[Intergas] Vieni a Marina di Massa 2-3-4 marzo 2012 - Incont…

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: gabriella d'avanzo_paolo grulla
Data:  
Para: Lista del coordinamento dei GAS milanesi
Asunto: [Intergas] Vieni a Marina di Massa 2-3-4 marzo 2012 - Incontro nazionale di quanti vogliono impegnarsi su campagne condivise (democrazia diretta, territorio, audit del debito) e per i beni comuni
ricevo e inoltro
ciao
gabriella
>
> Cari tutti,
>
> questo invito è condiviso da:
>
> Amici di Beppe Grillo di Torino FB http://www.facebook.com/
> profile.php?id=100002290910161#!/pages/Amici-di-Beppe-Grillo-Torino/
> 155450014499609
>
> Associazione Energia Felice www.energiafelice.it
>
> Centro Nuovo Modello di Sviluppo www.cnms.it
>
> Ecologisti e reti civiche, verdi europei www.ecologistiecivici.it
>
> Iniziativa per più democrazia / Initiative für mehr Demokratie
> www.dirdemdi.org
>
> Movimenti civici www.movimenticivici.it
>
> Movimenti civici Sicilia www.movimenticivici.org
>
> Movimento 5 Stelle Vimercate http://sites.google.com/site/
> vimercate5stelle/
>
> OfficinaDemocrazia www.meetup.com/l-officina
>
> Partito Umanista www.partitoumanista.it
>
> Più democrazia Rovereto www.cittadinirovereto.it
>
> Rete civica italiana www.retecivicaitaliana.it
>
> Dando seguito ai precedenti avvisi, vi invitiamo a partecipare
> all'incontro di Marina di Massa del 2-3-4 marzo 2012 e a diffondere
> questa e-mail!
> Per iscriversi www.riprendiamociilfuturo.it dove trovate anche il
> programma. Ricordiamo che la struttura in cui staremo oltre a
> garantire la luce del sole, la vicinanza del mare (80 m.) e i pini
> marittimi ha un costo contenutissimo per dormire (17 euro) ...
> Ricordiamo infine che in questa iniziativa nessuno vuole mettere il
> cappello su nessun altro: i partecipanti solo alla pari.
>
> E 'una occasione unica per:
> - metterci in rete allo scopo di aumentare la nostra efficacia
> grazie a campagne su obiettivi comuni
> - approfondire alcuni temi importanti per poter poi sensibilizzare
> i cittadini a livello locale
> - avere informazioni su alcuni temi come la riforma della fiscalità
> o il gettito di una eventuale tassazione delle transazioni
> finanziarie , visto che sembra che si debbano tassare sempre i
> soliti...
> - concordare alcune date strategiche per far emergere con forza
> alcune proposte concrete.
>
> Di sicuro sarete tra i tanti preoccupati nel vedere come i
> provvedimenti del governo Monti avanzano spediti togliendo spazi di
> democrazia e puntando alla liberalizzazione/privatizzazione di ogni
> cosa. I partiti tradizionali sembrano incapaci di proporre una
> visione alternativa vittime (?) di parole come crescita, mercati e
> debito.
>
> Da mesi stiamo lavorando per cercare di unire tutti i gruppi
> (locali, prepolitici, politici "da poco", reti di economia
> solidale e post referendari) nel rispetto delle loro specificità
> per cercare di lavorare concretamente in modo coordinato su
> campagne comuni.
> A Marina di Massa in novembre del 2011 abbiamo individuato alcune
> aree di lavoro comune che sono:
>
> 1) Democrazia diretta, per dare più potere ai cittadini
> 2) Tutela del paesaggio / grandi opere
> 3) Problema del debito pubblico e del dilagare della
> finanziarizzazione dell'economia
> 4) Creazione di posti di lavoro nel campo della sostenibilità
> 5) Difesa dei risultati referendari e tutela dei beni comuni
> 6) Scuole per preparare i cittadini a fare politica dal basso.
>
> Abbiamo anche cercato di individuare connessioni tra le varie
> campagne per far sì che si creino sinergie.
