31/05 - LE FARC RIMANDANO A CASA ROMEO LANGLOIS, LE CUI
DICHIARAZIONI SBUGIARDANO ESERCITO E STAMPA DI REGIME
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Così come avevano annunciato nei propri recenti comunicati, le FARC
hanno tenuto fede alla propria parola, ed una volta accertato che
Romeo Langlois è un giornalista francese e non un membro
dell’esercito lo hanno rilasciato nel municipio di San Isidro,
dipartimento del Caquetá, consegnandolo alla commissione composta
dalla Croce Rossa, da Piedad Córdoba e dall’emissario del governo
francese, secondo quanto le stesse FARC avevano indicato.
Il 28 aprile scorso Romeo Langlois stava documentando un’operazione
dell’esercito le cui forze sono entrate in combattimento con unità
del Fronte 15 delle FARC, rimanendo annientate dalla guerriglia. Il
giornalista è rimasto ferito ad un braccio e si è consegnato ai
guerriglieri, i quali lo hanno preso in consegna come prigioniero di
guerra, avendolo trovato vestito con abiti militari. In seguito lo
hanno trasportato lontano dalla zona dello scontro, medicandone le
ferite e svolgendo accertamenti sulla sua identità.
Appena libero il giornalista ha conversato con suoi colleghi di
Telesur, rilasciando dichiarazioni che hanno scatenato la fetida bile
dei guerrafondai dell’oligarchia colombiana, che blaterano tutti i
giorni di soluzione militare e di fine della guerriglia: “Il
governo colombiano ha venduto all’estero un’immagine falsa del
conflitto, che ha reso invisibile la realtà della situazione, il
conflitto non sta finendo e non si tratta di poche zone rosse che
sono rimaste, questo è totalmente falso”, ha assicurato Langlois,
aggiungendo poi che “occorre che la stampa colombiana e straniera
descriva meglio il conflitto in Colombia, raccontandolo da entrambe
le parti”, come ad esempio “la paura fisica dei soldati che
vengono mandati a combattere ed i sacrifici dei guerriglieri che
rischiano la vita”, perché è l’unico modo di far conoscere la
guerra. Langlois ha poi smentito la versione dell’Esercito secondo
la quale quando è entrato in combattimento era impegnato in una
vasta operazione antidroga, mentre solo esisteva un piccolo
laboratorio artigianale di quelli che i contadini della zona
utilizzano per sopravvivere, confermando la versione della
guerriglia, che aveva denunciato l’ennesima montatura della stampa
a senso unico. Infine, il giornalista ha dichiarato di essere sempre
stato trattato con riguardo, “come un ospite” dalle FARC, cosa
che demolisce l’immagine -artificialmente costruita- di una
guerriglia spietata, e che per questo ha fatto imbestialire
l’ultradestra di Uribe e Santos, che ha investito anni nel ripetere
menzogne controinsorgenti fino alla nausea.
Il popolo colombiano si è stufato delle falsità dei media
oligarchici che non fanno altro che alimentare la guerra, e del
malgoverno antidemocratico, repressivo e criminale tanto dei mafiosi
narcotrafficanti alla Uribe come dei parassiti alla Santos, ed è in
marcia per costruire quella pace con giustizia sociale che salverà
il paese dalla crisi e dalla distruzione.
03/06 - UNIVERSITA' DI SALERNO CONFERISCE LAUREA HONORIS CAUSA AL
FASCISTA PROCURATORE GENERALE DELLA COLOMBIA ORDÓÑEZ
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/2884-0306-universita-di-salerno-conferisce-laurea-honoris-causa-al-fascista-procuratore-generale-della-colombia-ordonez.html>
Lo scorso 25 maggio, la Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università di Salerno ha conferito il titolo di «Magister
Honoris Causa» al Procuratore Generale della Colombia, Alejandro
Ordóñez Maldonado.
Questo magistrato, esponente dell'ala ultraconservatrice della
magistratura colombiana, appartiene alla cricca di funzionari statali
agli ordini del narco ex-presidente Uribe; è stato indagato dalla
Corte Suprema per aver
tentato di insabbiare l'inchiesta sull'ex ambasciatore in Italia,
Sabas Pretelt, che aveva corrotto congressisti per favorire la
rielezione di Uribe, ed è stato l'istigatore del processo contro la
senatrice Piedad Córdoba, che l’ha destituita e dichiarata inabile
a ricoprire incarichi pubblici per 18 anni sulla base dell'accusa di
appoggiare le FARC-EP.
