http://www.connessioniprecarie.org/2013/10/25/guida-per-gli-occupabili-del-nuovo-millennio/
Guida per gli occupabili del nuovo millennio
Dubitiamo che i molti aspiranti lavoratori di questo paese inaugurino la
settimana acquistando il Sole24ore. Siamo piuttosto certi, però, che
quelli che lunedì mattina (per ragioni sulle quali tutt’ora si
interrogano) hanno comprato il giornale di Confindustria a questo punto
dovrebbero sentirsi rodere dai sensi di colpa o da un sentimento di
profonda inadeguatezza: se sono disoccupati è solo colpa loro. A pagina 25
scopriamo infatti che le condizioni per muovere un decisivo «Scacco matto
alla disoccupazione» sono lì, a portata di tutti, e che addirittura ci
sarebbero 220mila posti di lavoro che si fatica a occupare. Le aziende
italiane sarebbero impegnate nella vana ricerca di analisti, progettisti
di software, ingegneri energetici, controller di gestione, e ancora
parrucchieri, infermieri, disegnatori industriali. Ma non basta: in
Europa, ben duemilioni di posti di lavoro sono a disposizione del miglior
offerente, senza contare le straordinarie possibilità offerte dal resto
del mondo e dai paesi emergenti. I disoccupati – o meglio, gli
«occupabili», come li ha chiamati il ministro del lavoro Giovannini, che
sta al passo coi tempi – devono dunque darsi da fare, e il Sole24ore offre
con la sua «Guida alla ricerca del lavoro» indicazioni preziose per
vendersi al meglio.
Cominciamo col dire che le istruzioni per l’uso non sono uguali per tutti.
Esiste un mondo di occupabili gggiovani, mediamente o altamente
qualificati, che maneggiano il web e i socialnetwork con grande spirito di
intrapresa, e un mondo di «over» le cui ultime speranze sembrano risiedere
nelle paternalistiche «politiche attive» organizzate dal complesso
Stato-regioni insieme al nuovo «braccio operativo» delle politiche
pubbliche, le agenzie di reclutamento.
Se sei gggiovane la chiave di volta è tutta nella comunicazione:
informarsi, trovare contatti utili, mettere in campo strategie mirate.
L’occupabile ventenne appena conseguita la laurea o il diploma deve
servirsi di portali come Almalaurea o Almadiploma, importanti fiere
virtuali del bestiame dove le imprese certamente andranno a cercare i
propri dipendenti del futuro. Fuori dalla virtualità ci sono invece i
career days organizzati grazie alla collaborazione tra enti di formazione
pubblici e aziende private e, soprattutto, stage e tirocini, che siano o
meno obbligatori nei percorsi formativi poco importa. Sono, ci illumina il
Sole, i trampolini di lancio verso il mercato del lavoro, e ci ricorda
che, per venire incontro agli occupabili, le leggi sono cambiate: i
tirocini extracurriculari non potranno più essere gratuiti, ma dovranno
esser pagati un minimo di 450 euro al mese. Bella idea e giusta filosofia,
ma il Sole dimentica di spiegare che in questo modo le aziende smetteranno
di prendere tirocinanti, oppure li faranno lavorare come dipendenti, ma
pagandoli solo 450 euro. È un dato trascurabile che le cooperative sociali
non avrebbero i soldi per formarli e per assumerli. È trascurabile anche
il fatto che solo il 9% dei tirocinanti viene effettivamente assunto:
quello che conta è l’esperienza e per questo bisogna scegliere in modo
mirato, così da «scoprire» la propria vocazione e capire bene come
funziona il mondo del lavoro.
