Strage di Ustica: prossima udienza 2015.....
Post n°628 pubblicato il 16 Marzo 2012 da laura561
Ustica:
la prossima udienza del processo d'appello è nel 2015, tra tre anni,
siamo al collasso del civile e questa è responsabilità gravissima della
politica: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=162746Ustica, la Corte d'Appello sospende i risarcimentiwww.rainews24.rai.itIl sito di Rainews24 canale all news della Rai
http://www.enricodigiacomo.org/2012/03/barcellona-p-g-la-clamorosa-inchiesta-parco-commerciale-15-indagati-tutti-i-nomi-contestato-il-reato-di-abuso-dufficio-in-concorso-nel-mirino-le-procedure/ :
L'avvocato Pio Rosario Cattafi e altri 14 indagati per abuso di ufficio in concorso.
http://www.youtube.com/watch?v=YmsjuBXBWSQ :
Audio interrogatorio vedova Borsellino
Da Subranni a Ciancimino : ''Molti fervidi auguri''. Altri misteri ancora irrisolti di Via D'Amelio
di Nicola Biondo - 15 marzo 2012
Una
relazione di servizio riesumata dopo vent’anni. Una testimonianza di un
poliziotto dall’inferno di Via D’Amelio. E’ questa l’ultima traccia
dimenticata finita nella nuova inchiesta della Procura di Caltanissetta
sulla strage che uccise Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta.
Una
traccia che porta dritti al cuore nero dei misteri di quell’eccidio.
Riccardo [nome di fantasia] è un giovane agente che poco dopo le 17 del
19 luglio 1992 arriva a bordo della volante 32 a pochi metri dal
cratere. Vede un uomo tra i 45 e i 50 anni, con un completo spezzato in
giacca scura che si aggira a pochi centimetri dalle macchine in fiamme,
tra pezzi di cadaveri e le urla dei feriti. Riccardo fa parte della
seconda volante, la strage è stata appena commessa e quella figura che
si muove con sicurezza non può non notarla. “Perché si trova qui?”-
domanda. La risposta è secca: “Servizi”.
Poche ore dopo la testimonianza dell’agente finisce in una relazione
di servizio, con la descrizione di quel sedicente 007. Una traccia che
fino ad oggi non è mai stata vagliata. Lo ha fatto a distanza di
vent’anni la Procura nissena che ha raccolto, come fosse un puzzle,
migliaia di fotogrammi e decine di ore di video girati sul luogo della
strage per appurare o escludere presenze sospette o anomale. E così è
partita la caccia, alla ricerca in questo puzzle di quell’uomo
qualificatosi sul luogo del delitto come “servizi”. Il primo passo
compiuto dagli investigatori è stato quello di chiedere agli apparati di
sicurezza se quel giorno sia transitato da via D’Amelio qualche 007.
Ufficialmente si contano sulle dita di una mano ma quello che ha
sorpreso gli investigatori è che le relazioni di servizio che attestano
quelle presenza sono state redatte solo dietro richiesta dei magistrati
in tempi recentissimi. Nessuna memoria di quel giorno sembra rimasta
negli archivi degli apparati. La testimonianza di quel poliziotto oggi
sul tavolo degli investigatori conferma così un dato: che le indagini
sul luogo della strage nelle ore subito successive furono approssimative
e sciatte, furono trascurate, dolosamente o colpevolmente, tracce
importanti. E in questo contesto che sparì dalla borsa del giudice la
sua agenda rossa, il diario di bordo di quelle ultime settimane di vita
dopo la strage di Capaci.
Questo nuovo filone d’indagine top secret è
finito nel procedimento 2554/09, una sorta di contenitore al cui
interno trovano posto i punti oscuri che coinvolgono esponenti dello
Stato, della politica e uomini delle forze dell’ordine. E’ lì che sono
confluiti i rapporti border line tra uomini di Stato e mafiosi. Come
quelli tra il generale dei Carabinieri in pensione Antonio Subranni e
Vito Ciancimino. L’ufficiale è per ora l’unico iscritto “eccellente” nel
registro degli indagati per concorso esterno. Subranni - ex-capo del
Ros il reparto che condusse la trattativa-colloquio con Vito Ciancimino,
portavoce di Bernardo Provenzano, nell’estate 1992 – è stato tirato in
ballo da Agnese Borsellino: “Mio marito mi disse che il generale
Subranni era "punciutu". Chi era la fonte del giudice?
Anche qui una
traccia dimenticata. Di sicuro Borsellino era a conoscenza del rapporto
amichevole che il generale aveva con l’ex-sindaco mafioso di Palermo. Fu
infatti grazie ad una perquisizione ordinata con Giovanni Falcone che a
casa di Ciancimino nel 1984 furono ritrovati due biglietti – che
l’Unità pubblica - vergati dall’ufficiale. “Molti fervidi auguri –
scriveva nel natale 1981 l’allora comandante del nucleo investigativo
dei CC a Palermo all’alter ego di Provenzano. E qualche anno dopo,
promosso a capo del Reparto operativo, Subranni scriveva a
Don Vito: “Grazie per le felicitazioni che Ella ha voluto formularmi.
Molti fervidi auguri.”
Tratto da: l'Unità