[nuovopci] Avviso ai naviganti 56 - Il proletariato valuta o…

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Author: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Date:  
To: npci.inter
Subject: [nuovopci] Avviso ai naviganti 56 - Il proletariato valuta ogni uomo dai risultati della sua attività


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_ AVVISO AI NAVIGANTI 56_

30 settembre 2015

(Scaricate il testo in versione Open Office [4], PDF [5] o Word [6] )

Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghese,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [7] ], aprire una casella
email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i
messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [7] ].

LE ISTRUZIONI PER L’USO DI TOR E DI PGP SONO STATE RECENTEMENTE
AGGIORNATE. UNA VERSIONE PIÙ SEMPLICE DELLE PRECEDENTI È ORA DISPONIBILE
IN http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [7]

LA LOTTA DI CLASSE, NOI COMUNISTI E LA SINISTRA BORGHESE

IL PROLETARIATO VALUTA OGNI UOMO DAI RISULTATI DELLA SUA ATTIVITÀ

IN MORTE DI PIETRO INGRAO

Con la morte il 27 settembre di Pietro Ingrao (1915-2015) scompare uno
degli esponenti più illustri e autorevoli di quel gruppo di
intellettuali formatisi nelle università fasciste e in generale di buona
famiglia (a quei tempi rari erano i casi di giovani di famiglie non
ricche che arrivavano all'università) che Palmiro Togliatti nel
1944-1956 impose alla testa del PCI al posto dei dirigenti formatisi
nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza: questi vennero poi
definitivamente emarginati nel 1956 perché inadatti a collaborare con la
DC sotto l'ala del Vaticano. Il Partito della lotta contro il fascismo e
della Resistenza già soffriva dei limiti di formazione ideologica, di
assimilazione della concezione del mondo e di comprensione delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe in Italia
che abbiamo illustrato anche recentemente nel Comunicato CC 11/2015 [8]
(20 aprile 2015) diffuso in occasione del 70° anniversario della
vittoria della Resistenza e nell'omonimo articolo di Umberto C. in _La
Voce_ 49 [9] (marzo 2015).

I nuovi arrivati rafforzarono la destra del partito. La loro cooptazione
nel gruppo dirigente del PCI fu la sanzione della rinuncia alla
rivoluzione socialista, rinuncia spacciata ai militanti come "via
italiana al socialismo". Fu la sanzione della linea della collaborazione
politica con il Vaticano e la DC, linea condotta costantemente "alle
spalle" del grosso dei membri e dei seguaci del partito dal gruppo
dirigente del PCI raccolto prima attorno a Palmiro Togliatti e poi
attorno a Enrico Berlinguer. Fu la sanzione del passaggio del PCI a
partito capofila del revisionismo moderno nei paesi imperialisti (che
più tardi assunse la denominazione di eurocomunismo) e a pilastro della
Repubblica Pontificia: il ruolo che Mao Tse-tung denunciò nel 1963 nella
lettera aperta _ Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi
[10]_ (in _ Opere di Mao Tse-tung [11]_, vol. 19, Edizioni Rapporti
Sociali).

In questo PCI i nuovi cooptati costituirono sia i capi della destra
salottiera e intellettuale (Pietro Ingrao appunto) che nella propaganda
di regime veniva presentata come "sinistra del PCI" (_il manifesto_ è
attualmente il suo erede più rappresentativo), sia i capi della destra
affarista del PCI (capeggiata da Giorgio Napolitano, successore di
Giorgio Amendola).

Man mano che le condizioni politiche delle masse popolari italiane
peggioravano, essi vennero anche assunti dai vertici della Repubblica
Vaticana a ruoli di prestigio nelle istituzioni della stessa Repubblica.
Ingrao divenne presidente della Camera dei Deputati succedendo nel 1976
a Sandro Pertini e lasciando nel 1979 la carica a Nilde Iotti (formatasi
all'Università Cattolica di Milano fondata e diretta dal fascista e
razzista Agostino Gemelli). Napolitano fu dapprima presidente della
Camera dei Deputati (1992-1994: l'epoca dell'accordo Stato-Mafia
garantito dall'ascesa di Berlusconi ai vertici dello Stato), poi
ministro degli Interni (1996-1998, creatore dei campi di concentramento
per immigrati) e infine Presidente della Repubblica (2006-2015).

Oggi i complici e soci di Pietro Ingrao (della sinistra borghese e della
destra borghese indifferentemente) si affannano a magnificare le doti
umane e letterarie del defunto, ad esaltare l'individuo: "l'uomo" come
direbbe papa Francesco che nel suo recente discorso a L'Avana ha
contrapposto gli uomini (buoni) alle idee cattive (la concezione
comunista del mondo). In effetti i complici e soci di Pietro Ingrao non
possono fare altro. Non solo per la loro concezione clericale e borghese
del mondo, ma anche perché devono distrarre l'attenzione del pubblico
dal bilancio dell'opera che Pietro Ingrao ha svolto nel movimento
politico del nostro paese, nel percorso che ha portato la classe operaia
e il resto delle masse popolari dall'apogeo della Resistenza (_Il punto
più alto raggiunto finora nel nostro paese dalla classe operaia nella
sua lotta per il potere [12]_) alle condizioni di oggi. Considerando le
cose da questo punto di vista, è facile profezia dire che di Pietro
Ingrao non resterà traccia nella storia.

Noi comunisti quando facciamo il bilancio del movimento comunista del
nostro paese, non è gli esponenti del revisionismo moderno che dobbiamo
mettere in primo piano. Chi attribuisce ad essi il declino del movimento
comunista è fuori strada: come se la debolezza del movimento comunista
dipendesse dalla forza della borghesia, della cui influenza i
revisionisti sono i portatori nelle file del movimento comunista. Sul
piano della concezione del mondo e dei principi di lotta il movimento
comunista è un movimento del tutto autonomo dalla borghesia e dal clero.
Credere il contrario è come attribuire agli stregoni e ai guaritori i
limiti della medicina moderna, agli astrologhi i limiti dell'astronomia
attuale, ecc. Il movimento comunista è il portatore di una scienza che
né il clero e il mondo feudale in generale né la borghesia avevano
scoperto: la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro
storia. Il bilancio del movimento comunista del nostro paese noi
comunisti dobbiamo farlo scoprendo i limiti della sinistra del partito,
di quelli che spingevano in avanti la lotta di classe, che volevano
instaurare il socialismo. Per questo rimandiamo all'articolo di Rosa L.
_Pietro Secchia e due importanti lezioni [13]_ in _La Voce_ 26 (luglio
2007). Gli esponenti della sinistra del PCI sono i discepoli di Marx,
Engels, Lenin, Stalin e Mao, sono i veri e degni eredi di Antonio
Gramsci: i Pietro Secchia, i Vaia, gli Alberganti, i Moranino, le Teresa
Noce e la lunga e gloriosa fila dei combattenti contro il fascismo,
contro la Repubblica Pontificia, contro il regime DC e contro
l'imperialismo americano e la NATO (sotto il cui ombrello invece si
dicevano tranquilli Pietro Ingrao ed Enrico Berlinguer). È di questa
gloriosa schiera che noi siamo eredi e continuatori. Mentre lasciamo
nella spazzatura della storia i servitori del Vaticano e della NATO.

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