In questo mondo, luogo di trasparenza in cui vige il principio della
scelta libera e razionale, vendersi bene è importante. Un curriculum
scritto in modo cristallino, sempre aggiornato a segnalare la
disponibilità alla formazione permanente, e un training professionale per
i colloqui di lavoro sono le armi dei nuovi occupabili. Dopo anni di
studio, università, tirocinio o mobili esperienze lavorative è molto
importante quindi compilare gli Alphatest dell’occupabilità e frequentare
i corsi offerti dai colloquianti professionisti, i quali insegneranno a
vestirsi bene e dimostrare un appassionato interesse per il destino
dell’azienda e le possibilità di carriera oltre che, naturalmente, a
brillare nei test attitudinali e nei colloqui di gruppo in cui, posti al
fianco di potenziali colleghi-competitor, gli occupabili dovranno fare
emergere le proprie capacità di leadership. Caldamente raccomandato è
l’uso dei socialnetwork, prima di tutto LinkedIn ma anche Twitter e
Facebook. Attenzione, però, perché in quest’ultimo caso è opportuno
aggiornare quotidianamente il proprio stato con frasi che proclamano la
propria sincera empatia con le imprese in crisi, la propria disponibilità
a farsi tagliare il salario in caso di necessità, la propria nostalgia per
l’ultimo padrone che ci ha appena licenziati: anche la nostra faccia
pubblica sarà presa al vaglio dalle imprese (se anche voi siete
occupabili, quindi, non condividete questo post).
Va da sé che l’«occupabile» è tale perché è intimamente pigro, non parla
bene le lingue e non è disposto ad adattarsi a un ambiente diverso dal
proprio. Altrimenti, non gli sarebbero sfuggiti i 1.884.536 posti di
lavoro disponibili in Europa, che i Länder tedeschi sono a caccia di
ingegneri, che il regno Unito è alla disperata ricerca di cuochi e
commesse, ma anche che fuori dall’Europa le porte sono spalancate. Pensate
al Brasile, la cui straordinaria ascesa economica – conseguita malgrado i
lavoratori e le lavoratrici, che per andare a faticare ogni giorno devono
fare un tragitto in autobus anche di quattro ore, abbiano rifiutato di
pagare l’aumento del biglietto! – ha un famelico bisogno di tecnici e
addetti alla produzione. Se avete ciò che il Brasile cerca, quindi,
preparate i bagagli. Entrare è facile, dice il Sole: basta affrontare la
legge Bossi-Fini locale, e prepararsi a rinunciare al permesso di
soggiorno quando il lavoro è finito.
Quanto agli «over», c’è chi si occupa di loro. L’agenzia Umana – un
braccio operativo delle politiche pubbliche – umanamente aiuterà i
non-più-occupati-ma-ancora-occupabili a stendere un bilancio delle proprie
competenze. Un lavoro che qualche malpensante potrebbe considerare
inutile, visto che Adecco, l’altro braccio operativo, è pronta a sancire
l’inadeguatezza di quelle competenze e a organizzare continui corsi di
riqualificazione per consentire agli «over» di rilanciarsi. Un meccanismo
coerente con il messaggio evangelico: che la destra non sappia che cosa fa
la sinistra. Sia come sia, gli «over» potranno godere della «dote unica
lavoro»: amorevolmente seguiti lungo il percorso di ricollocamento, a
seconda della regione nella quale risiedono potranno beneficiare di
sussidi, servizi e degli incentivi offerti alle imprese che sono disposte
a riassumere i loro esuberanti cassa integrati. La garanzia ce la offre il
«premio» economico che le agenzie di ricollocamento ricevono se hanno
successo, cioè se quelli che hanno in cura ottengono un lavoro di almeno
sei mesi. Alcuni «occupabili», i cui profili Facebook sono senz’altro poco
raccomandabili, stanno senz’altro pensando che preferirebbero avere in
dote quei soldi lì.
Quanto alla riqualificazione, sono molti gli esempi che si potrebbero
fare, ma il Sole ne sceglie uno fra tutti: i corsi di
professionalizzazione per «badante» organizzati dalla regione Lombardia.
Non si dice, naturalmente, che li fanno soprattutto le donne. Non si dice
nemmeno che li fanno sempre più donne italiane, oltre che migranti, perché
l’unico canale di occupabilità, per le donne in generale, sembra essere
proprio quello del lavoro domestico e di cura. Chiunque abbia il sospetto
che qualche nuvola solchi il limpido cielo del mercato del lavoro, quello
in cui sono premiati il merito e l’intraprendenza, quello che non conosce
confini e permessi di soggiorno, quello che aspetta solo gli strateghi
dell’occupabilità per raggiungere il traguardo del pieno impiego, ha perso
un punto. Raccomandiamo quindi di tornare a pagina 27, senza passare dal
via, e imparare a memoria le dieci regole d’oro dell’occupabile del nuovo
millennio.