Autore: cobas comunege Data: To: Ambiente Liguria, Mailing list del Forum sociale di Genova, Comitato referendum Acqua genova, Comitato Acqua Pubblica Provincia Genova Oggetto: [NuovoLab] Val Susa 28 luglio/ continua il campeggio di Chiomonte
Ricevo e inoltro.
Andrea Tosa
Sabato 28 luglio,oltre 5000 alla marcia NO TAV da Guaglione a Chiomonte.
Il popolo della Valle ribadisce il rifiuto della TAV inutile e dannosa, chiarisce che gli unici violenti sono il governo e i partiti che lo sostengono, che in spregio della sovranità popolare e delle regole democratiche hanno comandato l'occupazione militare della Valle. Una manifesta ostilità di guerra contro la popolazione della Valle ben decisa a resistere e a vincere, con il contributo di tutte/i i NO TAV europei.
Il campeggio NO TAV di Chiomonte continua per tutto il mese di agosto e oltre.
Vincenzo Miliucci
Confederazione COBAS
28 Luglio 2012 15:11
Marcia notav, diverse migliaia verso il cantiere In primo piano
Ennesima giornata di lotta conclusasi come da volontà del movimento. I NoTav hanno ribadito, se ce ne fosse ancora il bisogno, chi determina lo svolgimento delle giornate intorno al cantiere. Ad una settimana dall'importante giornata di lotta e danneggiamento alle strutture del cantiere, oltre 5000 persone hanno portato la loro determinazione e la propria volontà di esserci tra i sentieri della Clarea. Nessun dispositivo, mediatico (davvero infamanti i gornali mainstream di questa settimana) o militare (numerosissimi i posti di blocco degli utlimi giorni) è stato in grado di fermare o anche solo dividere il movimento NoTav, nè lo sarà mai.( info.aut)
28/07/2012
Valsusa, sfila il corteo pacifico No Tav
il ritorno di Abbà
Protesta sotto stretta sorveglianza. Numerose auto perquisite lungo le statali. Perino: oggi nessuno vince
e nessuno perde, prova di maturitàchiomonte
I propositi della vigilia non sono stati traditi. I No Tav a migliaia hanno sfilato tra Giaglione e Chiomonte, per ribadire la loro contrarietà al cantiere per la Torino-Lione. Nessun disordine, né momenti di tensione, così come aveva annunciato il loro leader Alberto Perino, qualche giorno fa. Imponente lo schieramento di forze dell’ordine, che fin dalla mattinata ha istituito posti di blocco e perquisito a tappato i veicoli in transito sulle statali della Val di Susa, compresa l’auto di Perino.
Ma il clima oggi in Valle era festoso e tranquillo, tanto che le forze dell’ordine, a fine manifestazione, hanno permesso agli attivisti di sfilare attorno al cantiere, per consentirne il deflusso. Un fatto interpretato dai No Tav, come una vittoria, perché, dicono «non avrebbero potuto fermarci, viste le migliaia di persone che hanno raccolto l’appello a sfilare».
Il corteo, con molti valligiani, famiglie con bambini e anche persone anziane, ha preso il via attorno alle 15,30, dopo un breve saluto da parte di Luca Abbà, il giovane attivista, precipitato da un traliccio lo scorso febbraio durante un’azione dimostrativa intorno al cantiere. Abbà ancora convalescente dopo i lunghi mesi in ospedale ha invitato i manifestanti a non «cedere alle provocazioni» e a tener fede all’obiettivo di condurre una manifestazione pacifica, promettendo un suo ritorno alla Maddalena di Chiomonte, non appena le condizioni fisiche glielo permetteranno.
Dopo i pesanti disordini di sabato scorso, il cantiere, ma soprattutto il cosiddetto campeggio di «lotta no Tav», dove hanno fatto la loro base diversi gruppi di antagonisti, continuano ad essere dei sorvegliati speciali. Del resto Perino, nei giorni scorsi, presentando il corteo di oggi in una conferenza stampa, ha fatto intendere che in futuro non mancheranno altri atti di forza contro il cantiere.
