[nuovopci] Dai bulloni di Firenze alle uova di Bergamo

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Comunicato CC 9/2014 - 3 marzo 2014

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DAI BULLONI DI FIRENZE ALLE UOVA DI BERGAMO

Venerdì 28 febbraio al congresso provinciale FIOM, che si teneva ad
Albino (BG), un operaio della Brembo, delegato FIOM, ha scagliato un
uovo contro il segretario provinciale CGIL Luigi Bresciani, quello che
pochi giorni fa su l'_Eco di Bergamo_ (il giornale della Curia
vescovile) aveva pubblicamente insultato i fautori del documento
congressuale "Il sindacato è un'altra cosa" e intimato loro di uscire
dalla CGIL.

Al pari delle uova lanciate sempre nel bergamasco contro le sedi CISL e
UIL quattro anni fa in occasione degli accordi separati con i padroni e
il governo Berlusconi (con Maurizio Sacconi, il socio di Susanna
Camusso, ministro del Lavoro) e al pari dei più celebri bulloni lanciati
nel 1992 a Firenze dagli operai metalmeccanici contro Bruno Trentin
segretario generale CGIL & soci (rei di aver venduto la scala mobile,
una grande conquista dei lavoratori, al governo Craxi e ai padroni),
l'uovo di Albino è espressione della giusta, sacrosanta indignazione di
gran parte degli operai contro la destra CGIL e gli altri sindacalisti
di regime, contro la loro linea prima della concertazione e
compatibilità e poi della collaborazione e complicità aperta (CISL e
UIL) o ancora semicamuffata (CGIL) con i padroni e i loro governi, i cui
risultati sono la desolazione e l'abbrutimento che abbiamo sotto gli
occhi.

Male hanno fatto i dirigenti della sinistra CGIL che si sono dissociati
dal delegato FIOM della Brembo e hanno condannato il suo gesto. Non è
bastato che solo pochi giorni fa, venerdì 14 febbraio, proprio alcuni di
loro sono stati pesantemente malmenati dal servizio d'ordine di Susanna
Camusso per impedire che prendessero la parola all'assemblea del Teatro
Parenti di Milano. Questi dirigenti continuano la triste tradizione che
da sempre ha caratterizzato gran parte (non tutti, ma gran parte) dei
dirigenti della sinistra del PSI prima (i massimalisti), del PCI poi e
ora della sinistra borghese e della sinistra sindacale: la triste
tradizione che è ben illustrata nell'articolo _ Quale Partito comunista?
[7]_ in _La Voce_ n. 45 pagg. 28-30.

Anziché imparare dalle masse, elevare l'azione spontanea delle masse al
livello di un'efficace attività rivoluzionaria, dirigerla, essi si sono
costantemente esercitati a lanciare denunce e anatemi contro i
tradimenti della destra per raccogliere il favore delle masse, salvo
poi, quando tra le masse qualcuno traduceva meglio che sapeva farlo,
come poteva farlo, vale a dire spontaneamente, le loro parole in azione
conseguente e coerente, additarlo al pubblico ludibrio, dissociarsi e
condannarlo o addirittura consegnarlo alla polizia dei padroni.

Cosa si fa con un traditore, con un venditore degli interessi dei
lavoratori, con un complice dei padroni e del loro governo, con un
tessitore di imbrogli e di losche manovre? Lo si denuncia in pubblico e
poi in privato si va a cena insieme? Questo è il costume dei politicanti
e dei demagoghi: divisi e nemici sul teatrino della politica borghese e
in pubblico, amici e commensali in privato: come i ladri di Pisa della
leggenda che di giorno a gran voce litigavano tra loro e di notte
andavano insieme a rubare.

L'azione spontanea dell'operaio della Brembo è giusta e sacrosanta, ma è
anche la manifestazione dell'impotenza degli operai avanzati finché
restano sul terreno puramente sindacale, impotenza che possono e devono
superare prendendo l'iniziativa sul terreno politico, sul terreno del
governo del paese. È la linea "occupare le fabbriche" e "uscire dalle
fabbriche" illustrata nel Comunicato CC 3 - 21 gennaio 2014 [8]),
l'unica che nella situazione attuale è anche una linea di lotta efficace
sul terreno sindacale. D'altra parte a dimostrazione che l'opposizione
sul terreno sindacale non basta c'è il fatto che neanche la "stagione
dei bulloni" (1992) è servita a far cambiare rotta ai sindacati di
regime.

