mercoledì 1 febbraio dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
genova, 505° ora in silenzo per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito; altre informazioni su
www.orainsilenzioperlapace.org
*_747 milioni per la guerra_*
Accordo di partenariato firmato giovedì a Roma dal presidente Hamid
Karzai e dal premier Mario Monti
Roma, Parigi e Londra. Il presidente afghano Hamid Karzai bussa alle
porte degli alleati europei, in cerca di sostegno politico e
finanziario. Chiede il riconoscimento del suo governo come il principale
protagonista del negoziato con i movimenti antigovernativi, in risposta
all’interventismo di Washington, che ha intensificato i colloqui con i
Taleban e sostenuto l’apertura di un loro ufficio politico in Qatar. Ma
chiede anche garanzie vere, per tradurre le promesse ricevute alla
conferenza internazionale di Bonn del 5 dicembre 2011 in accordi
bilaterali di partenariato e cooperazione di lungo periodo.
Come quello siglato ieri a Palazzo Chigi nel colloquio avuto con il
premier Monti. I dettagli dell’accordo non sono noti, ma due sono le
principali questioni sul tavolo: l’addestramento delle forze di
sicurezza afghane (polizia ed esercito) e la collaborazione economica.
In Afghanistan, è da poco iniziata la seconda fase del processo di
transizione – il trasferimento della sicurezza alle forze locali – e
Kabul ha bisogno di un esercito professionale per gestire la situazione
quando le truppe Nato si saranno ritirate, nel 2014. Quanto alla
collaborazione economica, a Bonn la comunità internazionale ha ribadito
l’impegno a sostenere l’Afghanistan anche dopo il 2014, per il decennio
della «trasformazione» e del consolidamento del tessuto economico e
istituzionale. Ma è chiaro che, via le truppe, si chiuderanno anche i
rubinetti degli aiuti.
Nella conferenza stampa che ha seguito la firma dell’accordo di
partenariato, Monti ha assicurato che «l’Italia non abbandonerà
l’Afghanistan», sottolineando che è «il primo paese occidentale a
firmare un accordo simile». E oltre a dirsi grato «al governo afghano
per la leadership nel processo di pace e riconciliazione», ha promesso
due cose: l’addestramento e la formazione delle truppe afghane e una
maggiore «cooperazione economica nei settori che Kabul considera
strategici per il decollo dell’economia». Peccato che le uniche due
infrastrutture nominate da Monti – l’aeroporto di Herat e il corridoio
est-ovest da Herat e Chest-e-Sharif – siano strategiche soprattutto per
l’Italia: gli imprenditori italiani non vedono l’ora di garantirsi i
lucrosi appalti per l’aeroporto di Herat e il corridoio servirà a
trasportare il marmo sottratto dalle imprese italiane alle miniere
afghane. Peccato inoltre che l’unico riferimento di Karzai a un progetto
concreto realizzato dagli italiani in questi anni riguardi proprio la
strada Kabul-Bamiyan: dal 2003 sono stati stanziati più di 110 milioni
di euro, ma finora solo un terzo della strada è asfaltato.
Quanto alla promessa di Monti di un maggior impegno in ambito civile
rispetto al passato, pura retorica: nel decreto legge del 29 dicembre
2011 (n.215) sulla proroga delle missioni internazionali, per il 2012
sono previsti più di *_747 milioni di euro per le operazioni militari, e
meno di 35 per la Cooperazione allo sviluppo_**_._*
Fonte: *il manifesto *| Autore: *Giuliano Battiston *