«Evitiamo insulti, diamo prova di maturità come abbiamo già fatto lasciandoci perquisire sulle strade che portano a Giaglione. Sangue freddo, questa deve essere una marcia pacifica», aveva annunciato il leader prima della partenza. «Oggi nessuno perde, nessuno vince», ha rimarcato all’arrivo. (La Stampa)
"Tutte bugie, c'eravano anche noi là in mezzo". Intervista a Perino
Lo storico leader dei movimenti contro il Treno ad alta velocità Torino-Lione sconfessa i media sui tafferugli di sabato notte: «Missione compiuta, abbiamo rotto recinzioni e bucato il cemento». E la nonviolenza? «Punterò il dito contro i violenti solo quando gli agenti la smetteranno con gli abusi»
I sassi, i petardi (leggi ‘bombe-carta’) da una parte, i lacrimogeni dall’altra, contusi e feriti da entrambe le parti, manifestanti No Tav e agenti di Polizia (ne ha fatto le spese anche il capo della Digos Giuseppe Petronzi, colpito in testa da un petardo): in Val Susa la notte di sabato 21 luglio ha seguito un copione purtroppo già scritto. Il giorno dopo, come in altre occasioni, dal mondo politico si sono levate denunce, strali, prese di distanza bipartisan. I media più influenti, tutti concordi sulla dinamica dei fatti: i militanti dei centri sociali, venuti anche dall’estero, hanno fatto tutto da soli, delegittimando l’ala storica della galassia di realtà No Tav, composta da donne e uomini della valle. “Tutte bugie, c’eravamo anche noi là in mezzo”, rivela a Vita.it Alberto Perino, che pur in un movimento in cui domina l’orizzontalità e l’assenza di protagonismi, viene riconosciuto da tutti il leader carismatico di coloro
che da almeno 20 anni si oppongono alla costruzione della tratta Torino-Lione del Tav, Treno ad alta velocità.
C’era anche la parte valligiana del movimento No Tav in mezzo agli scontri di sabato notte a Chiomonte?
Sì, almeno la metà dei presenti era della valle, uomini e donne. Anche la Questura è così. Io non c’ero perché ho problemi alle gambe e in quei sentieri al buio devi saperti muovere bene, ma molti componenti del movimento erano là. Erano quelli che avevano come obiettivo rompere le recinzione e bucare il cemento armato. E ce l’hanno fatta, come si può vedere nelle foto che si trovano in vari siti internet. Nonostante le pietre e i lacrimogeni.
Se eravate anche voi in mezzo ai disordini, perché non avete fermato chi lanciava sassi o petardi verso le Forze dell’ordine?
Noi ogni volta spieghiamo a tutti i partecipanti alle manifestazioni che non bisogna agire con violenza e che l’ideale sarebbe non fare certe cose. Poi però c’è chi non è disposto a porgere l’altra guancia e reagisce. Mi spiego meglio: naturalmente mi spiace per quanto è successo al capo della Digos, ma io oggi non punto mai troppo il dito contro chi tra le fila degli oppositori al Tav compie tali gesti. Farò discorsi più duri quando la Polizia smetterà di usare gli stessi metodi: i lacrimogeni, ad esempio, sono vietati in situazioni del genere, e soprattutto ad altezza uomo sono molto pericolosi, l’anno scorso un 16enne ha perso un dito e un adulto un occhio. Invece questa volta ne hanno usati centinaia, ancor più del solito, tanto che a un certo punto li hanno terminati e hanno dovuto aspettare il cambio turno per averne altri.
Non condannare i violenti però fa il gioco di chi vuole delegittimare in toto il movimento, in primis a livello politico…
La politica ripete sempre le stesse cose e i grandi giornali rispondono agli stessi schemi. Se andate a vedere i titoli dei giorni successivi al 3 luglio 2011 (quando gli scontri e i feriti furono di portata più ampia, ndr), sono quasi identici. A noi importa solo che il Tav non si faccia, per questo non ci interessano tali ragionamenti. Alla fine quello che è successo sabato sera non è altro che ciò che accade ogni domenica allo stadio.
Nessuna autocritica, quindi?
No, sabato prossimo saremo ancora lì, con una passeggiata che, vedrete, questa volta sarà davvero pacifica. Lo scopo è sempre lo stesso, impedire lo sviluppo del cantiere. La società Cnc, che ora ha l’appalto per l’opera, lo sta capendo: portare a termine i lavori non sarà una passeggiata.