La lettura delle motivazioni lascia sbigottiti: il titolo è stato
assegnato per “il progresso della cultura giuridica, la promozione
dei diritti fondamentali e il rispetto per la legalità, fondati su
un’etica rigorosa”. Forse per “cultura giuridica”
l'Università di Salerno intende la sopraffazione, per “diritti
fondamentali” i privilegi della sanguinaria oligarchia colombiana,
e per “rispetto della legalità” l’uso della giustizia a tutto
vantaggio dei politicanti corrotti e dell’impunità del regime.
Al centro del discorso di Ordóñez “il dramma della persona, la
violenza, la corruzione (sic!) e il disfacimento della famiglia, a
cui poter far fronte con una cultura dell’etica pubblica, della
responsabilità e del dialogo”.
Di fronte alla faccia tosta di questi personaggi, non si può che
restare allibiti: Ordóñez si è anche espresso pubblicamente contro
la pillola anticoncezionale, affermando che dovrebbe essere ritirata
dal mercato, e ha manifestato la sua posizione iper-reazionaria in
tema di aborto e di diritti delle donne, meritando un’altra
denuncia alla Corte Suprema di Giustizia, presentata questa volta
dall'organizzazione internazionale per i diritti umani Women's Link.
Chiosa, in linea con la farsa generale, il procuratore di Salerno,
affermando che il titolo conferito al forcaiolo magistrato è “un
giusto riconoscimento per l'attività svolta per i diritti umani”.
Ordóñez è proprio uno dei massimi rappresentanti della
(in)giustizia colombiana, nel paese campione di violazioni dei
diritti umani, soprannominato a ragione “l'Assolutore”, perché
negli innumerevoli casi di parapolitica e di spionaggi illegali da
parte del governo incarcera i pesci piccoli e assolve i mandanti,
ovvero gli alti papaveri politici e militari.
06/06 - IL TRIBUNALE MONDIALE DELLA LIBERTA’ SINDACALE CONDANNA
LO STATO COLOMBIANO
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/2899-0606-il-tribunale-mondiale-della-liberta-sindacale-condanna-lo-stato-colombiano.html>
Lo scorso 25 maggio a Bogotá, nell’ambito del XVI Congresso
Sindacale Mondiale, il Tribunale Mondiale della Libertà Sindacale
-un tribunale etico internazionale, fondato da rappresentanti della
società civile e formato da giuristi, magistrati e personalità
sociali di diversi paesi- ha condannato lo Stato colombiano perché
“responsabile di sistematici atti di violazione del principio di
Libertà Sindacale, in qualità di autore diretto, coautore, complice
o occultatore di
omicidi, lesioni, torture, privazioni illegittime della libertà,
attentati, minacce, licenziamenti e rappresaglie per motivi di
esercizio dell’attività sindacale”. Nella richiesta d’esame
inoltrata al Tribunale da 81 diverse organizzazioni sindacali si
legge che i lavoratori di questo paese “sono sempre stati bersaglio
degli attacchi della politica tradizionale” e che “il
paramilitarismo è diventato una politica di Stato, avente come
obiettivo principale la repressione dei difensori dei diritti umani,
degli oppositori, dei lavoratori”.
La violenza dello Stato terrorista colombiano, reiteratamente
denunciato e condannato dagli organismi internazionali, originata ed
ampliata in funzione degli interessi della sanguinaria oligarchia
colombiana e delle imprese multinazionali, è stata comprovata dal
Tribunale così come è stata evidenziata la responsabilità degli
Stati Uniti nell’attività paramilitare in Colombia, nonché la
complicità dei partiti politici tradizionali. La sentenza del
Tribunale è un altro duro colpo inferto al governo del fascista
“Jena” Santos, per il quale non è più possibile occultare
l’esistenza del conflitto sociale ed armato che lo Stato terrorista
ha imposto al popolo per servire interessi oligarchici ed
imperialisti, così come non è più possibile per la politica
tradizionale mascherare la sua complicità ed il suo servilismo.
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