>
> Da quella scadenza ad oggi molti gruppi hanno lavorato molto bene
> curando sia i contenuti che le modalità orientate a fare rete e
> quindi ora, a Marina di Massa, sono in grado di presentare alcune
> campagne concrete su cui potremo concentrare i nostri sforzi. Per
> le altre aree stiamo ancora lavorando. Ecco dunque che:
>
> 1) Per l'area "Democrazia diretta" Dario Rinco della Rete civica
> italiana presenterà il progetto di legge nazionale - elaborato dai
> principali gruppi italiani che si occupano di democrazia diretta -
> per portare in Italia questo strumento che già esiste e funziona in
> altri stati del mondo. Detto strumento è fondamentale per
> permettere ai cittadini di "costruire la politica" e controllare
> meglio gli eletti. Pensate, potremmo passare dalla faticosissima
> rincorsa delle leggi (con il referendum abrogativo) alla
> proposizione di nuove leggi e al controllo di quelle prodotte dal
> parlamento (referendum confermativo)con tempi certi ---> vedi
> www.quorumzeropiudemocrazia.it Lunedì 27 febbraio inizia la
> raccolta delle 50.000 firme
>
> 2) Per l'area "Tutela del paesaggio" Maurizio Bongioanni del Forum
> italiano per la tutela del paesaggio aggiornerà sulla stato del
> censimento del territorio e Roberto Cuda di www.vizicapitali.org
> illustrerà la campagna "Ferma la banca che distrugge il territorio"
> www.fermalabanca.org per chiedere a Banca intesa di sostenere i
> trasporti pubblici anziché l'obsoleta costruzione di dannosissime
> autostrade. Venerdì 16 marzo effettueremo la prima iniziativa
> pubblica fuori dalle sedi di Banca Intesa.
>
> 3) Per l'area "Debito Pubblico e finanziarizzazione dell'economia"
> Antonio Tricarico della Campagna per la riforma della Banca
> mondiale ci illustrerà la campagna per fare un audit sul debito
> pubblico dal basso e Andrea Baranes Presidente della Fondazione
> Culturale Responsabilità Etica, ci parlerà della
> finanziarizzazione dell'economia e delle manovre economiche che
> mettono sotto scacco interi stati. http://www.cnms.it/
> campagna_congelamento_debito
> Alberto Zoratti della Coop Fair, parlerà invece di Rio + 20 e
> della giustizia ambientale e sociale.
>
> Ci sarà inoltre una sessione dedicata alla nonviolenza come
> modalità per fare politica con Nanni Salio del Centro Sereno Regis:
> in particolare sentiremo alcune testimonianze di persone del
> movimento NOTAV come il sindaco di Venaus Nilo Durbiano che parlerà
> di quanto può essere produttiva la collaborazione tra cittadini e
> istituzioni.
>
> Visto che marzo sarà un mese caldo per il tema lavoro avremo con
> noi Ivana Brunato - Reponsabile delle politiche del lavoro della
> Camera del alvoro di MIlano. Claudio Mazzoccoli portavoce
> dell'Associazione Art.53 ci dirà invece quali miglioramenti si
> potrebbero ottenere da una riforma della fiscalità secondo il
> criterio della progressività che è sancito dalla Costituzione.
>
> Metteremo infine a punto una corposa lettera da inviare al governo
> Monti (che alleghiamo in calce) per evidenziare i temi che ci
> stanno a cuore e per far sentire la nostra voce.
>
> Rimandiamo al programma, per ulteriori informazioni vedi
> www.riprendiamociilfuturo.it e vi chiediamo di far girare questa e-
> mail tra tutti i gruppi che ritenete interessati.
> Ribadiamo che questa iniziativa vuole avvicinare tra loro gli
> attivisti nel rispetto delle specificità di ciascun gruppo
> invitandoli a coordinarsi su temi comuni.
> Uniti vinciamo i referendum, separati non siamo ascoltati. Quindi
> uniamoci e www.riprendiamociilfuturo.it !!!
>
> A presto! Anzi a Marina di Massa!
>
> Gli enti promotori
>
> Per info 338 88 03 715 - 039 988 10 21
>
>
>
> BOZZA DI LETTERA PER MONTI
>
> Egregio Professor Monti,
>
>
> le varie iniziative “Salva Italia” stanno imponendo grandi
> sacrifici agli italiani. I movimenti e i gruppi che sottoscrivono
> questa lettera intendono chiedere che questi sacrifici siano
> compensati da iniziative governative che dimostrino la reale
> volontà di distribuire gli sforzi e di entrare in un nuovo ordine
> di idee.
