Francamente credo che il dualismo che Sgrena
"istituzionalizza" tra laici e islamisti sia forzato, eurocentrico,
fuorviante: implica mettere nello stesso calderone i salafiti assieme alle altre tendenze islamiche. Come se i
Fratelli musulmani non fossero stati all'opposizione in Egitto e non abbiano in
qualche misura partecipato alla rivoluzione (anche se poi hanno cercato un
accordo con i militari). Non credo che sia stata la rete delle moschee e al
Jazeera decisive nel far vincere le elezioni agli "islamisti", di
contro ai laici che la rivoluzione l'hanno fatta davvero. Non esisteva una rete
similare nella Russia del 1917-18, eppure i
vincitori (i bolscevichi) si trovarono di lì a pochi mesi in minoranza
nell'Assemblea Costituente. Il che vorrà pur dire qualcosa in termini generali,
al di là delle contingenze storiche. Soprattutto, questo frangente, che
vede la controrivoluzione in Egitto e lo
"stato di emergenza" in Tunisia sfata la fola delle rivoluzioni
"buone", autentiche perché non violente, di contro ai
"ratti" libici, "eterodiretti", e che avrebbe optato da
subito per la guerra civile, osando persino chiedere un aiuto internazionale.
Le tre realtà hanno qualcosa che le accomuna, sia pure sotto nomi diversi : i
militari in Egitto, le incontrollate milizie armate in Libia, l'aggressiva
presenza salafita in Tunisia. Secondo me, la Libia (desertificata?) ha
paradossalmente maggiori possibilità di "tirarsi fuori" dal pantano
di quanto ne abbiano oggi Egitto e Tunisia.