[Forumlucca] Io li conoscevo bene (di Piergiorgio Paterlini)

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Author: Massimiliano Piagentini
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To: forumlucca
Subject: [Forumlucca] Io li conoscevo bene (di Piergiorgio Paterlini)
http://paterlini.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/08/03/io-li-conoscevo-bene/

IO LI CONOSCEVO BENE
di Piergiorgio Paterlini

Ho lasciato passare alcuni giorni affinché la rabbia il disgusto il
dolore sedimentassero un po’.
Hai voglia a dire o sentirsi dire con qualche ragione: scrivi ancora
di gay? che palle. Infatti. E l’ho anche dichiarato qui. Ad alcuni di
voi parrà strano: non ho mai voluto diventare un omosessuologo. Ho
troppe cose più interessanti da fare nella vita, per fortuna. Ma come
si fa.
Stavano sulle prime pagine dei giornali, giustamente. I due ragazzini
– 16 e 17 anni – insultati sghignazzati e sputacchiati durante la
vasca del sabato pomeriggio in pieno centro a Parma. Froci. Fate
schifo, eccetera. Il repertorio classico. Quello che non invecchia
mai. Come l’Iliade, no, cosa dico, l’Odissea. Perché se non è
un’odissea questa.
Io li conosco, non gli aggressori, i due ragazzi. Sono miei amici. Non
è che uno si indigna di meno se vengono insultati degli sconosciuti,
ma questa volta davvero è come se lo avessero fatto a me. Peggio che
se lo avessero fatto a me.
Un incontro emozionante come quelli che da vent’anni ho avuto la
fortuna di fare, e di nuovo, con rinnovata intensità, negli ultimi
mesi, girando l’Italia a presentare l’edizione speciale di Ragazzi che
amano ragazzi a vent’anni dalla prima edizione.
Un giorno tra i messaggi di facebook trovo questo: «ciao! se sei tu
l’autore di ragazzi che amano ragazzi, volevo dirti grazie, come ho
letto alcuni minuti fa nel tuo libro, lo hanno fatto in molti, mi
sembra quasi banale farlo, ma ne sento il bisogno, per ora su
facebook, quando nella vita compirò qualcosa di grandioso ti
ringrazierò ulteriormente in modo più originale e appunto grandioso
buona vita! e grazie ancora!»
Rispondo, come sempre, poi butto un occhio al profilo di questo
ennesimo amico. E leggo che abita a Salsomaggiore. Diavolo. È il 5
luglio e io l’8 luglio sarò proprio a Salsomaggiore per un incontro
pubblico.
Non è una coincidenza piccola, non andavo a Salsomaggiore da una vita
e le lettere che ricevo arrivano da tutta Italia.
Anche lui mi risponde: «è davvero una coincidenza incredibile, siccome
ho passato un anno a sfogliare questo libro nelle librerie senza
comprarlo mai, ieri mi sono deciso a comprarlo e oggi ho finito di
leggerlo»
Restiamo d’accordo che ci vediamo lì.
Alla fine della “presentazione” si avvicinano questi due ragazzini,
lui e il suo fidanzato, insieme a una loro amica. Il ragazzo che mi ha
scritto mi porta alcune poesie (belle) su un foglio, cavato fuori da
una tasca, un po’ spiegazzato, per l’imbarazzo. Chiacchieriamo. Due
ragazzi fantastici, due ragazzi “normali”. Mi raccontano di come sia
difficile, ancora, persino comprare un libro come il mio. Lui mi dice:
«un anno è passato prima che trovassi il coraggio di acquistarlo alla
Feltrinelli di Parma. Sai, se posso farti una critica, quel titolo
così esplicito, i commessi poi parlano…».
Poi però ci diciamo – per una volta – che questo libro forse se dio
vuole finalmente comincia a invecchiare, in fondo loro sono
giovanissimi, hanno una storia d’amore, vivono (quasi) come tutti,
anche se la fatica è stata tanta, troppa, e assurda.
Magari.
Domenica scorsa apro il giornale e – lo ammetto – non mi viene in
mente che possano essere stati proprio i miei due nuovi amici a subire
una violenza così ottusa, crudele, insensata.
Me lo scrive lui, sempre su facebook. Mi manda il link a uno degli
articoli e commenta: «è successo a me e il mio moroso l’altro giorno
volevo solo fartelo leggere, per farti rendere conto, dopo questo
fatto, i miei compaesani mi hanno scritto facendomi i complimenti e
difendendomi, un paese come Salso! C’è gente meno omofoba che a Parma,
città di 188 mila abitanti».
Loro, alla fine, l’hanno anche presa bene. Hanno sempre dovuto
combattere, sanno che dovranno farlo ancora, chissà per quanto tempo,
ma sono giovanissimi, sono coraggiosi, sono insieme. E qualche segno
di speranza c’è.
Ma io no. Io non l’ho presa affatto bene. Li rivedo in quella nostra
breve domenica pomeriggio, nel parco dove si era tenuta la
presentazione, a due passi da casa loro, un po’ emozionati. E me li
immagino poi su corso Garibaldi, a Parma, un tranquillo pomeriggio di
paura. E di umiliazione. E di secoli bui che non vogliono finire mai.
Di colpo, tutti sulle loro spalle.
Io sono furibondo.