[Retenowar] Fwd: Telejato.it. Son già passati 10 anni in cui…

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Szerző: Alessio Di Florio
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Címzett: avantipopolo, fori-sociali, fortecomunismo, fuser, pescarafree, retenowar, riscossarossa
Tárgy: [Retenowar] Fwd: Telejato.it. Son già passati 10 anni in cui Felicia sogna e lotta con i nostri cuori
Son già passati 10 anni in cui Felicia sogna e lotta con i nostri cuori

*Il 7 dicembre 2004 s’interruppe il cammino terreno di Felicia Bartolotta
Impastato, la mamma di Peppino e di tante lotte che non finiranno mai.*
[image: feliciaimpastato]
<http://www.telejato.it/home/wp-content/uploads/2014/12/feliciaimpastato.jpg>

“*La storia vera non e’ quella scritta sui libri con le penne dei potenti,
ma quella che scrivono i popoli oppressi con la loro vita e la loro
testimonianza*”. Sono parole di Carlo Gubitosa in occasione della dipartita
terrena di Dino Frisullo, compagno di mille e più lotte per la Pace, la
giustizia, l’internazionalismo, con gli oppressi e gli impoveriti di ogni
latitudine. E’ una profondissima lezione che porto sempre nel cuore e dalla
quale mi faccio guidare quotidianamente. Una lezione della quale sarò
sempre grato (così di migliaia di altre) a Carlo.

Il 7 dicembre 2004 si concludeva la storia terrena di Felicia Bartolotta
Impastato. In questi giorni non ci sono state cerimonie solenni, grandi
celebrazioni, speciali e maratone televisive. La piccola grande donna di
Cinisi non è stata considerata interessante per la grande ribalta. Non è
questa una recriminazione, anzi. Mamma Felicia è patrimonio degli ultimi,
di chi lotta sui sentieri polverosi della quotidianità. Intronizzarla su
laici altari, funzionali solo alla retorica del pensiero unico delle classi
dominanti sarebbe un’insulto alla memoria. Si concludeva 10 anni fa la
storia terrena di Mamma Felicia ma non la storia militante, la passione e
la lotta. Quella storia che iniziò in quel triste e vibrante giorno di un
maggio lontano. I compagni, addolorati e indignati, pronti a non arrendersi
alla mafia di don Tano Seduto e ai depistaggi delle connivenze
istituzionali, urlavano a ripetizione “Peppino è vivo e lotta insieme a
noi”. Giovanni levò alto, deciso, convinto, il pugno chiuso al cielo. Come
scrisse dieci anni fa Umberto Santino “Un filo cominciava ad intrecciarsi”.
Quel filo rosso non si è più interrotto. E’ partito dalle denunce e
iniziative per pretendere verità e giustizia per Peppino del Centro
Siciliano di Documentazione “Peppino Impastato”, dei compagni, del
fratello. E della madre.

Un gesto, un momento, mi sento di ricordare sopra qualsiasi altro. Pochi
secondi che raccontano tutta una vita e danno una lezione forte e potente,
uno schiaffo alle connivenze, agli sporchi interessi ai “materassi di
piume” (come li definiva Dé Andre) borghesi, all’ipocrisia di chi “accetta
lo stato di cose presenti” ed è complice. Era la prima udienza del processo
contro Tano Seduto, presente solo in videoconferenza dagli USA. Felicia
guarda verso di lui e gli punta il dito contro, davanti a tutti lo accusa
di essere il mandante dell’assassinio di Peppino. Una donna dall’apparente
fragilità ma in realtà di una tempra d’acciaio. Un secondo nel quale sono
racchiusi anni e anni di lotte nel nome di Peppino che hanno visto Felicia
in primissima fila. Una primissima fila sempre ardente di passione e
indignazione, assetata di giustizia e libertà. Una primissima fila dove si
sono incrociate le resistenze antimafia, anticapitalista, contro ogni
oppressione e ingiustizia, i partigiani di ieri e coloro che oggi lottano
per un mondo migliore. Migliaia di persone hanno incontrato Felicia, sono
entrati nella casa di Peppino per conoscerne e poterne seguire il cammino.

C’è chi si schiera coi poteri forti, con i colletti bianchi e prospera nel
malaffare e nell’ingiustizia. C’è chi si arrende e si accontenta, si adatta
alla melma e alla montagna di merda. E c’è chi lotta, senza mai fermarsi,
in una folle corsa mozzafiato ininterrotta parafrasando Dino Frisullo,
senza lobotomizzarsi con l’informazione di regime o accucciandosi ai piedi
dei baroni di ogni risma. E’ l’unico vero rispetto, l’unico vero ricordo
che possiamo avere di Peppino e Mamma Felicia. La commemor-azione, il
proseguire il cammino, il battere il nostro cuore con e per loro.

*Alessio Di Florio*


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