[Hackmeeting] politica

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Author: yattaman
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To: hackmeeting@inventati.org
Subject: [Hackmeeting] politica
prendo spunto da un paio di passaggi del report di blallo del prehack
- in cui siamo tornati sulla questione dei social e sulla necessità di
fare attenzione a non confondersi con fablab e affini - per provare a
fare qualche riflessione (per quanto mi consentono le mie limitate
sinapsi).

Io penso che negli ultimi anni abbiamo perso un po' il treno. Taglio
col coltello. I nostri temi sono lotta alle tecnologie del controllo,
attitudine ai sistemi aperti, promozione della condivisione del sapere
e non della sua
commercializzazione/brevettazione/sigillazione/inscatolazione.
Gpl, Linux, Tor, ma anche arduino, bitcoin, ecc ecc sono strumenti per
questa roba qua.
Siamo partiti ai tempi della grande rivoluzione, quando la connessione
era ancora limitata ai 56k e alle prime adsl. Venivamo dalla gloriosa
epopea degli zapatisti che mandavano messaggi al mondo attraverso le
bbs.
Dopo di che negli ultimi anni i social e i telefonini hanno preso
tutto questo (vent'anni di progetti dalla california dell'Eff alla
sicilia dell'hm) e l'hanno sostanzialmente bruciato, trasformandolo in
nicchie di testimonianza (con la ciliegina di android e ios che oltre
a esistere grazie al massivo saccheggio del software aperto hanno
anche ribattezzato il repository di debian "store" e hanno creato un
mercato nuovo tra le ovazioni di investitori, programmatori e super
giovani natividigggitali che nulla sanno della sua provenienza).

a chiudere il cerchio poi è arrivato lo startuppismo figlio
dell'epopea del garage di steve giobs, così che oggi avere il cervello
aperto e cercare di capire il funzionamento delle cose è sinonimo di
imprenditorialità ma pare non avere nulla a che fare con la difesa
della propria libertà e con la dignità del proprio lavoro e della
propria vita.

Fin qui tutte cose che sappiamo, e che a spizzichi e bocconi ci
diciamo sempre, le ho solo messe in fila (possibili tante e tante
precisazioni, lo so, ma insomma andiamo al succo, che viene adesso).
Il fatto è che secondo me stiamo per prendere altri schiaffoni, ancora
più grossi, nei prossimi anni. Quindi, invece di parlare dei social,
dovremmo partire dal parare gli schiaffoni che ancora non abbiamo
preso.
Per esempio? Da qualche mese è partita un'ossessione generale per
l'intelligenza artificiale, di cui - come sempre - la maggior parte di
quelli che ne parla non ha idea di cosa concretamente si tratti. Ed è
scattato l'allarme occupazione.

Secondo me sarebbe utile farci qualche ragionamento. Il principale mi
sembra consista nel fatto che se possiamo produrre tutto ciò che
produciamo oggi lavorando la metà, non c'è un problema di ricchezza,
ma di distribuzione. Domani avremo la stessa quantità di panini,
telefonini e autobus che abbiamo oggi. Il problema è che avremo una
ulteriore concentrazione di moneta nelle tasche di qualcuno a scapito
di qualcun altro.
Il problema va chiamato per quello che è: l'ennesimo aumento della
produttività che incrementerà il rendimento del capitale facendo
crescere ulteriormente le disuguaglianze. E su questo credo che
l'hackmeeting possa fare la sua parte nel chiarire le cose.

Poi c'è il fronte del codice aperto. L'ai non è tutta uguale. La parte
del leone la stanno facendo Google e Amazon, vogliamo parlarne? A
Genova c'è icub, uno dei progetti più interessanti del settore, e che
ha messo online tutto il suo codice, facendo una scelta
controcorrente. Perché non li coinvolgiamo?

Poi c'è tutto il resto. l'ia è un gigantesco passo avanti non solo
nella tecnologia ma nella nostra stessa comprensione dell'umanità, di
quello che siamo. Tra le tante cose che smuove, ci sono i diritti
civili. I sauditi - ovviamente è marketing - hanno dato la
cittadinanza a un robot. Qualcuno inizia a interrogarsi sui futuribili
diritti delle macchine (una minchiata? per ora sì, in prospettiva
forse no). La cosa interessante è questo spinge le persone a tornare a
domandarsi cos'è la cittadinanza. Arriveremo al finale grottesco di
dare diritti ai robot e non ai migranti? Qui andiamo più sul dibattito
similtelevisivo, mi rendo conto, sto solo mettendo in fila un po' i
filoni sui quali secondo me varrebbe la pena di ragionare
(a proposito, il 20 a Torino e il 21 a Milano
[http://www.naga.it/index.php/eventi-naga/events/pratiche-di-accoglienza.html]
ho organizzato un incontro con una rete di Bruxelles
[http://www.lastampa.it/2018/01/04/esteri/un-migrante-a-casa-per-una-notte-cos-bruxelles-riscrive-laccoglienza-MGTLy36Joo0J1IcR41YvSM/pagina.html]
di migliaia di famiglie che danno ospitalità ai migranti che tentano
di andare nel Regno unito attraverso Calais, se qualcuno è nei pressi
è una roba interessante).

Ne butto lì un'altra. Abbiamo parlato di bitcoin per anni. Adesso che
ne parlano tutti non ne parliamo più? Vogliamo discutere di cosa vuol
dire avere una moneta sganciata da uno Stato?
Mi ricordo un bellissimo workshop sulla cosa all'hm di Bologna,
saranno 4 o 5 anni fa. Se no ci facciamo sfilare il tema blockchain
dalle banche che ci fanno solo i contratti assicurativi...
e lo so che magari tra noi c'è anche qualcuno che ci lavora in una di
queste banche a sviluppare questo tipo di prodotti. perché non ne
parliamo apertamente tra noi e vediamo se e cosa si può fare? Abbiamo
fatto tutti dei compromessi - ce lo siamo detti tante volte -
cerchiamo di metterli a frutto, di sfruttare posizioni e competenze
che ci hanno fruttato.

Il succo è: siamo l'unica realtà in italia che ha la lucidità e le
competenze per vedere queste cose con l'occhio lungo. siamo totalmente
ininfluenti adesso, ma per qualche anno abbiamo (o almeno così a me
era sembrato) fatto passare un po' di concetti in giro. oggi siamo in
una specie di fortino, braccati dal tempo che passa senza un ricambio
generazionale, schiacciati dall'idea che finita questa generazione
finirà l'hackmeeting.

Eppure abbiamo un enorme potenziale, non siamo ancora finiti
O sì?




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sbagliare è umano
perserverare è hacker