>
>
> Vista la Sua disponibilità al confronto con i cittadini come
> enunciato nella Conferenza Stampa a Palazzo Chigi il 29 dicembre
> 2011, siamo a richiederLe di incontrare al più presto una nostra
> delegazione per approfondire le nostre proposte che sono frutto di
> un lungo percorso di riflessione e collaborazione tra associazioni,
> reti, movimenti della società civile consolidato anche dalla
> significativa vittoria dei referendum di giugno 2011.
>
>
> Prima di passare alle richieste vorremmo evidenziare che i
> firmatari di questa lettera ritengono che la crisi economica:
>
> 1) crea il clima ideale per quanti vogliono mettere le mani sui
> beni comuni, ovvero i beni di tutti i cittadini, che stanno alla
> base della qualità della vita di ciascuno di noi; si pensi ai
> salvataggi che hanno permesso ingenti trasferimenti di soldi
> pubblici a gruppi privati, al taglio dei fondi agli enti locali che
> costringono i comuni a far cassa svendendo immobili e territorio
> alla speculazione.
>
>
> 2) è il risultato di un modello economico-industriale che sta
> facendo pagare ai più i benefici materiali goduti da pochi, in
> termini di diritti umani, sicurezze sociali, risorse ambientali.
>
> La ripresa da noi auspicata deve essere accompagnata da una
> profonda riflessione politica e culturale sul modello economico
> basato sulla “crescita” che sta distruggendo le risorse del
> pianeta, ha sostituito l’economia produttiva con la finanza e ha
> prodotto gravissime ingiustizie sociali.
>
> I governi, che più o meno coscientemente hanno perso il controllo
> della finanza, dicono, in modo spesso strumentale, che devono
> rendere conto ai mercati: noi sottolineiamo con forza che mentre i
> mercati sono una costruzione del tutto “umana” e quindi
> dominabile, le leggi naturali non possono essere cambiate a nostro
> piacimento e quindi è ben più importante rendere conto a “Madre
> Natura”.
>
>
> 3) ha dimostrato che le idee neoliberiste, secondo cui l’economia
> va liberata dai lacci della politica e i mercati sono capaci di
> regolarsi con un intervento minimo dello Stato, hanno fallito. Le
> recenti crisi economiche hanno dimostrato che l’intervento
> pubblico è sempre stato necessario per salvare imprese private e
> banche. C’e’ bisogno di una classe politica non succube di lobby
> e poteri forti che esca dalla logica che ci ha portati in questa
> situazione e abbia il coraggio di fare una profonda operazione
> culturale cambiando i parametri di valutazione: ad esempio il
> profitto come unico parametro di giudizio del successo favorisce i
> grandi poteri finanziari ed è cieco rispetto ad enormi
> potenzialità (solidarietà, empatia, spirito di collaborazione
> ecc.) insite nell'animo umano. La politica deve riacquisire la
> forza di varare una serie di strumenti per intervenire
> sull’economia e indirizzarla a obiettivi più desiderabili da tutti;
>
>
> 4) evidenzia che il ritornello “privato efficiente, pubblico
> inefficiente” spesso utilizzato per giustificare la cessione ai
> privati dei beni pubblici sia da archiviare anche alla luce dei
> recenti salvataggi delle banche in fallimento e della esistenza di
> efficienti consorzi pubblici. E' solo una questione di cultura e di
> partecipazione dei cittadini.
>
>
> Fatte queste considerazioni a fronte della fase I della Manovra-
> decreto “Salva-Italia” intendiamo analizzare il problema del
> debito, della spesa pubblica e del risanamento delle finanze:
>
> - per quanto riguarda il debito pubblico, chiediamo una sua
> verifica approfondita attraverso una commissione di indagine
> autorevole e imparziale che faccia luce sulle sue origini, sulla
> legittimità di tutte le sue componenti, sulla lista dei creditori
> (audit del debito). Nel contrarre un debito, lo Stato si assume un
> obbligo prima di tutto verso i propri cittadini, nel cui nome
> questo debito è assunto, e solo successivamente verso i creditori.
