Granarolo: parlano i migranti
http://coordinamentomigranti.org/2013/11/06/granarolo-parlano-i-migranti/
Mercoledì 6 novembre si è svolto in Prefettura l’ennesimo incontro sulla
vertenza dei licenziamenti arbitrari alla Granarolo della scorsa
primavera, incontro al quale hanno partecipato gli stessi lavoratori
migranti della Granarolo e il loro sindacato SiCobas. Dopo il mancato
rispetto dell’accordo di fine luglio, firmato dallo stesso Prefetto, la
situazione è ancora colpevolmente irrisolta: nove migranti sono stati
riassunti fino a questo momento, c’è l’impegno ad assumerne altrettanti
entro metà mese, mentre per gli oltre trenta rimasti ancora in sospeso, il
Prefetto e i signori della Granarolo e della Lega Coop non hanno saputo
far meglio che dire che se ne riparlerà a metà dicembre. Conosciamo bene
la Lega Coop e non siamo stupiti. Non ci stupisce il Prefetto, e neanche
un Questore che con le sue minacce e denunce annunciate a mezzo stampa
qualche giorno prima dell’incontro odierno
(
http://coordinamentomigranti.org/2013/11/02/granarolo-179-volte-dalla-parte-dei-padroni-bossi-fini-permesso-di-soggiorno-e-repressione/)
sa bene da che parte stare.
Non solo. In attesa del reintegro, l’accordo di luglio
(
http://coordinamentomigranti.org/2013/07/18/granarolo-raggiunto-un-accordo-lotta-contro-sfruttamento-e-razzismo-istituzionale-prosegue-bastabossifini/)
prevedeva una cassa integrazione che non è mai arrivata, come se quella
norma della Bossi-Fini che vieta ai migranti di ritirare i loro contributi
una volta perso il permesso o dopo aver deciso di lasciare il paese
venisse applicata fin dentro il rapporto di lavoro. Come dicono Hicham,
Youssef, Khalifi Midani, Abe nell’intervista che pubblichiamo, è del tutto
evidente l’assoluta mancanza di volontà dei padroni delle cooperative di
risolvere una situazione che loro stessi hanno prodotto licenziando in
modo arbitrario i migranti che avevano scioperato per conquistare salario
e diritti. Ma, è altrettanto evidente che i lavoratori migranti della
Granarolo non abbasseranno la testa: non si sono lasciati intimidire dalle
forze dell’ordine che agli scioperi e ai picchietti chiedono i documenti
ricordandogli che sono migranti, non si faranno intimidire dalle
minacciose e infondate parole del Questore. Sanno che la loro lotta sul
posto di lavoro è immediatamente una lotta politica contro il ricatto del
permesso di soggiorno.
179 denunce e la minaccia della Questura di usarle per impedire il rinnovo
dei permessi di soggiorno per i migranti che lottano nella logistica.
Sappiamo che si tratta di una minaccia infondata secondo la legge, ma cosa
pensate delle parole del questore?
Noi non abbiamo paura: il questore non ha detto niente di nuovo. È da
quando abbiamo messo piede in Italia che conviviamo con il pericolo di
perdere il permesso di soggiorno. Prima delle parole del questore, ci
aveva già pensato la Granarolo a mettere a rischio il nostro permesso con
i licenziamenti. Non è poi la prima volta che usano il permesso per
intimidirci. Più di una volta durante i blocchi e durante i picchetti ci
hanno chiesto i documenti, ricordandoci che siamo migranti. Lo sappiamo
che secondo la legge non possono usare le denunce contro i nostri
permessi. Sappiamo anche, però, che secondo la legge non possono
licenziare una cinquantina di persone perché hanno scioperato per i loro
diritti. Eppure hanno fatto anche questo. Ma questa è l’Italia dove la
legge è uguale per tutti, ma la legge la gestiscono “loro” contro noi
migranti. Ma anche questo lo sapevamo prima dell’intervento del Questore
e, come prima, vogliamo continuare a lottare.
A luglio in Prefettura vi era stata promessa la cassa integrazione, ma non
avete visto ancora un soldo. Da quando siete in Italia avete pagato
contributi, le vostre buste paga ogni mese sono “alleggerite” da soldi che
vanno allo Stato, ma dove vanno a finire i soldi dei migranti?
Viviamo e lavoriamo qui da 5-6 anni. Abbiamo dato soldi allo Stato ma
anche alla Granarolo, perché da quando ha dichiarato lo stato di crisi si
è intascata una parte del nostro stipendio. Né lo Stato né il padrone però
hanno pensato di anticipare una parte della cassa integrazione. Dicono che
non ci sono soldi, che se non arrivano fondi in Regione non possono darci
la cassa integrazione. E a chi sono andati allora i soldi che abbiamo
versato in questi anni lavorando? Di sicuro non a noi, che siamo ormai a
secco. È assurdo che la cassa integrazione a dicembre finisca e noi non
abbiamo ancora preso niente.
Le cooperative oggi al tavolo in Prefettura hanno promesso di assumere
altre 9 persone entro la metà del mese, mentre per il resto delle persone
rimaste senza lavoro se ne parlerà a metà dicembre. Che ne pensate?
Pensiamo che vogliono prendere tempo e bloccare la lotta. Vogliono far
credere che daranno un lavoro a quelli che in questi mesi non hanno alzato
la voce, che sono più facili da controllare. Non siamo così ingenui da
credere che un gigante come la Lega delle Cooperative non abbia la
capacità di assumere una cinquantina di persone. Non vogliono mollare
perché darebbero l’impressione di aver ceduto di fronte a noi. Anche dopo
l’incontro di oggi non abbiamo niente in mano. Abbiamo solo la nostra
forza e la nostra capacità di lottare.