[NuovoLab] ANGELO D'ORSI Undicesima tesi (SUI RISULTATI ELET…

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Aihe: [NuovoLab] ANGELO D'ORSI Undicesima tesi (SUI RISULTATI ELETTORALI).

CHE FARE?
Non mi interessano le epurazioni e le dimissioni reclamate o minacciate. Chi sente di dimettersi lo faccia. Ma non per finta. Onore a Di Pietro, ancora una volta, che ha annunciato subito le sue dimissioni dalla presidenza dell’IDV. Ma questo non è ciò che comunque è necessario, anche se sarebbero gesti apprezzabili (il primo a offrirle dovrebbe essere peraltro Bersani, che ha subito dichiarato che non ha intenzione di “abbandonare la nave!”. Rovesciando il valore morale che noi attribuiamo alle dimissioni in gesto di viltà. Notevole!).Ma non mi piace la mancata assunzione di responsabilità. Bersani e Vendola non mi pare abbiano detto: abbiamo sbagliato (il secondo si è spinto a proclamare: “missione compiuta”, sfidando coraggiosamente il ridicolo). Quanto a Ingroia addirittura (non diversamente da Crosetto, naufragato con la sua barchetta dei Fratelli d’Italia), ha dato la colpa ai media e…, naturalmente, al PD. Affermazioni siffatte sono persino peggio della sconfitta. (Onore a Pierferdinando Casini, che ha ammesso la sconfitta del suo partitino).Al di là di queste piccolezze, io credo che occorra ripartire da capo, pur pesti e doloranti; pur laceri e contusi; pur scoraggiati e con l’amaro in bocca e la disillusione nel cuore. Ripartire vuol dire quello che ancora Gramsci (il maggiore interprete-attualizzatore di Machiavelli, non a caso), chiamava “un lento lavorio culturale”. Occorre lavorare per una “riforma intellettuale e morale”, sapendo che le vittorie si costruiscono sui tempi lunghi. E che le scorciatoie, quando non si è guidati da un Vladimir Ilič (!), sono impraticabili. La questione morale trascurata a sinistra è stato invece il cavallo di battaglia vincente di Grillo. La legalità non può essere oggetto di merce di scambio. La Costituzione va difesa anche contro le pretese dei tecnoburocrati europei. E invece, accanto alla questione morale, appunto la legalità costituzionale, è stata obliterata, quasi fossero temi non à la page. E invece la sinistra che voglia vincere senza rinnegare la sua ragione sociale, deve proporre una politica sostanziata di cultura e prima di chiedere voti occorre costruire una grande pedagogia di massa, che raggiunga uno per uno gli abitanti di questo Paese, li faccia maturare, che sveli cosa si nasconde dietro il velo dell’ideologia, che dia una coscienza a chi non ce l’ha, o la faccia ritornare a chi l’ha smarrita. Se la sinistra radicale vuole sperare ancora, deve davvero fare tabula rasa, e ripartire con modestia e con rigore dal basso. Se la sinistra moderata o l’intero Centrosinistra non vuole regalare al “giullare” Grillo – e al suo confuso interclassismo populistico – l’intero Parlamento, si guardi da ogni collusione con la destra, da ogni cedimento sui princìpi. Non è facendo un governo di “grande coalizione” che si salva il Paese, e soprattutto si salvano i poveri, i lavoratori supersfruttati, i disoccupati, i lavoratori in nero, i precari, i migranti umiliati e offesi, i pensionati che attendono la morte come liberazione dal bisogno. Il successo di M5S non mi ha fatto gioire, ma è la resistenza e la nuova rinascita di Berlusconi e dei suoi che mi ha angosciato, anche per la cecità della classe politica del Centrosinistra, da Napolitano a Prodi. Può essere uno stimolo, tuttavia, il successo di M5S. Esso ha canalizzato l’indignazione sia pure in un movimento bislacco, che è diventato improvvisamente “di moda”, perché può piacere un po’ a tutti; l’indignazione, da noi, a differenza che altrove, non ha prodotto alcun movimento di protesta di massa. M5S ha dato forme discutibili alla diffusa indignazione, secondo parole d’ordine e analisi certamente estranee alla cultura e alla tradizione politica della sinistra, e ideologicamente per tanti versi, addirittura, etichettabili come “di destra”. Eppure ha raccolto alcune delle istanze degliIndignados e dei movimenti Occupy. È stato il solo a farlo, su un piano di massa. Solo il movimento No TAV nell’Italia degli ultimi anni, ha saputo avere continuità di lotta generale, anche se essenzialmente sul piano locale, e a partire da una battaglia specifica. Il NO TAV nazionale è stato solo un bel desiderio, mai divenuto realtà.
(Da MicroMega)