[Redditoxtutti] 7 DICEMBRE 2011 ORE 18 RIUNIONE APERTA LAV. …

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Autore: usiait1@virgilio.it
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To: redditoxtutti
CC: forum_rm3
Oggetto: [Redditoxtutti] 7 DICEMBRE 2011 ORE 18 RIUNIONE APERTA LAV. ARTI E MESTIERI AL LABORATORIO SOCIALE QUARTICCIOLO VIA OSTUNI 7-9
AVVISO E COMUNICATO - IL 7 DICEMBRE DALLE 18 AL LABORATORIO SOCIALE QUARTICCIOLO
VIA OSTUNI 7-9, RIUNIONE APERTA per formazione di una sezione territoriale del SINDACATO LAVORATORI
(e LAVORATRICI) ARTI E MESTIERI. Qui sotto un documentino di "presentazione" elaborato direttamente
da alcuni lavoratori, che si sono già autorganizzati con questo percorso.      


Per la costruzione di una sezione territoriale del SINDACATO LAVORATORI ARTI e MESTIERI

Negli ultimi decenni, dagli anni ’80 in poi, abbiamo assistito ad un graduale cambiamento delle basi materiali della vita collettiva, principalmente dovuto ad una cospicua trasformazione dei rapporti di produzione, a cui si è accompagnata una modifica strutturale della classe dei lavoratori, sia al suo interno, con la nascita di nuove figure e la perdita d’importanza di altre, sia nei suoi rapporti col Capitale.
Fino agli anni ’70 la figura predominante nel proletariato italiano era quella dell’operaio massa, impiegato nelle grandi fabbriche, abituato a lavorare fianco a fianco con centinaia se non migliaia di suoi simili, e per questo avvezzo a lottare e difendere collettivamente i propri bisogni nei confronti del Capitale.
La grande ristrutturazione capitalista avviata dalla borghesia italiana, dopo le conquiste operaie della fine degli anni ’60 e ’70, generata dall’uso strumentale di una crisi economica indotta ed enfatizzata, avvia una profonda trasformazione del sistema produttivo che da inizio ad una frammentazione dei processi produttivi.
Questa frammentazione si accompagna prima al fenomeno del decentramento e della delocalizzazione e successivamente a quello della esternalizzazione.
Questi processi, legittimati politicamente dalle varie leggi che sanciscono e regolano la nascita di nuove figure lavorative, provocano la disgregazione e l’atomizzazione di vasti strati della classe lavoratrice, con la conseguente nuova difficoltà a reagire collettivamente di fronte alle trasformazioni imposte dal capitale.
Oggi le forme più svariate del precariato e dei contratti che lo accompagnano si confondono con i “forzati” delle “false partite IVA e si disperdono nei territori metropolitani nelle mille forme di rapporto col padrone o di lavoro autonomo, artigiano e atipico ma tutte caratterizzate dall’essere ormai esclusivamente rapporti di tipo individuale. Di fronte a questa trasformazione materiale non c’è stata dall’altra parte una corrispondente trasformazione delle rappresentanze sindacali, o perché ancora legate corporativamente a vecchi modelli e incapaci di adeguarsi ai nuovi sviluppi del Capitalismo, o perché complici delle nuove trasformazioni fino a trasformarsi in sindacati di servizio del Capitale.
Solo che questi nuovi soggetti economici, specialmente nelle grandi città, sono tanti, anzi tantissimi, dispersi nei territori delle periferie urbane, e il Capitale spesso riesce a conservare le sue belle plusvalenze grazie all'arruolamento di queste figure lavorative senza diritti. Insieme a queste vanno considerati tutti quei piccoli artigiani e lavoratori autonomi che riescono a lavorare, loro e spesso anche le loro famiglie, grazie ai piccoli lavori commissionati dai singoli privati o dalle grandi imprese. Quello che accomuna queste figure economiche è, oltre alla dispersione territoriale, di essere esclusa dalle “tutele” del lavoro salariato tradizionale, l’assoluta mancanza di certezze economiche che non vanno al di là del contratto a termine o della piccola commessa, e molto spesso l’assoluta possibilità di lavorare in sicurezza.
Questa immensa trasformazione del sistema produttivo, che sembra riportare agli albori dell’industrializzazione, necessità di una risposta organizzativa dal punto di vista sindacale.
Necessita di un nuovo modello di sindacato territoriale non legato alla singola professione, maestranza o categoria, ma che sappia prima di tutto essere collante e punto di riferimento per queste figure di lavoratori, altrimenti disperse nei mille rivoli delle necessità quotidiane.
Un modello sindacale che alla fabbrica, al supermercato, al grande ufficio, sostituisce necessariamente, come terreno di incontro, di confronto e di scontro economico col capitale, il territorio. Un territorio innanzitutto dove ritrovarsi e riconoscersi come classe, indifferentemente dal tipo di lavoro che si svolge, una struttura quindi che organizzi lavoratori autonomi, artigiani, lavoratori a progetto e a partita iva, o come si usa dire spesso ‘atipici’. Per territorio non intendiamo semplicemente il quartiere nel quale viviamo e/o lavoriamo. Se infatti un primo livello può essere inteso come il quartiere o la zona dove è presente la sede del Sindacato, per territorio dobbiamo intendere uno spazio geografico necessariamente più ampio, ovvero la città e/o un’area metropolitana. Del resto la caratteristica di una parte consistente del lavoro autonomo è proprio il fatto di non essere legato ad un luogo fisico specifico dove si svolge la propria attività lavorativa, ma di spostarsi dove lo richiede la committenza.
Una struttura sindacale autogestita che individua, da un punto di vista economico, nella battaglia per le tariffe, il terreno del suo agire, e che trova nell’organizzazione il collettore ed il raccordo con le battaglie più generali del mondo del lavoro. Una struttura capace anche di offrire servizi di informazione legale e consulenza fiscale, ma che sarebbe auspicabile fosse capace di fare formazione professionale dal basso con laboratori e scuole cantiere. Da un lato più politico, l’idea è anche quella di rilanciare e diffondere un modo diverso di fare sindacato. A cento anni dalla nascita dell’Usi, l’attualità del progetto di un sindacalismo d’azione diretta, autogestionario, di classe, indipendente da qualsiasi partito o gruppo politico è indispensabile per affrontare le sfide che la crisi del capitale globale, pone davanti ai militanti del movimento antagonista oggi senza strumenti d’analisi adeguati e senza una prospettiva alternativa di società che non sia la riproposizione di un socialismo statalista ed autoritario.
È intorno a questa prospettiva che l’USI, a partire da alcuni suoi iscritti, promuove la nascita di una sezione territoriale di USI Arti e Mestieri che sperimenti la nuova struttura sindacale sopra descritta.

Info e adesioni usiait1@???
Blog www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com