Autore: Ettorre G. Data: To: hackmeeting Oggetto: Re: [Hackmeeting] social network e politica
Già tante cose vere.
Il Ven 23 Mar 2018, 10:35 POTA <fermopermanutenzione@???> ha
scritto:
> Non è mia intenzione mitizzare il web 1.0 sia ben chiaro (la tecnologia
> – lo sappiamo - non è ne buona ne cattiva) ma da un mondo che è
> coscientemente passato dal p2p (libero, gratuito, condiviso e
> decentralizzato) allo streaming a pagamento gestito dalle solite 4
> multinazionali (con programmazioni – tra l’altro - limitate e di dubbia
> qualità) mi aspetto delle spiegazioni.
> So che esistono battaglie apparentemente più importanti da portare
> avanti ma se è vero che “è nel vissuto che si costruisce l'antagonismo e
> non nei grandi eventi mediatici del movimento”; anche questo è uno dei
> tanti tasselli da aggiungere alla propria ricostruzione.
>
> Nulla di nuovo sotto al sole circa le ultime rivelazione di cambridge
> analytica.
>
> Vorrei invece soffermarmi sull’uso di internet nella storia da parte dei
> movimenti antagonisti. Ci renderemmo così conto dell’enorme passo
> indietro che è stato fatto negli anni a livello di approccio critico e
> consapevole a quello che è a tutti gli effetti il più potente media di
> regime mai esistito.
>
> I precedenti son stati giornali, radio e televisione (e già questo
> raffronto dovrebbe dar l’idea della portata della cosa) a cui si è
> risposto con riviste antagoniste, radio libere, televisioni di strada.
>
> Di seguito uno stralcio di quel che si poteva trovare online (e che si
> aveva ben chiaro) nella metà degli anni 90; molto prima che pc e
> internet diventassero di uso comune (facebook - in italia – ha iniziato
> a diffondersi dopo il 2008):
>
> > “Una delle battaglie sostanziali che si va a combattere oggi è quella
> sulla conoscenza, sull'informazione, sul diritto alla comunicazione.
> > I media ufficiali [mainstream media - corporate media], sono posseduti
> dalle grandi aziende, dalle multinazionali, meno di 20 corporation
> detengono la maggior parte del mercato dei media. I media, le pubblicità,
> l'entertainment dominano le nostre vite, condizionano le nostre scelte e le
> nostre priorità, ci manipolano, dettano quello che si può dire e quello che
> non va detto.
> > Mentre sei impegnato/a a vederti un telefilm o mentre discuti
> appassionatamente sul rendimento di questo o quel calciatore, dei ricchi ed
> avidi bastardi sono occupati nel distruggere il pianeta e supersfruttare le
> persone per il loro insaziabile profitto.
> > Certamente Internet è un mezzo di comunicazione rivoluzionario che può
> mettere fortemente in discussione il potere di propaganda dei media
> ufficiali, fornendo, ad ognuno di noi, la possibilità di distribuire
> informazione a costi molto bassi e al di fuori dello stretto controllo
> dell'autorità. Internet è il mezzo per lo scambio di informazione globale,
> nel New World Order, nell'economia globalizzata, i suoi contenuti non sono
> di proprietà di nessuna multinazionale (anche se ovviamente si stanno
> attrezzando per questo)... puoi accedere al nostro sito con la stessa
> faciltà con cui accedi a quello della Disney Corporation. Ma ci rendiamo
> perfettamente conto che per gran parte degli abitanti di questo pianeta
> anche fare una semplice telefonata è cosa difficoltosa, e che chi accede
> alla rete fa parte di un'elite, anche nei paesi del Nord del Mondo. Un
> movimento che vuole abbattere la disuguaglianza non può non tenerne conto.
> Per questo, al di là delle facili mitizzazioni operate dai giornalisti e
> dagli ingenui, sull'organizzazione del conflitto on-line restiamo
> fortemente motivati nel nostro sostegno e nell'interazione con tutte le
> forme di comunicazione radicale dal basso come radio di movimento,
> giornali, stampa underground, musica autoprodotta che poi possono anche
> trovare su Internet una strada per superare i problemi di distribuzione,
> diffusione, circolazione.
> >
> > L'informazione è potere!
> > L'informazione deve essere libera! “
> [fonte: http://www.tmcrew.org/]
>
> Uno dei punti saldi era che l’informazione dovesse essere libera e senza
> intermediari di alcun tipo.
>
> Quel che emerge è che quando internet e pc – in italia – erano
> appannaggio di pochi ma agguerriti (e paranoici) hacari che popolavano
> l’underground cyberpunk italiano; gli spazi sociali – forse e
> proprio grazie all’influenza di questi personaggi – avevano
> coerentemente I loro siti su ecn [1] – che
> era praticamente l’unica piattaforma antagonista.
>
> Ora che internet e pc (ma anche I più invasivi e pericolosi smartphone)
> sono alla portata di tutti e sono entrati nelle nostre vite a livelli di
> intimità inauditi finora, pare che l’approccio critico e le misure
> messe in atto siano inversamente proporzionali alla diffusione e
> all’influenza di questi strumenti.
>
> Sempre meno siti di spazi sociali sono ospitati su piattaforme
> antagoniste – che nel frattempo sono aumentate (ecn, autistici,
> tracciabi.li , riseup) e sempre più spazi abbandonano la loro presenza
> sull’internet più o meno orizzontale ed anarchica delle origini in luogo
> dei giardini recintati di facebook entro cui si sviluppa l’intera
> esistenza virtuale (ma che ha grosse ripercussioni sul reale) dei più.