> Per questo gli stessi cittadini hanno il diritto, come primo passo,
> di conoscere nel dettaglio caratteristiche, finalità, composizione
> e creditori del debito pubblico;
>
>
> - per quanto riguarda la spesa pubblica, riteniamo che si debba
> assolutamente evitare di accumulare altro debito grazie al taglio
> delle spese inutili. Secondo la Sua manovra questo andrebbe fatto
> riducendo le spese sociali, secondo la nostra proposta, invece,
> tagliando sprechi e privilegi, come ad esempio le spese militari di
> tipo offensivo e la partecipazione a guerre di tipo neocoloniale, i
> costi della politica (stipendi, vitalizi, scorte, auto blu,
> consulenze, privilegi vari) e di alcune imprese pubbliche (es.
> stipendi e buonuscite ai manager), gli sperperi nel settore
> sanitario, le infrastrutture inutili e le grandi opere ad elevato
> impatto ambientale che spesso sono al centro di indagini della
> magistratura; gli incentivi e le coperture economiche statali per
> la produzione di energia anche in casi non necessari e con
> conseguenze disastrose per l’ambiente;
>
>
> - per quanto riguarda il risanamento delle finanze questo va
> perseguito non svendendo e privatizzando il patrimonio pubblico, ma
> con un aumento delle entrate attraverso più strumenti:
>
> - una riforma fiscale basata sulla tassazione progressiva, come
> previsto dalla Costituzione;
>
> - una vera e propria patrimoniale;
>
> - una intensa lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, un
> aumento delle tasse sui capitali “scudati” che al momento sono
> irrisorie;
>
> - l'intensificazione dell'impegno contro la speculazione
> finanziaria ad esempio introducendo una legge contro gli attacchi
> speculativi sui titoli pubblici e una tassa sulle transazioni
> finanziarie che permetterebbe, oltre al contrasto alla
> speculazione, di generare per l'Italia un gettito stimato dalla
> Commissione europea in 5 miliardi di euro l'anno. La tassa
> permetterebbe inoltre di dotare la politica di uno strumento per
> riportare sotto controllo la finanza. Un sistema come quello
> attuale, in cui vengono tassati il lavoro e l'economia reale ma non
> le attività finanziarie rappresenta di fatto un incentivo pubblico
> alla finanziarizzazione dell'economia e alla speculazione.
>
> In sostanza si chiede una riforma della finanza, affinché torni ad
> essere uno strumento al servizio dell'economia e della società e
> non un fine a sè per fare soldi dai soldi nel più breve tempo
> possibile. Le misure da adottare sono molte. Alcune devono essere
> approvate su scala internazionale o per lo meno europea (chiusura
> del sistema bancario ombra, regolamentazione dei derivati,
> contrasto ai paradisi fiscali, ecc...), ma altre possono essere
> adottate anche in Italia, ad esempio l'introduzione di controlli
> sui movimenti di capitali in entrata e in uscita dall'Italia, la
> diminuzione della leva finanziaria che possono usare le banche e
> divieto (o per lo meno limiti molto rigidi) alle cartolarizzazioni.
> Servono regole perché le banche tornino a “fare le banche”
> finanziando l'economia reale e non attività meramente finanziarie e
> anche un maggiore controllo del pubblico sull'operato delle banche
> (fino a una nazionalizzazione di una parte consistente del sistema
> bancario) visto il fallimento e l'incapacità della finanza di
> assicurare il bene comune o comunque l'interesse dei cittadini.
>
>
> Per quanto riguarda gli investimenti dello Stato ci sembra
> irrinunciabile che questi debbano sempre superare il vaglio della
> sostenibilità ambientale. Non ha senso continuare a investire in
> attività che vanno letteralmente contro natura. Ha senso uscire
> dalla logica delle grandi opere e dei grandi eventi e puntare a
> fare piccole opere diffuse che spesso sono anche a favore della
> qualità della vita del cittadino. Quindi auspichiamo investimenti
> per la messa in sicurezza e la tutela del territorio con i criteri
> della rinaturalizzazione, per la riconversione del sistema
> energetico e il risparmio di energia, per il miglioramento dei
> servizi pubblici fondamentali (acquedotti, trasporti, sanità,
> servizi sociali), per la promozione di forme produttive sostenibili
> a livello locale, per passare progressivamente dal trasporto su
> gomma a quello su ferro, per la valorizzazione dei punti di forza
> dell'Italia che sono il paesaggio, la cultura, il sole.