Gli operai avanzati devono costituire in ogni azienda capitalista un
Organismo Operaio pubblico (OO) e un Comitato di Partito clandestino
(CdP), per ovvie ragioni. Ogni operaio sensato opporrà alla nostra
indicazione di un OO che "occupa la fabbrica ed esce dalla fabbrica"
(nel senso illustrato dal Comunicato CC 3/2014 sopra richiamato),
l'obiezione che un operaio che si mette in evidenza il padrone e i suoi
complici prima lo tentano perché si venda, poi lo denigrano, quindi lo
isolano (reparti di confino) e infine lo espellono dalla fabbrica.
Proprio per far fronte a questo, oltre a un OO che opera pubblicamente
occorre una struttura clandestina (il CdP). Questo non significa
rinunciare all'azione e alla struttura aperta e pubblica, ma avere un
organismo che assicura la direzione, che è in collegamento sistematico
con il Partito, che rafforza la struttura pubblica, dà continuità alla
sua azione e assicura la sua esistenza, nel senso che promuove la
solidarietà (servendosi anche dei legami di Partito con l'esterno) con
ogni operaio che lavora apertamente e che viene attaccato dal padrone;
potenzia e rinnova la struttura aperta, nel senso che fa in modo che non
sia mai un solo operaio a esporsi, ma che ci sia un gruppo di operai
capaci di manovrare tra gli altri operai e il resto delle masse popolari
e anche negli organismi di massa (anche in quelli diretti dalla
borghesia e dal clero come le Acli, la CISL e altri: la struttura
clandestina può avere la massima flessibilità tattica proprio perché il
legame col Partito la rende salda nella strategia).

Se vede che tolto di mezzo un operaio ne subentra un altro, il padrone
ha meno interesse ad attaccare il singolo. Quando c'è una struttura
clandestina, la borghesia sa che se colpisce chi fa il lavoro aperto,
spinge a organizzarsi clandestinamente. Quindi la struttura clandestina
alimenta le divisioni nella borghesia, tra la destra che è per attaccare
e la sinistra che è per manovrare per linee interne tra gli operai. In
definitiva il CdP protegge la struttura pubblica.

Se ben organizzata la classe operaia è imbattibile. Il padrone è messo
con le spalle al muro dal fatto che, finché la tiene aperta, ha bisogno
che la fabbrica funzioni. Quindi deve venire a patti con gli operai.

Le assemblee congressuali della CGIL hanno dimostrato quanto è diffuso
tra gli operai l'odio contro la destra sindacale e il padrone. La stessa
dimostrazione che viene da tutta la popolazione, ad ogni elezione
politica o amministrativa. Non sono i risultati strappati con i brogli,
gli imbrogli e le losche manovre che determinano i rapporti di forza.
Basta non guardare principalmente alle istituzioni, ma alla massa dei
lavoratori: qui sta la forza che noi comunisti dobbiamo e possiamo
mobilitare e organizzare, fabbrica per fabbrica ma con una visione
generale lungimirante e con l'obiettivo di instaurare il socialismo.

Ogni elezione, ogni assemblea, ogni votazione a cui costringiamo la
destra della CGIL, per noi è una vittoria non principalmente per i
risultati delle votazioni che la destra manipola, ma se ne approfittiamo
per stabilire contatti, per tessere relazioni, per rafforzare
l'opposizione, organizzarla in modo che riesca a muoversi
indipendentemente dai vertici della CGIL che in questo modo diventeranno
gusci vuoti in cui Susanna Camusso e i suoi complici finiranno
assediati.

Persino la posizione e il ruolo ambiguo di Maurizio Landini confermano
sia il ruolo potenziale degli operai sia che, se c'è un centro di
riferimento, le mosse della destra sindacale le si ritorcono contro.

Qualunque condizione infame la borghesia sia riuscita a imporre alla
massa dei lavoratori, gli operai comunisti sono sempre in grado di
rimontare la china (lo hanno fatto persino sotto il nazismo e il
fascismo). Gli operai devono difendere con le unghie e con i denti ogni
conquista, perché anche in questo modo accumulano forze rivoluzionarie e
creano le condizioni di lotta sono più favorevoli. Contemporaneamente
bisogna però contrastare chi, in nome della difesa ora dell'art. 18 che
viene attaccato, ora del CCNL che viene eliminato, ora di qualche altra
conquista, fa del terrorismo e del disfattismo, come se una sconfitta
fosse la fine della guerra.

Ma è proprio la guerra contro la borghesia e il clero che noi possiamo e
dobbiamo vincere!

COSTITUIRE CLANDESTINAMENTE IN OGNI AZIENDA PRIVATA E PUBBLICA E IN OGNI
ZONA COMITATI DI PARTITO, MOLTIPLICARE LE OO E LE OP E FAVORIRE IL LORO
COORDINAMENTO E L’ORIENTAMENTO A COSTITUIRE UN LORO GOVERNO D’EMERGENZA!


"Occupare le fabbriche" e "uscire dalle fabbriche":
per mobilitare tutte le masse popolari a porre fine al corso
catastrofico delle cose che la borghesia e il clero impongono nel nostro
paese!

TRASFORMARE L’ODIO, LA RIBELLIONE E LA PROTESTA IN ORGANIZZAZIONE DELLE
MASSE POPOLARI FINO ALLA COSTITUZIONE DEL GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE, IL
GOVERNO D’EMERGENZA DELLE MASSE POPOLARI ORGANIZZATE!

 

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_ Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[9]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [9]_]._


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