>
> Dentro I giardini di una delle più grosse multinazionali al mondo che fa
> soldi su e con le nostre vite aka i nostri dati: il petrolio della
> nostra epoca.
> Questa progressiva reificazione ad opera dell’azienda tech di turno
> sembra essere accettata supinamente e orizzontalmente da tutti. Dentro e
> fuori i circuiti antagonisti. Come se non esistesse (o non fosse mai
> esistita) alternativa.
>
> Senza contare che la sola ed unica presenza su facebook costringe al suo
> utilizzo anche chi ancora insiste a starci lontano. Approccio questo
> molto più esclusivo e limitante rispetto alla presenza online
> (oltrechè un pessimo modello da seguire).
>
> Penso che al giorno d’oggi non sia possibile prescindere dal punto di
> vista hacker - e dalla sua etica – quando si trattano certi argomenti.
> E facebook sta ad internet ed alla libera espressione/comunicazione come
> il panino veg di mc donalds sta all’antispecismo e al veganesimo.
>
> Non dimentichiamoci anche che stiam praticamente parlando ad una
> generazione che non ha conosciuto l’internet pre social e che sempre
> meno riuscirà a coglierne I pericoli, le differenze, gli
> svantaggi.. sia a livello collettivo che individuale..
> Una generazione che – nonostante l’appellativo di “nativi digitali” - a
> mala pena conosce il pc e il suo funzionamento minimo. Abituati a
> smartphone inviolabili che fanno praticamente di tutto e alla “magia”di
> app e touchscreen chi avrà ancora bisogno di un computer se non per
> lavoro? e soprattutto chi saprà interrogarsi su quel che sta dietro alla
> tecnologia più diffusa, accettata e centralizzata che sia
> mai esistita?
> E quei piccoli aggeggi iperconessi, iperinvasivi e onnipresenti
> resteranno sempre più imperscrutabili e misteriosi con l’avanzare della
> loro pericolosità/popolarità.
> I vantaggi – qualora realmente vi siano – sono minimi e ad un prezzo
> decisamente troppo alto (e non sto parlando a livello economico. E anche
> questo dovrebbe puzzarvi non poco dato che stiam parlando di aziende che
> non vendono nulla pur essendo le più ricche e quotate al mondo)
>
> Beh certo che se abbiam bisogno della notifica che ci ricorda
> dell’evento particolare, di quella che ci ricorda il compleanno della
> madre, dove abbiam parcheggiato la macchina, quando e quanto
> mangiare.. beh allora rassegnatevi alle condizioni di chi vorrebbe che
> usassimo il cervello solo per lavorare e consumare.
>
> Per farla breve: dal fioraio sotto casa mi posso pure aspettare che
> utilizzi solo facebook – da uno spazio sociale (o da una qualsiasi
> realtà coinvolta nel cambiamento sociale) ASSOLUTAMENTE NO! Meglio
> la sola presenza/attività offline piuttosto.
>
> E mentre ancora ci domandiamo quanto sia lecito utilizzare/supportare il
> social network di turno (quando l'unica risposta possibile ed
> accettabile la conosciamo benissimo). mentre ci domandiamo
> quale app sia meglio installare su un dispositivo (lo smartphone) su cui
> non possiamo avere il minimo controllo (a differenza dei pc) e che - di
> riflesso - non dovremmo usare (se non hai il controllo sulla
> tecnologia è la tecnologia che ha il controllo su di te). mentre ci
> auguriamo un ipotetico ed auspicabile ritorno all'internet pre-social. i
> recenti casi di censura ad Indymedia Nantes e Grenoble [2], l'attacco a
> linksunten.indymedia.org [3] e l'affossamento della net-neutrality per
> mano americana [4] dovrebbero farci rizzar le antenne ed orientare
> (anche) verso soluzioni dal basso che possano garantire la
> comunicazione/informazione anche in caso di censura.
>
> E allora forse si dovrebbe guardare alle community network [5].
> parlarne. farne dei workshop.
> montare delle antenne.. non sarà certo la tecnologia a salvarci ma
> l'informazione forse sì. certe idee
> son sempre state pericolose e ancor più la loro diffusione. e se è
> possibile creare ancora qualcosa di
> buono con le macchine non sarà certo una multinazionale a dircelo.
>
> L'informazione è potere! L'informazione deve essere libera!
>
> [1] http://www.ecn.org/ > [2] https://cavallette.noblogs.org/2017/10/9214 > [3] https://cavallette.noblogs.org/2017/11/9238 > [4] https://anarresinfo.noblogs.org/2017/12/20/fine-della-net-neutrality/ > [5]
>
> https://docs.google.com/document/d/1g7TwpFX4UG5mlZYTOA9q1Aom7z4ti-jbF59baNuNZ-
> E/edit#bookmark=id.23653a21b5dd
> <https://docs.google.com/document/d/1g7TwpFX4UG5mlZYTOA9q1Aom7z4ti-jbF59baNuNZ-E/edit#bookmark=id.23653a21b5dd>
>
>
> --
> "If I can't dance, I don't wanna be part of any revolution."
> ______________________________________________
>
> Key fingerprint: DC37 FDD5 C07F EEF1 9ECF F64A 5B72 7B24 646A 9423
> ______________________________________________
>
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