>
>
> Grazie a queste misure sarà possibile anche la riforma dello Stato
> e un effettivo federalismo fiscale che non può prescindere dalla
> perequazione redistributiva. Il federalismo non deve diventare uno
> strumento di riduzione del debito con il trasferimento dei costi
> della crisi dal privato al pubblico e agli enti locali e con il
> taglio lineare della spesa corrente.Bisogna sostituire il “Patto
> di stabilità” con un “Patto di coesione nazionale” negoziato
> tra governo e Comuni in modo da non svuotare questi ultimi di
> quell’autonomia sancita dagli artt. 5 e 114 della Costituzione.
>
>
> Per quanto riguarda la fase II della manovra – pacchetto “Cresci-
> Italia” le riforme intraprese dal Governo (pensioni,
> liberalizzazioni, semplificazioni) vanno incontro alle richieste di
> Confindustria che ora chiede di proseguire con la flessibilità del
> mercato del lavoro (in entrata e in uscita), le privatizzazioni e
> la crescita. Si tratta di misure che puntano su deregulation e
> riduzione del costo del lavoro, che affidano quasi totalmente al
> mercato la gestione dell'economia e che aggirano le cause
> dell'attuale crisi del sistema industriale quali l' automazione, la
> delocalizzazione produttiva, il calo della domanda di prodotti di
> fascia media, la sovrapproduzione, la saturazione di mercati
> maturi, lo spostamento dall'economia reale alla finanza.
>
> Si sta cercando di superare la crisi adottando la stessa logica e
> le stesse idee che l'hanno creata e quindi aggravando e rinviando i
> problemi anziché risolverli. Il succedersi negli anni di crisi
> economiche che mettono in gravi difficoltà le persone richiede una
> nuova visione che superi l'idea che “più crescita” coincida
> con “più benessere per tutti”. L'obiettivo dell'economia - che
> è una disciplina umana e non una scienza - deve essere quello di
> far vivere bene i cittadini.
>
>
> Prima ancora di parlare di flessibilità, dunque, bisogna indicare
> che cosa produrre (come sta accadendo in Germania, Francia, Svezia,
> Cina, Brasile) e soprattutto secondo quali criteri (sostenibilità
> etico-sociale-ambientale). A nostro avviso, bisogna dare priorità
> alle sicurezze sociali e al soddisfacimento dei bisogni primari che
> non possono dipendere dal mercato, sono diritti fondamentali che
> devono essere gestiti e assicurati dal "pubblico".
>
> Non condividiamo l’idea di puntare sulla crescita esclusivamente
> favorendo la concorrenza, le liberalizzazioni del terziario con la
> totale deregulation sugli orari di apertura e la “flexicurity”
> secondo il modello nordeuropeo. Questo è infatti un modo per
> appoggiare le grandi imprese quando chiedono un contratto unico e
> la libertà di licenziamento, misure che in Italia avrebbero effetti
> disastrosi viste le carenze sul piano dei sussidi di
> disoccupazione.In Italia, da tempo, si è proceduto alla
> deregulation del mercato del lavoro, partendo dall'ipotesi che esso
> sia rigido e che debba essere reso flessibile per favorire
> l’entrata, soprattutto dei giovani. Sono mancate e mancano le
> misure per la sicurezza sociale. Il risultato è stato la creazione
> di numerosi contratti atipici e la trasformazione della
> flessibilità in precarietà. Invece di flexicurity, sarebbe meglio
> parlare di secur-flexibility: prima sicurezza sociale e poi,
> eventualmente, flessibilità.
>
> Di sicuro non dobbiamo escludere un sereno dibattito pubblico a più
> voci sull’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970),
> se non altro per richiamare l’attenzione dei cittadini sul fatto
> che, a causa della miriade di contratti di lavoro esistenti e
> dall’indebolimento inflitto alla previdenza sociale, c’è
> davvero poco spazio per la difesa dell’esistente, c’è un
> bisogno urgente, al contrario, di nuovi diritti e nuove tutele.
