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Auteur: Antonio Bruno
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Sujet: [NuovoLab] tav e gronda arriva il Piano Urbanistico che fa male alla città
Genova Cemento e grandi opere invece che difesa del territorio

Giovedi primo dicembre 2011 va in aula a Palazzo Tursi per l’approvazione il Piano Urbanistico Comunale di Genova. E’ una proposta che cerca di compatibilizzare il ruolo di Genova dentro la globalizzazione neoliberale. Gli obiettivi fondamentali tentano di coniugare il sistema economico, che prevede produzione selvaggia nel sud del mondo e trasformazione dell’Europa in corridoi logistici e mercati e vivibilità e sicurezza idrogeologica.

Sono obiettivi inconciliabili: mentre il primo reclama Treni ad Alta Velocità ferroviaria (Tterzo Valico) e nuove autostrade (Gronda di Ponente), grandi centri commerciali ed espansione edilizia per favorire le rendite fondiarie, la città e il territorio avrebbero bisogno di decementificazione, rinaturalizzazione di versanti e alvei, aree pedonali e ciclabili, trasporto pubblico, socialità.

Come sempre (spesso) andiamo alla discussione in maniera non pregiudiziale e non ideologica. A livello programmatico emergono due visioni di evoluzione urbana palesemente contrapposte, da una parte la perpetuazione dello sviluppo inteso nella mera crescita economica ed infrastrutturale, dall’altra la presa di coscienza dell’urgenza della difesa del territorio e della qualità ambientale.

La contraddizione, insanabile, si riflette ad esempio nel dettaglio degli Obiettivi di Piano di Genova, quando si precisa che per Infrastrutture si intendono Grandi Opere come Terzo Valico, Gronda autostradale, piattaforma aeroportuale, potenziamento attività portuali, etc., con evidenti effetti sul regime delle acque e l’equilibrio idrogeologico del territorio, mentre si auspica una non meglio precisata “messa in sicurezza idrogeologica della città”. L’ambiguità si estende a cascata a tutte le parti del piano, quando anche un altro principio fondativo, quello del “costruire sul costruito”, cioè della rinuncia a edificare su aree non urbanizzate, cede a introdurre indici di molto aumentati rispetto al Piano precedente, e anche alcune indeterminatezze (quelle petrolchimiche di Multedo ad esempio), secondo le quali in alcune aree sensibili non si pongono limiti di indice, rimandando alla contrattazione con i “poteri forti”.

A fronte delle recenti, tragiche alluvioni sembrerebbe politica di buon senso, prima ancora che derivante da una scelta politica, proporre emendamenti per aumentare la quantità di territorio permeabile nel Comune di Genova, non autorizzando nuovi insediamenti e parcheggi in aree naturali e inondabili, evitando le tombinature che hanno rappresentato il cavallo di troia per una dissennata cementificazione in zone alluvionabili.

Vanno utilizzati al meglio gli spazi e, congiuntamente alla riconversione delle industrie petrolchimiche a rischio e l’allontanamento del porto petroli, va incentivata l’economia basata su: manutenzione del territorio; energie alternative: trasformazione dei rifiuti (escludendo il gassificatore); district park (in luogo di pile di container vuoti); distretti del riciclo.
Infine occorre un forte riconoscimento del valore ambientale e sociale dell’agricoltura in particolare quella contadina, locale e biologica. Per le sue elevate caratteristiche di sostenibilità ambientale, essa costituisce il più importante strumento di salvaguardia del territorio, efficace per la mitigazione dei cambiamenti climatici e la tutela del paesaggio, bene comune.

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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
00393666756779

liberazione, pagina 6

http://www.democraziakmzero.org/2011/11/30/il-piano-urbanistico-di-genova/