UNA SCOMUNICA CHE TURBA LA CHIESA
Una scomunica comminata in Austria sta rischiando di trasformarsi una sorta di valanga teologica che potrebbe obbligare l’intera Chiesa a porsi interrogativi fondamentali. Nello scorso mese di maggio, il vescovo di Innsbruck, Manfred Scheuer, ha fatto pervenire ai coniugi Gert Ehemann e Martha Heizer il decreto di scomunica, che i due, però, si son rifiutati di prendere. La motivazione della pena – comminata “latae sententiae”, cioè automatica – era che i coniugi avevano “attentato” di celebrare l’Eucarestia nella loro casa. La scomunica, al di là del singolo episodio, sembra, però, aver aperto questioni fondamentali di ordine biblico, canonico e teologico; e lascia anche un po’ interdetti, se si pensa che i due coniugi, in fondo, meriterebbero la medesima punizione che papa Francesco ha invocato per gli uomini della ‘ndrangheta. Tra l’altro, ci si potrebbe anche chiedere se sia rispettosa dei diritti umani una scomunica “automatica” che non dà alcuna possibilità di difesa. Comunque, il Codice di diritto canonico punisce chi “attenta l’azione liturgica del Sacrificio eucaristico”. Alcuni esperti della materia hanno fatto notare come lo spirito della norma dovesse riferirsi ai ministranti inferiori al presbitero, in primo luogo il diacono; perciò, in questo caso, trattandosi di laici, la sanzione risulterebbe del tutto fuori luogo. Quella norma, insomma, andrebbe letta e interpretata in continuità con la prassi che, più di dodici secoli fa, a proposito dei diaconi, cominciò a parlare di “simulazione della messa”. Secondo questa interpretazione, la punizione contro i coniugi austriaci sarebbe perfino diffamatoria. Con più prudenza e moderazione, forse, il vescovo di Innsbruck avrebbe potuto dirimere la questione dichiarando che quella dei coniugi Gert e Martha “non” era un’autentica Eucaristia, magari una semplice “agape non sacramentale”. Senza dimenticare una considerazione fondamentale: per valutare quel gesto, nessuno dovrebbe mai mettere da parte le parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là io sono in mezzo a loro”. Di fatto, però, la scomunica dei coniugi austriaci appare come un altro macigno posto per ostacolare il nuovo corso inaugurato da papa Francesco. Esiste una forte cordata di porporati che si stanno organizzando per sbarrare la strada a Bergoglio e alle sue riforme. Un passaggio cruciale – che potrebbe anche trasformarsi in una rovinosa frana – di questo nuovo corso sarà il Sinodo dei Vescovi che, tra qualche settimana, discuterà della possibilità di ammettere all’Eucarestia le persone divorziate e risposate. Non resta che sperare che il “cartello” avverso a papa Francesco perda clamorosamente la sua battaglia. (Gabriele De Blasi)
v. Imperat. Adriano 10/b, Lecce, 338 4771579