>
> Le misure per la riforma del mercato del lavoro attualmente allo
> studio del Governo (che si ispirano alla proposta di legge n. 1481
> depositata in Senato a firma Ichino e altri) prevedono il
> superamento dei vincoli alla cosiddetta flessibilità in uscita
> (licenziamenti più “facili”, dunque), in cambio di una
> sostanziosa indennità di disoccupazione e anche una drastica
> riduzione delle forme contrattuali esistenti verso una forma
> contrattuale tendenzialmente unica.
>
> A nostro avviso, invece, di fronte al progressivo smantellamento
> del sistema pensionistico, serve una riforma delle politiche
> sociali e del lavoro con tutele universali da introdurre per legge,
> come ad esempio un salario minimo orario, sostegni per i lavoratori
> in fase di transizione occupazionale, nuovi ammortizzatori sociali
> (al posto della cassa integrazione) per garantire continuità e
> garanzia di reddito a prescindere dalla condizione professionale,
> accesso per tutti ai servizi fondamentali.
>
> Occorre insomma rendere garantito per il lavoratore un livello
> minimo e intangibile di diritti, così da portarlo a un livello di
> sostanziale parità con l’imprenditore nel momento della
> contrattazione delle condizioni di lavoro. Un incontro finalmente
> alla pari tra domanda e offerta di lavoro.
>
> Va introdotto quindi un sistema di protezione sociale universale
> per chi perde il lavoro, insieme al reddito minimo per chi non lo
> ha. Il reddito di base deve essere un diritto individuale (e non
> soltanto un diritto della famiglia) sulla base dell’art. 3 della
> Costituzione; la stessa “Dichiarazione universale dei diritti
> dell‟uomo” agli artt. 22 e 25 richiama la necessità della
> garanzia di risorse sufficienti per condurre una vita decorosa,
> dichiarazione alla quale farà successivamente riscontro, in ambito
> europeo, l'art. 34 della Carta di Nizza, che a detta di tanti
> giuristi incorporerebbe il basic income (o reddito di esistenza o
> reddito minimo garantito) tra i diritti sociali fondamentali.
>
> Il basic income non è una forma di assistenzialismo, non deve
> dispensare dal lavorare ma deve rendere effettivo il diritto al
> lavoro, deve permettere quella “indipendenza” tale da consentire
> lo sviluppo delle capacità individuali grazie all’accesso alle
> forme di conoscenza e alla trasmissione dei saperi. Ogni persona
> deve avere il diritto di cercare il lavoro che più lo soddisfa e di
> ricevere forme di sostegno che, nei periodi di mancata occupazione,
> consentano un’attesa costruttiva e non angosciante.
>
> Ci sono studi e proposte davvero interessanti portati avanti in
> Italia dagli esperti di Bin (Basic Income Network -www.bin-
> italia.org) come pure la proposta di legge popolare sul reddito di
> base, la riduzione delle forme contrattuali e il salario orario
> minimo, promossa da Elio Veltri, che chiede in sostanza di
> modificare profondamente le norme contrattuali e di introdurre un
> Reddito Minimo Garantito al di sopra del tetto di povertà.
>
>
> Occorre inoltre rivedere la riforma del sistema pensionistico: è
> irragionevole proporre oggi l’allungamento dell’età
> pensionabile per tutti sia perché non tutti i lavori sono uguali
> per fatica ed impegno sia perché il mercato del lavoro tende oggi
> ad espellere i lavoratori anziani. L’innalzamento dell’età
> pensionabile e la contemporanea abolizione delle pensioni di
> anzianità, mentre la disoccupazione continuerà a crescere anche in
> ragione della ristrutturazione messa in atto nel sistema
> industriale, non può che aumentare il numero di chi sarà privo di
> reddito non essendo né lavoratore né pensionato! Bisogna
> scorporare il fondo previdenziale dal pagamento delle pensioni
> sociali e dei sussidi di disoccupazione, il nostro sistema
> previdenziale è fondamentalmente in equilibrio, solo un artificio
> contabile consente alla Corte dei Conti di affermare che è in
> deficit. Serve una riforma dei tempi di lavoro, in modo da
> consentire una riduzione generale degli orari e da garantire la
> piena inclusione lavorativa dei giovani.
>
>
>
> Per quanto riguarda le liberalizzazioni, è corretto colpire
> privilegi di tipo corporativistico. Non condividiamo invece la
> liberalizzazione intesa come privatizzazione (e talvolta
> progressivo smantellamento) dei servizi pubblici come trasporti,
> strade, servizi postali, energia, (a partire da gas e benzina),
> scuola, salute.
