anche a Lecce con quasi il 23 % che in maniera schizoide si frantuma nel
livello amministrativo. Segno che per molto elettorato si tratta di servire
due padroni o anche tre, tra famiglie interessi e clientele. Nessuno può
rimuovere che nei fatidici 18 mesi della passata consiliatura Salvemini
dovette fruire di apporti fascioleghisti, ora soltanto di apporti dallex
ragazzo prodigio della destra alternativa Alessandro Delli Noci ed alcuni ex
forzisti, senza il cui apporto sarebbe stata dura. Le divisioni della destra
cittadina, a livello di fazioni parafamiliari in lite, e la mancanza di una
nuova egemonia della destra in rapida ristrutturazione, hanno consentito la
loro sconfitta elettorale.
Tutto è bene quel che finisce bene? Si e no. Il civismo come fatto
prepolitico (le fazioni cittadine) e come fatto postpolitico (nessuna
distinzione tra destra e sinistra) è un tratto distintivo della giunta
Salvemini-Delli Noci. Per semplificazione giornalistica si parla di
centrosinistra, ma gli stessi attori politici ne parlano come di unalleanza
civica-progressista-moderata. La frustrazione della città democratica, il
soggettivismo di provincia, il familismo in salsa perbenista, il senso
dellaffluenza personale e professionale, hanno giocato un loro ruolo. Con
questo voglio rimarcare che lanomalia e leccezionalismo leccese
permangono, che la crisi del blocco storico urbano non trova unalternativa
limpida e trasparente. Certo la legalità, la competenza, lonestà, ma non
sono criteri autosufficienti di azione pubblica progressista. La precedente
amministrazione cittadina non volle accettare quello che persino Emiliano ha
promosso per la sua giunta regionale, così come una caterva di Comuni grossi
e piccoli: che nessuno spazio pubblico e convenzione o protocollo dintesa
venga concesso a organizzazioni neofasciste e razziste. La riproporremo
questa mozione, pubblicamente.
La sinistra cittadina ha coraggiosamente difeso uno spazio di autonomia
culturale e di soggettività, gliene va dato atto, al di là del risultato che
sarebbe stato diverso in caso di apparentamento rifiutato per motivi
inconsulti. Adesso dovrà mettere le mani sulle vertenze urbane, i movimenti
sociali di massa, la difesa dei beni comuni, la difesa degli spazi sociali e
culturali autorganizzati, che hanno solo trovato ostilità e chiusura sinora.
Parlare di città pubblica e disporsi a subire una massa di privatizzazioni,
dai parcheggi privati alla marina di S. Cataldo, dallex palazzo storico
delle Poste a quantaltro, non è bello. Siamo in un Comune in stato di
pre-dissesto finanziario e indebitato per i prossimi decenni, con danni sul
corpo vivo della città, dallinutile filobus al polo mercatale lasciato
languire, dalla darsena della marina leccese bloccata da anni e priva di
servizi e vivibilità, ai primi posti in alto per tacchinaggio delle multe e
per esosità delle tasse sulla spazzatura. Soltanto la magistratura ha
cominciato a far luce sul voto di scambio che è costitutivo dello stesso
blocco urbano leccese. La dialettica vertenze urbane/nuova amministrazione
sarà la cartina di tornasole della nuova amministrazione, e non la vuota
retorica progettante. La democrazia urbana è un esercizio continuo di
autoapprendimento e di partecipazione, che lo capisca infine anche Salvemini
e il suo braccio destro, oltre agli autorevoli entourage politicisti che gli
stanno attorno.
Silverio Tomeo
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