>
>
> Chiediamo di sostenere con decisione l’economia produttiva
> schiacciata in questi anni dal peso sempre più crescente della
> finanza speculativa. Un’economia produttiva, però, completamente
> ritarata sui bisogni primari delle persone, sulla sobrietà, sulla
> consapevolezza che l’inquinamento ed il consumo delle risorse
> naturali ad un tasso superiore rispetto alla loro rigenerazione
> naturale implicano il peggioramento delle condizioni di vita delle
> generazioni sia presenti che future, sulla constatazione che la
> sovrapproduzione sta creando crisi cicliche in quei settori che
> soffrono di eccesso di capacità produttiva (es. auto) e che
> richiedono quindi una riconversione.
>
> La sobrietà è dunque da intendersi non come l’ennesimo
> sacrificio dei soliti ma come lo sforzo collettivo di dare
> all’iniziativa economica una effettiva utilità sociale,
> garantendo il rispetto dell’ambiente in nome della vivibilità e
> della salute umana, la tutela dei diritti umani, una maggiore
> equità nella redistribuzione dei profitti. Ciò prevede quindi
> un’inevitabile trasformazione dei luoghi, dei tempi e
> dell’organizzazione del lavoro sulla base della sua funzione
> sociale (partecipazione, equità, sicurezza, libertà, dignità
> umana) come riconosciuto dalla Costituzione italiana, in
> particolare nell’art. 41: “L’iniziativa economica privata è
> libera.
>
> Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo
> da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
> La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
> l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata
> e coordinata a fini sociali.”
>
>
> Non “di più a tutti i costi” come vuole il mantra della
> “crescita”, ma “meglio, sostenibile, umano e adeguato”
> devono essere le nuove parole d'ordine. Non si tratta di creare
> nuove fabbriche, ma di trasformare quelle esistenti per renderle
> più eco-compatibili e metterle in condizione di produrre ciò che
> serve secondo nuovi schemi di consumo orientati ai bisogni
> fondamentali per tutti. Trasformarle non solo da un punto di vista
> tecnico, energetico e produttivo, ma anche dell'assetto
> proprietario, delle forme di assunzione, dei tempi di lavoro, dei
> livelli salariali, dei diritti sindacali, tenendo a mente che il
> lavoro non è un costo da comprimere, ma una ricchezza da valorizzare.
>
>
> Chiediamo l’ introduzione nelle valutazioni politiche di
> misuratori di benessere (Indicatori di felicità es. ) che siano in
> grado di monitorare il benessere dei cittadini e di misuratori di
> impatto ambientale (Impronta ecologica www.footprintnetwork.org )
> uniti alla redazione annuale di un bilancio ambientale da
> affiancare a quello economico. Va introdotta una legge sulla
> Responsabilità Sociale di Impresa per rendere trasparenti le
> attività delle aziende e la filiera produttiva e rendendo pubblici
> gli assetti proprietari delle grandi compagnie. Vanno
> disincentivate le delocalizzazioni e le importazioni di prodotti
> ottenuti a scapito dei diritti dei lavoratori e della sicurezza
> ambientale favorendo maggiormente l’economia locale.
>
>
> Chiediamo che si elabori un piano industriale nazionale in cui,
> sulla base della tutela della salute, dei beni pubblici e
> dell’ambiente, lo Stato abbia una parte importante nel gestire
> l’inevitabile processo di riconversione ecologica dell’economia
> (partendo dal risparmio energetico) e di forte ridimensionamento e/
> o trasformazione di molti settori ormai giunti ad un livello di
> saturazione (es. auto, edilizia che cementifica il territorio). E’
> il caso della produzione dei mezzi di trasporto su gomma che va
> regolamentata in base all’effettivo bisogno pubblico e privato.
> E’ il caso dell’edilizia che cementifica e consuma il
> territorio, che va indirizzata alla ristrutturazione e costruzione
> sull’esistente, ponendo un fermo divieto al cambio d’uso dei
> terreni agricoli e forestali.
>
> Chiediamo un’analisi approfondita dell'apparato produttivo dal
> punto di vista sia della sostenibilità ambientale-etica-sociale sia
> del livello di saturazione di mercato in modo da individuare i
> settori da chiudere, ridimensionare, riconvertire e quelli invece
> da potenziare al fine di fare un bilancio dei posti di lavoro persi
> e dei posti di lavoro creati. Questa analisi dovrà includere il
> calcolo degli investimenti necessari per il sostegno al reddito in
> presenza di una inevitabile perdita temporanea di posti di lavoro
> (sia diretti sia legati all’indotto), per avviare le riconversioni/
> riqualificazioni (es. bonifiche, oppure smaltimento stampi e
> impianti produttivi), per creare posti di lavoro in settori
> sostenibili, per incentivare la ricerca scientifica e tecnologica
> sostenibile, per avviare un’opera di sensibilizzazione nel mondo
> della scuola (aspettative professionali, lavori immediatamente
> disponibili, professioni future nella green economy ecc).
>
> I settori nuovi in cui investire riguarderanno le energie pulite,
> il riuso e riciclaggio dei materiali, gli interventi per rimediare
> al dissesto idrogeologico (il 70 % del territorio nazionale è in
> pericolo), la messa in sicurezza delle scuole (circa la metà di
> esse sono fuori legge), la riparazione e gestione degli acquedotti
> (il 40 % dell'acqua si perde nel terreno a causa dello stato delle
> condotte), il miglioramento del trasporto pubblico urbano e
> regionale (in complesso il più arretrato d‟Europa), la
> manutenzione e fruizione dei beni culturali ecc.
>
> In un anno sono nate in Italia oltre 73.000 piccole imprese in
> settori sostenibili (information technology, bioagricoltura e
> alimentare, green economy, riparazioni e cura della persona) a
> dimostrazione che l'ambiente e la sostenibilità stanno creando
> impresa in Italia. Questo potrebbe essere anche lo spunto per un
> piano economico soprattutto per il Sud Italia.
>
>
> Le risorse finanziarie dovranno essere recuperate attraverso misure
> di riforma fiscale e di bilancio, come sopra indicato.
>
> A proposito dell’economia locale, vanno promossi i settori
> sostenibili (bioedilizia e riqualificazione energetica, recupero
> dell'esistente, energie rinnovabili, agricoltura, bonifiche) la
> filiera corta, i negozi di vicinato, l’artigianato e la piccola-
> media impresa, altre forme organizzative di dimensioni medio-
> piccole alternative all’attuale modello industriale della grande
> fabbrica e alternative alla logica dell’aumento continuo dei
> consumi. Un esempio è dato dalla forma organizzativa
> dell’economia civile (cooperative e imprese sociali) che sa
> produrre reddito e al tempo stesso inclusione.
>
> Alcune esperienze positive e funzionanti da anni (es. gruppi di
> acquisto solidale, filiera corta del pane biologico, orti
> periurbani, gruppi di acquisto fotovoltaico, botteghe bio ecc.)
> possono essere promosse in tutta Italia e dimostrano che le nostre
> idee sono in grado anche di dar da vivere dignitosamente.
>
> Per quanto riguarda il sistema bancario proponiamo di valorizzare
> l’esempio del risparmio etico e del microcredito.
>
>
> Ultimo ma non meno importante il tema della partecipazione
> democratica. A fronte della possibile disgregazione sociale dovuta
> alla crisi attuale chiediamo una nuova legge elettorale per
> rimotivare i cittadini ad occuparsi attivamente di politica, legge
> che come minimo deve garantire ai cittadini la reale possibilità di
> scegliere i propri rappresentanti e di permettere a nuove
> formazioni nascenti di potersi presentare senza difficoltà.
>
>
> Fondamentale inoltre è dare seguito al dettato costituzionale che
> all'art 1 dice che il popolo è sovrano. Auspichiamo quindi
> l'approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare sulla
> democrazia di cui trova una copia su www.quorumzeropiudemocrazia.it.
>
>
> In attesa di un Suo riscontro, la ringraziamo per l'attenzione e
> inviamo distinti saluti.
>
>
> Seguono le sigle in ordine alfabetico dei movimenti e gruppi civici
> che, dopo l'approvazione a Marina di Massa, aderiscono alla pari
>
>
> AAA
>
> CCC
>
> Ecoistituto del Veneto
>
> Liste civiche Marche
>
> Movimenti civici
>
> Rete civica italiana
>
>
>
> ZZZ
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>